Dal 16 maggio al 15 giugno, la Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia ospiterà una collettiva di ricerca dal titolo Una forza che crea uno sguardo, uno sguardo che crea una forza. La visione dell’Artista nella pittura italiana del Novecento, una raccolta di opere di grandi nomi del Novecento figurativo italiano tra cui Renato Birolli, Antonio Bueno, Carlo Carrà, Bruno Cassinari, Giovanni Frangi, Renato Guttuso, Antonio Ligabue, Alberto Manfredi, Zoran Music, Fausto Pirandello, Aligi Sassu, Mario Schifano,Tino Stefanoni e Orfeo Tamburi.
La visione dell’Artista nella pittura italiana, una mostra per comprenderla
Questa mostra non ha il solo fine di esporre opere ma anche di far comprendere allo spettatore ciò che vede l’artista, un viaggio attraverso i suoi occhi alla ricerca di risposte alle domande che sorgono spontanee alla visione di questi dipinti.
Negli occhi dipinti dei ritratti possiamo trovare anche lo sguardo dell’artista? E negli autoritratti, quanto c’è dell’anima del pittore? E nei Paesaggi? Vediamo la realtà attraverso i nostri occhi o attraverso quelli dell’autore? Questa mostra cerca di rintracciare il mondo interiore di alcuni celebri pittori attraverso il loro sguardo.
Stanislao de’ Bonis e Margherita Fontanesi
Nel vedere di un artista non sono coinvolti solo i suoi occhi, ma anche la sua sensibilità, il suo contesto socio-culturale, l’epoca storica in cui vive e il suo percorso personale. Tutti elementi che concorrono a creare quello che si definisce lo sguardo interiore: il motore che dà vita alle opere d’arte. Cosa ci vuole dire l’artista attraverso ciò che vede? Come cerca di entrare in connessione con noi? Come inizia il nostro dialogo con lui? Dalle pareti della galleria lo spettatore sarà osservato da ritratti e autoritratti, ma si troverà di fronte anche a paesaggi e a nature morte che lo inviteranno a guardare il mondo con gli occhi dell’artista.
Spesso gli artisti dipingono occhi vuoti, appena accennati o addirittura chiusi. Lungi dall’essere un elemento di incomunicabilità, questi sguardi assenti ci dicono tantissimo di chi li ha dipinti. Talvolta sondano profondità dell’anima che uno sguardo diretto e limpido non avrebbe saputo raggiungere. Quando poi i nostri occhi incrociano uno sguardo dipinto scatta sempre qualcosa: si apre un canale di comunicazione e di introspezione e finiamo per capire qualcosa di noi, come se ci guardassimo allo specchio.