Il prezioso Mosaico appartenuto alla pavimentazione di una delle tre navi di Caligola, notoriamente conosciute come le navi di Nemi, è tornato finalmente nell’area geografica del luogo del ritrovamento: il Lago di Nemi.
Vicenda complicata, a tratti inverosimile quella del Mosaico in questione, sparito appena prima di un doloroso e ormai accertato doloso incendio, avvenuto in data 03 giugno 1944 a danni dell’allora Museo delle navi di Caligola nel territorio del comune di Nemi.
Andarono perduti i preziosi resti delle tre navi romane appartenenti all’imperatore Caligola e che avevano la funzione di essere parti integranti di importanti funzioni religiose all’epoca dell’imperatore citato.
Evento che nel tempo è rimasto, per i locali come per tutta la comunità mondiale, drammatico per la perdita del materiale archeologico presente di inestimabile valore.
Il periodo storico in cui avvenne l’incendio nel quale andarono perduti gli importanti reperti, avvenne dunque nel momento storico tra i più delicati che l’Italia si sia mai trovata a d affrontare.
Era appena l’inizio del dopoguerra che ormai sappiamo fu lento e difficile, ed è proprio in questo clima che forse per sentimento di rivalsa, per l’incendio furono additate le autorità tedesche fino a pochi giorni prima presenti, in modo totale sul territorio.
Appunto, la storia della vicenda per anni è stata in equilibrio forzato tra una manciata di ore, dal momento cioè in cui le truppe tedesche lasciarono l’area del Lago di Nemi, l’incendio ed in mezzo la sparizione del Mosaico.
Eh si perché in mezzo ai due eventi principale bisogna incastonare un evento ancor più importante, il furono del mosaico delle dimensioni importanti, esattamente un metro e mezzo per lato, riconducibile al ponte di comando di una delle tre navi dell’imperatore Caligola.
Che si sia trattato di un furto su commissione ancora non è stato forse appurato, sta di fatto che non se ne fa ancora chiaramente menzione in seno alla vicenda; resta però l’evento e cioè il furto avvenuto sicuramente dopo il 31 maggio, data del ritiro tra l’altro delle truppe tedesche e il 3 giugno, giorno dell’incendio.
In media res avrebbe forse detto l’Imperatore Caligola, citando Orazio e potendo farlo poiché posteriore al poeta romano, ma certamente il tempo ha dimostrato come le cose non siano proprio andate come si è creduto per molti anni.
Il Mosaico delle Navi di Nemi era in trasferta non autorizzata a New York
A scatenare lo squilibrio degli assetti è stata una laboriosa quanto certosina e infaticabile indagine del Nucleo Carabinieri per la Tutela dei beni Culturali.
Nel 2017, non per fortuna ma per meriti tale organismo, ha individuato ancora una volta, come è accaduto spesso negli ultimi anni, un reperto di grande valore storico, trafugato ed esportato all’estero, in questo caso giunto chissà come nella dimora di un collezionista, almeno così appellato dalle cronache ma che secondo me andrebbe lessicalmente ridefinito.
L’individuazione del reperto trafugato, come nel caso del Mosaico della nave di Caligola non è l’ultimo atto della vicenda come sarebbe comprensibile pensare ma è solo l’inizio perché dal ritrovamento scendono in campo apparati diplomatici e organi competenti, con l’obbligo di tutte le parti in causa di addivenire ad una soluzione pacifica e visto l’argomento, il meno compromettente possibile per tutti.
Va detto però che da che mondo è mondo, in nessuna epoca è mai stato facile uscire dal territorio di uno stato con un Mosaico di quasi tre metri quadrati sottobraccio.
Quindi va bene il rimpallo delle colpe che nel caso del Mosaico della nave di Caligola, ha il suo peso poiché distribuite tra Nazisti e Partigiani una volta gli uni e a seguire gli altri; tolto inoltre che storicamente non può essere incolpato il solito Napoleone, le carte in tavola rimangono ben poche.
Si propende ormai per manigoldi del luogo i cui discendenti forse, neanche troppo lontani, accorreranno tra i primi a festeggiar il ritorno a casa del Mosaico delle navi di Nemi.
Storie singolari e beffarde ma che si fanno perdonare dal lieto fine.