De Andrè legge Dante: musica e poesia. Si è svolto ieri sera alle 21:30 a Palazzo Chigi di Ariccia quest’evento a cura dell’Associazione culturale la Terzina, che ti ho già segnalato a questo link.
Una lectio magistralis dove il professor Rino Caputo, professore ordinario della cattedra di Lettere a Tor Vergata, ha lasciato ampio spazio ai musici, Mario Alberti e Franco Menichelli, che hanno immediatamente ricreato all’interno del Piano nobile di Palazzo Chigi, un’atmosfera magica che ha evocato la cultura di corte.
L’evoluzione spirituale di Alessandro Chigi, raffigurato alle spalle di Mario Alberti e e un sapiente gioco di luci e ombre hanno creato un tableau vivant, in cui le note e i versi di De Andrè facevano da padrone.
Il sommo poeta e il nostro indimenticabile Fabrizio De Andrè, poeta ancor prima che musicista, sono legati dal plurilinguismo, come ha sottolineato il Professor Caputo. Dante nella Commedia e in particolar modo nell’Inferno ha dato il massimo esempio di recupero del volgare, mentre De Andrè ha mostrato interesse per il dialetto genovese e il dialetto sardo, in un’Italia che in nome dell’omologazione dei consumi stava sempre di più eliminando quei dialetti aventi la pari dignità di una lingua.
De Andrè legge Dante: musica e poesia. I canoni dell’amor cortese e i trovatori
Nella prima parte della serata è stato dato ampio spazio a quelle canzoni di Fabrizio De Andrè che più di altre evocavano la lirica amorosa e il mondo dei trovatori.
Tra i brani in scaletta: Fila la lana, Carlo Martello, La ballata dell’amore cieco, Jordi e S’io fossi foco (quest’ultima ispirata a Cecco Angiolieri).
Fila la lana, scritta nella forma della ballata è la storia di una giovane donna che aspetta il suo amore che torna dalla guerra, mentre svolge quella che era una classica e interminabile mansione femminile, ossia quella di filare la lana. Carlo Martello scritta da De Andrè insieme all’amico Paolo Villaggio, rappresenta con grande ironia un sovrano che tornato dalla guerra, paga una prostituta per il soddisfacimento delle bramosie della carne.
La canzone fu censurata, non tanto per l’atto del sovrano, ma per l’uso della parola “Puttana”.
De Andrè legge Dante: qualche curiosità su Carlo Martello
Il brano fu arrangiato da Giampiero Boneschi. Il brano si ispira a un genere molto diffuso tra i trovatori francesi, “La pastorella”. Questo genere che privilegiava un’ambientazione bucolica, narrava gli amori e le bramosie tra i sovrani e le contadine. Alla musica aulica, fa da contraltare un linguaggio anch’esso aulico, ma attraversato da sarcasmo e ironia.
Quando la contadina pretende il pagamento della prestazione, Carlo Martello scappa e impreca:
“È mai possibile, o porco di un cane,
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane?
Anche sul prezzo v’è poi da ridire:
ben mi ricordo che pria di partire
v’eran tariffe inferiori alle tremila lire!»
Questa la testimonianza di Paolo Villaggio sul “parto” di Carlo Martello. L’amicizia tra i due artisti aveva alla base un’immensa cultura storica e letteraria e tanta ironia. Da tutto ciò non poteva non nascere questo grazioso e divertente capolavoro che fu pubblicato per la prima volta come 45 giri dalla Karim nel 1963.
De Andrè legge Dante: musica e poesia. Alla scoperta dei Cantastorie, i primi “reporter”
La serata prosegue intervallata da un intervento del professor Caputo. Successivamente Mario Alberti sottolinea l’importante funzione dei Cantastorie, ossia quella di riportare anche i fatti di cronaca. In questa parte si può affermare che De Andrè legge Dante nel senso che sfrutta la sua grande preparazione storica e letteraria per fare una sorta di “Viaggio negli inferi”, stimolare la passione civile in chi lo segue, dar voce agli emarginati.
Ed ecco che in questa seconda parte cresce ancora di più l’emozione con brani come Il giudice, La canzone di Marinella, Bocca di Rosa, Fiume Sand Creek, Il suonatore Jones, Hotel Supramonte.
Come in un quadro di Caravaggio ecco prendere posto le prostitute uccise, quelle che trovano spazio accanto all’amor sacro, il giudice nano, la tragedia degli indiani d’America, il tragico ricordo del sequestro in Sardegna vissuto con la sua donna Dory Ghezzi e infine Il suonatore Jones, il testamento spirituale e la vocazione di Fabrizio che amava profondamente L’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master
Sul finale viene coinvolto il pubblico con Il pescatore. La serata è stata un vero successo. Segui parte della nostra diretta sulla nostra pagina Facebook