Il Nabucco non poteva mancare in questo 98° Opera Festival che si sta svolgendo a ritmo serrato ed a suon di sold out nell’anfiteatro scaligero.
Torna a fiorire l’Arena di Verona attraverso le rappresentazioni che negli anni hanno trovato sempre ospitalità tra le sue possenti vestigia.
Era lo svolgimento che tutti speravano di vedere fin dalle anticipazioni che con orgoglio la Fondazione Arena di Verona ha presentato per quest’anno che in toto rappresenta la rinascita, della cultura, degli spettacoli e con essi dell’Arena stessa.
Dopo una emozionante e trepidante doppia inaugurazione affidata al Maestro Riccardo Muti, il 98° Opera Festival sta letteralmente incendiando quest’estate 2021, piacevolmente costringendo l’organizzazione ad un incremento di serate per accontentare l’affetto smisurato del pubblico che scalpitante ma composto ha richiesto a gran voce più date per alcuni eventi in cartellone andati quasi immediatamente sold out come nel caso del Gala Bolle and Friends.
L’orgoglio areniamo e di tutte le sue maestranze si è tradotto, in questo momento unico di ripresa artistica, in voglia esserci e soprattutto in voglia di fare qualcosa di nuovo che potesse stupire il pubblico.
E’ nato così l’allestimento del Nabucco che ha debuttato in Arena lo scorso 3 luglio le cui rappresentazioni si stanno susseguendo in questi giorni e le cui ulteriori date possono essere consultate direttamente sulla pagina della Fondazione Arena di Verona.
Uno dei più grandi capolavori di Giuseppe Verdi dunque affidato al maestro Daniel Oren, a sua volta supportato da un cast di livello internazionale che racconterà la storia di un grande popolo questa volta calato, nella rappresentazione scenica pensata per l’Arena di Verona, nell’atmosfera dei primi del ‘900.
Un allestimento questo reso possibile grazie alla fattiva collaborazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah con il patrocinio del Ministero della Cultura.
A portare sul palcoscenico la versione totalmente rinnovata del Nabucco, opera corale letteralmente tra le più amate di tutti i tempi, un bouquet di artisti internazionali e giovani talenti.
Fra tutti il baritono Amartuvshin Enkhbat, Anna Pirozzi, Rafał Siwek, Teresa Iervolino, Samuele Simoncini, Carlo Bosi, Romano Dal Zovo, Elisabetta Zizzo.
Nabucco dei record: è la terza opera più rappresentata in Arena
Il Nabucco è senz’altro l’opera che di fatto ha contribuito a consacrare in via definitiva la grandezza di Verdi.
Fu scritta in un momento di grave lutto per il maestro di Busseto a cui seguì una profonda crisi personale ed artistica che lo colse appena trentenne.
Fu solo grazie alla caparbietà ed insistenza dell’impresario scaligero dell’epoca che spronò Giuseppe Verdi a scrivere sui versi del librettista Solera.
Nacque così il Nabucco che ebbe un successo clamoroso fin dalla sua prima rappresentazione che avvenne alla Scala di Milano esattamente il 7 marzo 1842, rappresentando per il geniale compositore Giuseppe Versi una vera rinascita anche personale e non solo artistica.
Ironia del destino, l’opera che era stato quesi costretto a realizzare, vide nel ruolo di Abigaille, proprio il soprano italiano Giuseppina Strepponi che divenne a breve la seconda moglie del compositore di Busseto.
Un forte richiamo in questo caso al significato simbolico di rinascita. Il Nabucco in qualche modo lo fu per Verdi e questa nuova produzione interamente areniamo ci si augura che lo sarà per l’anfiteatro scaligero, le sue maestranze, gli artisti che da sempre vi si alternano, la sua fondazione, la città di Verona e il pubblico tutto che ha sempre dimostrato di esserci in termini di partecipazione anche in spazi e capienze sensibilmente ridotti.
Quello del Nabucco è un dramma è biblico con riferimenti anche diretti all’Antico Testamento.
Racconta la distruzione del tempio di Gerusalemme e la conseguente deportazione della popolazione ebraica a Babilonia da parte di Nabucodonosor.
Questi i riferimenti storici ai quali nel dramma lirico si intrecciano la vicissitudini delle figlie di Nabucco: Fenena con il suo status di figlia legittima e Abigaille, che contende alla sorellastra sia il trono babilonese che sia l’amore d’Ismaele, quest’ultimo appartenente alla stirpe nemica.
Quella di sabato 3 luglio è stata la prima di otto recite.
Protagonista è il baritono di origini mongole Amartuvshin Enkhbat, voce verdiana molto apprezzata in tutto il mondo, insieme all’altra beniamina areniana Anna Pirozzi, soprano di eccellenti e confermate qualità nei panni di Abigaille mentre il basso polacco Rafał Siwek veste agevolmente i panni del Profeta Zaccaria, accanto alla Fenena affidata alla giovane Teresa Iervolino e all’Ismaele di Samuele Simoncini, quindi il fido assiro Abdallo interpretato da Carlo Bosi, il Gran Sacerdote di Belo affidato a Romano Dal Zovo e la giovane Anna di Elisabetta Zizzo.