Dopo un lungo restauro, “Prato 88” di Mauro Staccioli, la celebre “Mezzaluna” simbolo della città toscana, è tornata al suo posto davanti al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. L’opera, alta e slanciata, è stata ricollocata nella piazza antistante il museo, restituendo alla città uno dei suoi punti di riferimento visivi e identitari più amati.
Un simbolo urbano che dialoga con il paesaggio
Realizzata nel 1988, la scultura monumentale di Staccioli è concepita come un grande arco che si innalza dall’orizzonte fino al cielo, tagliando lo spazio con una linea netta e poetica. Per l’artista, come lui stesso spiegava, “la scultura diventa segno, elemento di un rapporto di dialogo, di risposta, di attività riflessiva rispetto alle forme e all’attività del luogo”.
Il ritorno della “Mezzaluna” davanti al Centro Pecci non è solo un evento artistico, ma anche un gesto di restituzione alla comunità. La sua posizione, visibile a chi entra o lascia Prato, riprende la funzione originaria di “saluto” urbano, confermando il legame profondo tra arte e territorio.
Una giornata di festa per la città
Alla cerimonia di ricollocazione erano presenti numerose autorità e figure del mondo dell’arte: il commissario Claudio Sammartino, il presidente dell’Associazione Centro Pecci Attilio Maltinti, il presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana Lorenzo Bini Smaghi, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Diana Toccafondi, e Giulia Staccioli, figlia dell’artista e presidente dell’Archivio Staccioli.
Il Comune di Prato, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e ai soci fondatori del Centro Pecci, ha reso possibile il complesso intervento di restauro e riposizionamento. L’opera torna così a occupare il suo spazio naturale, completando l’identità visiva del museo e dell’area circostante.
“Ri-pensare la scultura di Mauro Staccioli”: una mostra gratuita fino a gennaio

Per celebrare il ritorno di “Prato 88”, il Centro Pecci ha inaugurato la mostra “Ri-pensare la scultura di Mauro Staccioli”, aperta gratuitamente al pubblico fino al 6 gennaio 2026. L’esposizione offre bozzetti, disegni e materiali originali che documentano la progettazione dell’opera, insieme a un percorso che ripercorre i momenti chiave della carriera dell’artista.
Il visitatore può scoprire come l’esperienza di Prato 88 si inserisca in un contesto più ampio che comprende le installazioni di Staccioli realizzate per Documenta a Kassel e per il Parco Olimpico di Seul nello stesso anno. Il percorso espositivo include anche opere successive, per evidenziare l’evoluzione del suo pensiero plastico e la continuità di una ricerca che ha sempre cercato l’equilibrio tra forma, spazio e luogo.
Mauro Staccioli, l’artista che ha ridisegnato il paesaggio
Nato a Volterra nel 1937 e scomparso nel 2018, Mauro Staccioli è stato uno degli scultori italiani più significativi del secondo Novecento. Le sue opere, realizzate in acciaio corten e cemento, si riconoscono per la loro geometria essenziale e per la capacità di trasformare il paesaggio in esperienza sensibile.
Dalle installazioni pubbliche in Italia e all’estero, fino ai lavori per università, città e spazi naturali, Staccioli ha sempre considerato la scultura come strumento di dialogo tra arte e architettura, capace di interrogare chi la osserva e di restituire un senso di appartenenza ai luoghi.
Un nuovo capitolo per il Centro Pecci e per Prato

La ricollocazione di “Prato 88” rappresenta anche un passo importante per il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, che continua a consolidare il proprio ruolo come cuore culturale della Toscana contemporanea.
Con l’opera nuovamente visibile e la mostra dedicata all’artista, il museo rinnova il legame con la cittadinanza e riafferma la propria missione di valorizzare l’arte come esperienza collettiva, aperta e accessibile a tutti.
“Prato 88” torna così a dominare la piazza come un segno nel cielo, un ponte simbolico tra memoria e futuro, in cui la visione di Staccioli continua a vivere nel dialogo con la città e i suoi abitanti.
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