E’ la volta di Giorgio Armani a Milano che, per la settimana della moda, porta in passerella il suo stile di sempre ma ogni volta caratterizzato da quel qualcosa in più, specchio dei tempi e di una ricerca, in senso evolutivo, che continua ad ispirare lo stilista, lui che in ogni parte del mondo viene semplicemente chiamato RE Giorgio, vanto eccelso della moda italiana.
Da sempre abituati a proporre idee volte spesso a rompere gli schemi, in questo delicato momento tutti gli stilisti si trovano a dover in qualche modo subire una limitazione alla loro espressività artistica, riuscendo devo dire a far nascere momenti di grande spettacolo.
Anche alla corte di Giorgio Armani hanno agevolmente dimostrato di saper fronteggiare l’imprevisto, perché la classe e la decennale esperienza nel settore valgono in questi casi come solido appiglio e sono riusciti a mettere in scena uno spettacolo sublime, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, arginando le necessarie imposizioni di distanziamento e mettendo addirittura in prima fila un’insolito spettatore.
Uri, fiero e maestoso gorilla di colore verde brillante, unico elemento di tonalità, nel nero predominante l’intera scenografia.
Si è aperta così la sfilata di Giorgio Armani, con il gorilla Uri che posto al centro della scena, è stato spettatore unico dello spettacolo andato in scena.
A casa Armani hanno scelto il nome Uri per il primate spettatore, attingendo dalla nomenclatura biblica, il cui significato è traducibile con il termine focoso e senz’altro la sua presenza in passerella ha un senso ampiamente e volutamente simbolico.
Giorgio Armani ha scelto un esemplare di gorilla, riprodotto fedelmente a grandezza naturale, per ricordare l’importanza imprescindibile di mettere al centro di tutto, il pianeta Terra e con esso la salvaguardia dell’ambiente.
Il gorilla di casa Armani che ha presenziato alla sfilata della maison, è una realizzazione artistica del designer Marcantonio Raimondi Malerba ed è una copia precedentemente utilizzata su un set cinematografico che lo stilista ha deciso di tenere proprio nella sua abitazione.
Giorgio Armani spiega così i motivi della sua scelta:
È un elemento eccentrico, di forte contrasto con l’ambiente domestico che lo ospita. Riflette il mio grande amore per gli animali e la natura e contribuisce a creare, con leggerezza, una sorta di oasi nella mia casa di Milano. Ho pensato di metterlo al centro della scena perché mi sembra fondamentale, oggi più che mai, ricordare in ogni occasione quanto sia importante la salvaguardia del mondo naturale. Il mio impegno su questo fronte è grande.
E nel momento finale della sfilata, quando mesi di impegno e fatica sono armai nati, percorrendo quei pochi metri di passerella, Re Giorgio Armani sbuca dalle quinte, nel suo look total black e familiarmente si appoggia alla spalla di Uri, perché in fondo il senso della natura deve rimanere un ideale fondamentale a cui ispirarsi e sorreggersi, sempre anche se sei un RE.
Armani sfila a Milano con uno spettatore
Durante tutta la sfilata, il verdissimo primate Uri è rimasto fiero ma impassibile al centro della scena, testimone mite dell’espressività artistica della maison Armani, andata in scena sulla liscia pavimentazione total noire del Teatro Armani, sul fondo del quale svettavano uniche e bianchissime, le lettere G e A, iniziali dello stilista.
E dalla sua posizione privilegiata, Uri ha potuto vedere l‘intera collezione autunno-inverno 2021/2022, sia donna che uomo e assaporarne da vicino le novità che hanno dato risalto e carattere ad una moda maschile che vuole imprimere in chi la indossa, un impronta di naturale eleganza, portata con consapevolezza e disinvoltura.
Ispirata al film American Gigolo, in cui l’intramontabile Richard Gere dimostra la sua concreta sicurezza anche nella scelta dei capi da indossare.
In questa ricerca di modernità attinta dal passato, spunta quella che potrà a ragione fregiarsi di essere la vera nota acuta della sfilata, la camicia di velluto che all’occorrenza diventa giacca e da sola basta a sostenere con leggerezza l’ingresso ad una serata elegante alla quale avevamo dimenticato di dover presenziare.
L’Armani di sempre dunque con il suo sguardo fermo, rivolto all’innovazione ma avvolto nei toni caldi del velluto tra sfumature cangianti che rassicurano e visti i tempi, benvenga.