Caro iCrewer, ci avviciniamo sempre di più al giorno di Natale e aumentano le occasioni per divertirsi con i giochi da tavolo. Vi suggerisco di provare anche il Go, un gioco strategico molto diffuso in Giappone.
Vediamo insieme la storia e le regole di questo gioco.
Go: origine del gioco da tavolo
Il gioco è nato in Cina, diventando popolare tra la nobiltà e i letterati come gioco di strategia e raffinata metafora dell’equilibrio delle forze naturali. Il nome originario e diffuso in Cina è wei -ch’i, Go è il termine giapponese.
Alcune leggende fanno risalire il gioco al leggendario imperatore cinese Yao (2337–2258 a.C.), che lo fece inventare dal suo consigliere Shun con lo scopo di insegnare a suo figlio Danzhu la disciplina, la concentrazione e l’equilibrio.
Altre teorie vogliono il go derivato dall’abitudine dei signori della guerra e generali tribali cinesi di usare pezzi in pietra per pianificare gli attacchi; è anche possibile che il materiale del gioco del go fosse inizialmente utilizzato per predire il futuro.
Si diffuse poi in Corea e in Giappone, prima come gioco elitario, e poi sempre più alla portata delle masse. È proprio grazie ai rapporti commerciali tra Occidente e Giappone che, nell’Ottocento, il Go arriva anche in Europa.
I Samurai usavano questo gioco come metodo di apprendimento della strategia militare. In seguito, cominciano ad apparire le prime leghe di Go professionali: giocatori che hanno passato la vita a studiare il Go competono per vincerne i vari titoli, in gare che si svolgono nei castelli o nei templi. Oggi, tuttavia, il gioco del Go in Giappone non è più popolare come un tempo. I giovani giapponesi infatti, più attratti dalla cultura occidentale, ora preferiscono giocare a scacchi. Ma questo gioco, antico di 2500 anni, fa tuttora parlare di sé.
Le regole
Il go si gioca su una scacchiera con delle pedine bianche e nere. Queste caratteristiche rimandano al gioco degli scacchi. Ma vediamo meglio le regole di gioco.
Il Go è un gioco per due giocatori, bianco e nero, caratterizzato da regole molto semplici che danno origine ad una strategia sorprendentemente complessa.
La tavola da gioco (detta goban) è un reticolo di 19 righe orizzontali e 19 righe verticali, che si intersecano in 361 incroci.
Immaginiamo la tavola come una rappresentazione del mondo circondato dall’oceano: come il mondo all’inizio dei tempi, la partita comincia col goban vuoto. I due giocatori depongono a turno le loro pedine (dette pietre) su un qualsiasi incrocio libero del reticolo, dando il via alla corsa alla colonizzazione del mondo: le pietre sono i posti di frontiera e non possono più essere mosse una volta collocate.
Le pietre di uno stesso giocatore collaborano a formare i confini dei territori (gli stati, le nazioni) in cui alla fine sarà diviso il goban.
Nonostante la staticità delle pietre, il Go è un gioco molto dinamico e le fasi della partita rispecchiano l’andamento di un combattimento a larga scala: si parte con il consolidamento delle basi per poi espandersi, ci sono battaglie, accerchiamenti e catture, scambi di territorio, invasioni e ritirate, astuzie tattiche e decisioni strategiche, fino al consolidamento finale dei territori.
La maggior parte delle regole non permette a un giocatore di giocare una pietra in modo che uno dei suoi gruppi rimanga senza libertà, una sorta di “suicidio”, con un’unica eccezione: se la nuova pietra cattura una o più pietre avversarie, queste sono rimosse per prime, lasciando la pietra appena giocata con almeno una libertà. Si dice che questa regola “proibisca il suicidio”.
Il vincitore non è chi ha annientato l’avversario, come invece accade in altri giochi. Semplicemente, vince chi è riuscito a formare territori più ampi.