A Poggio a Caiano, nel cuore della Toscana, si è consumata ieri una pagina amara per la memoria culturale del paese: l’anniversario della morte di Ardengo Soffici è passato quasi inosservato. Il 19 agosto 1964 moriva infatti uno dei protagonisti della cultura italiana del Novecento, ma sessantuno anni dopo, il suo ricordo sembra essersi affievolito.
A denunciare questa dimenticanza è stato Mauro Moriconi, ex direttore del Museo Soffici e del ’900 Italiano, che ha affidato alle sue parole un rammarico sincero: «Oggi ricorre l’anniversario della scomparsa del Maestro Soffici, figura fondamentale per Poggio a Caiano e per la cultura italiana. Eppure, ancora una volta, sembra che tutto sia stato dimenticato».
Un ricordo ridotto al minimo
Quest’anno, il ricordo ufficiale si è limitato a un post stringato pubblicato alle 16 sulla pagina del museo: “Il 19 agosto 1964 moriva Ardengo Soffici, al quale è intitolato il nostro museo”. Nessuna cerimonia, nessun evento. Un contrasto netto con quanto accaduto lo scorso anno, quando Moriconi aveva organizzato una piccola celebrazione con la deposizione di una corona di fiori e l’esposizione dell’ultima lettera di Soffici all’editore Vallecchi.
«Un gesto semplice ma necessario», sottolinea l’ex direttore, che questa volta ha visto calare un silenzio istituzionale pesante.
La cura affidata ai privati

Se la memoria pubblica sembra vacillare, a tenere viva la presenza di Soffici sono i cittadini. La tomba del Maestro, condivisa con la moglie Maria, resta curata grazie all’impegno di Gabriella, una vicina di casa che lo aveva conosciuto da bambina, e di Claudio, che da anni si fanno carico della manutenzione del sepolcro.
Moriconi non nasconde l’amarezza: «Credo che Poggio a Caiano meriti maggiore rispetto per la sua storia e per i suoi protagonisti».
Un’eredità da difendere
Ardengo Soffici (1879-1964) fu pittore, scrittore, critico d’arte, intellettuale di rottura. Partecipò da protagonista alle avanguardie europee, contribuì a portare in Italia il dibattito sul cubismo e sul futurismo, e fu una voce centrale della rivista “La Voce”, accanto a Prezzolini e Papini. Nel corso della sua carriera intrecciò pittura e scrittura, lasciando un segno in entrambe.
Nonostante l’importanza, la sua figura rimane oggi marginale nel dibattito culturale italiano. A Poggio a Caiano, il museo che porta il suo nome custodisce dipinti, scritti, lettere, testimoniando la sua complessità e il suo ruolo nella storia del Novecento.
Quale futuro per il Museo Soffici?
In queste settimane, il museo si prepara a un cambio di direzione. Una nuova responsabile prenderà il posto di Moriconi, mentre l’amministrazione comunale sembra già orientata verso nuove scelte di gestione. In questo contesto, il rischio è che la memoria di Soffici venga ulteriormente ridimensionata.
Eppure la domanda resta aperta: come può un paese rinunciare a onorare degnamente uno dei suoi cittadini più illustri?
Ricordare Soffici non significa soltanto celebrare un artista del passato, ma riaffermare il legame con una tradizione culturale che ha reso Poggio a Caiano parte integrante della storia dell’arte italiana.