Il Van Gogh Museum il 5 giugno ha finalmente riaperto le sue porte al pubblico. In occasione della riapertura il poeta Gershwin Bonevacia ha reso omaggio all’arte e alla cultura con la poesia What We Need.
Van Gogh Museum, riapertura con Here to Stay
Per questa attesissima apertura, il Van Gogh Museum ha allestito la mostra Here to Stay – una rassegna temporanea da visitare fino al 12 settembre 2021. Il percorso espositivo prevede la presenza di grandi nomi della scena culturale: da Edvard Munch a Henri de Toulouse-Lautrec. Passando per Claude Monet e Edgar Degas. Ma facendo la conoscenza anche di artisti meno conosciuti come Henri Guérard e Adolphe Appian.
Gershwin Bonevacia, What We Need
La poesia – What We Need – recitata da Gershwin Bonevacia in occasione della riapertura del Van Gogh Museum è un vero e proprio omaggio alla cultura. All’arte. Alla bellezza. Alla possibilità di condividere tutto questo, insieme.
This recovery calls on a museum
that is slowly opening its doors again
to make room for beauty.
Gershwin Bonevacia si chiede… di che cosa abbiamo bisogno? Si appella al museo perché possa finalmente riaprire i battenti dopo un luogo periodo di chiusura. Museo che finalmente apre le sue porte alla bellezza.
A cultural experience,
that finally after 171 days can set the boundaries
of our imagination in motion.
Un’esperienza culturale che, finalmente dopo 171 giorni, può mettere in moto i confini del nostro immaginario. Gershwin Bonevacia in What We Need fa appello alla cultura che è il fondamento più importante. Rende omaggio ad Amsterdam che ha combattuto creatività e ispirazione.
Il poeta conclude con delle parole forti, parole di speranza e consapevolezza. L’arte è una religione, qualcosa a cui aggrapparsi se si è bloccati. Ed è proprio in questo momento che gli artisti ci offrono una prospettiva, una visione del futuro.
Art is a religion in our town
something to hold on to if you have got stuck,
or don’t dare rise anymore.
At this time artists,
creatives and conservators
offer us perspective, a view of the future.
Van Gogh Museum, la storia
Il Van Gogh Museum si trova ad Amsterdam e possiede la più grande collezione di opere di Vincent Van Gogh. L’edificio è stato aperto al pubblico nel 1973, ma su progetto di Gerrit Rietveld i lavori di costruzione sono iniziati già dopo 10 anni.
Ha partecipato anche l’ingegnere William Van Gogh (nipote del maestro). Alla fine degli anni ’90 il museo è stato ulteriormente ampliato su progetto dell’architetto giapponese Kisho Kurokawa, grazie alla donazione di un’azienda giapponese.
Il complesso museale è attivamente impegnato nella conservazione, restauro e acquisizione delle opere dell’artista. La collezione (tra cui 250 quadri, 500 disegni e acquarelli, tra cui 4 delle 13 tele di grandi dimensioni) comprende opere che documentano le varie fasi della vita e della carriera artistica di Van Gogh – dalle prime composizione realiste, a Nuenen, alle opere del soggiorno parigino, fino ad Auvers-sur-Oise, dove morì nell’estate 1890.
Tra le opere presenti: I mangiatori di patate, La camera di Vincent ad Arles e una delle varie realizzazioni de I Girasoli. L’archivio – non accessibile al pubblico salvo durante le mostre temporanee – raccoglie le numerose lettere autografe (inframmezzate da schizzi e bozzetti che stava disegnando), compresa la corrispondenza con il fratello Theo e il suo amico Gauguin.
Il complesso museale del Van Gogh Museum si compone di tre piani dove sono rispettivamente custoditi i dipinti della collezione privata di Theo Van Gogh, che permette di ricostruire la pittura del XIX secolo che ha ispirato l’artista.
Il secondo piano vede non solo opere di Van Gogh – come le tele ispirate al Giappone – ma anche le tele di alcuni suoi contemporanei come Gauguin, Tolouse-Lautrec, Monet, Picasso, Signac. All’ultimo piano, invece sono esposte le lettere autografe dell’artista, troppo delicate e sensibili alla luce per essere esibite in modo permanente.