Dopo un breve excursus fatto nei giorni precedenti sulla simbologia e l’espressione artistica delle figure religiose nell’arte (vedi qui Natività tra il sacro e il profano), iniziamo a trattare le opere pittoriche legate al tema della Natività dei vari artisti.
Oggi parliamo della Natività di Carlo Maratta e di lui, un’artista rinascimentale che ebbe la sua massima gloria proprio grazie al dipinto della Natività.
Nel titolo viene citata “la curiosa contemporaneità della Natività di Maratta”. Perchè questo?
Guarda l’opera, qual è la tua prima impressione ? Si tratta di un’opera rinascimentale legata quindi al tempo di Botticelli, Leonardo da Vinci, Michelangelo o sembra più un’opera che si avvicina al nostro tempo, all’arte contemporanea?
Molti ancora oggi confondono quest’opera per quella di un artista contemporaneo proprio per la bellezza stilistica che superò già al tempo i canoni rinascimentali. Leggiamo l’opera più nel particolare.
La Natività di Carlo Maratta
La Natività di Carlo Maratta, detto anche Maratti, è un affresco che abbellisce le mura della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma.
L’affresco della Natività di Carlo Maratta era stato dipinto inizialmente per decorare l’oratorio della chiesa, successivamente al crollo del soffitto di tale vano, per tutelarlo, è stata estratto con un braccio meccanico e conservato negli uffici del Vicariato.
In questo affresco è rappresentata la scena più intima e dolce data dallo sguardo che sottolinea il riconoscimento affettivo tra la madre e il bambino.
La Natività di Carlo Maratta è alquanto atipica, non segue i canoni dell’arte rinascimentale. L’artista nonostante dipinse questa tela nel 1650 e quindi in epoca barocca, fonde le tecniche del barocco con quelle del neoclassicismo, arrivando a creare un’opera unica ed inconfondibile, un’opera che molti ancora oggi identificano come moderna.
La particolarità si trova nella rappresentazione della scena intima tra la madre e il bambino. Viene rappresentata la maternità non sacrale ma umana, che risplende nella luce divina che li completa, valorizzata ancor di più dalla presenza di cinque angioletti che ammirano il miracolo divino e sono in adorazione del Salvatore.
Le pennellate sinuose dell’incarnato, la delicatezza dei colori, la rappresentazione atipica del bambino rappresentato dalla nuca, quasi dal nasconderlo ad occhi indegni, il forte chiaro-scuro tra la scena principale e il fondo, gli angeli in penombra, sono dei particolari molto ricercati e curati dall’artista, rappresentazioni stilistiche che superano la concezione barocca.
Il gioco della luce è fondamentale per descrivere e sottolineare la scena principale che è al di sopra di tutto il resto. Nella scena traspare il silenzio, c’è concentrazione sulla delicata emozione del momento.
Molto caratteristici sono gli angioletti che fanno capolino, curiosi e gioiosi dell’evento si poggiano teneramente vicino la Madonna, quasi timidamente inteneriti del lieve evento. Inoltre sono anche ben visibili, si contraddistinguono dal fondo nero perchè illuminati dalla luce divina che sprigiona Gesù Bambino.
Nella rappresentazione pittorica della Natività di Carlo Maratta distintiva è la delicatezza “dipinta”, che si nota nel gesto di Maria nell’accudire teneramente suo figlio.
Carlo Maratta chi è?
Carlo Maratta detto anche Maratti (1625-1713) è un artista rinascimentale, pittore e restauratore italiano.
Il Maratta si trovò ai suoi tempi in una situazione artistica in bilico tra barocco (il suo tempo) e classicismo naturalistico di Annibale Carracci. Ma Carlo Maratta considerato nella seconda parte della sua carriera lavorativa una presenza importante nel panorama storico ed artistico, riuscì a fondere entrambe gli stili e addirittura a superarli.
La sua formazione avvenne nella bottega del Sacchi a Roma, dove ci rimase per ben 11 anni, e studiò prevalentemente le opere di Raffaello. Ecco perchè nella sue pennellate si nota l’andamento raffaellesco.
Tra le prime opere del Maratta si possono citare un affresco nel battistero lateranense a Roma, e una pala d’altare dipinta per Taddeo Barberini, entrambi con richiami al Sacchi, e una pala a Camerano, con richiami a Tiziano.
Successivamente Carlo Maratta volle una sua indipendenza stilistica, si allontanò da Roma e dal Sacchi e a soli 25 anni, nel 1650 dipinse l’opera che lo rese realmente famoso, si tratta proprio della Natività di Carlo Maratta.
L’affresco segnò l’inizio della sua maturità artistica, Maratta dimostrò di saper fondere vari stili pittorici ed a creare una sua identità pittorica.
Dopo quest’opera il Maratta divenne punto di riferimento per il contrasto tra il barocco e il classicismo che lui dimostrò di saper fondere nelle sue opere e di superarlo.
La sua fama accrebbe ancor di più dopo le opere commissionategli da Papa Alessandro VII per la Cappella Chigi del Duomo di Siena e anche perchè divenne principe degli accademici di San Luca e come direttore dell’Accademia propose lo studio del disegno e dell’antichità.
Importante è l’Apparizione della Vergine, omaggio a Tiziano ma in chiave barocca, e le decorazioni affrescate ad Urbino della cupola del Duomo con riferimento alla Caduta di Lucifero, decorazioni molto interessanti ed innovative nel campo della rappresentazione pittorica barocca.
Fu anche restauratore di opere pittoriche: da ricordare sono gli interventi fatti sugli affreschi di Raffaello della Villa Farnesina, delle Stanze Vaticane, e della Galleria di Annibale Carracci a Palazzo Farnese.
L’opera che ha, però, segnato la sua carriera artistica è stata proprio la Natività di Carlo Maratta, un affresco che ancora oggi viene riconosciuto come opera del tempo moderno. Con la Natività di Carlo Maratta la pittura del tempo iniziò ad incamminarsi verso nuove strade.