Arnold Böcklin è menzionato nella storiografia dell’arte fra i più celebri pittori simbolisti e il dipinto dell’isola dei morti è fuori di dubbio considerata la sua opera più famosa, considerata la sua opera di punta che a sua volta rappresenta a voce unanime l’emblema del simbolismo.
Il soggetto fu ritratto dall’autore in una successione di ben cinque riproduzioni, portate a compimento tra il 1880 ed il 1886 e attualmente conservate a Basilea, New York, Berlino e Lipsia e delle quali potrai coglierne tu stesso le sottili differenze.
Differiscono tra loro come misure e supporti sui quali Arnold Bõcklin le realizzò ma il soggetto di fondo rimase per tutte e cinque essenzialmente il medesimo.
La quarta realiazzazione in ordine cronologico andò distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Affascinante e misteriosa L’isola dei morti seppe suscitare notevole interesse tanto che successivamente alla loro realizzazione, registi, pittori, scrittori e musicisti e hanno tratto ispirazione per le loro opere.
Ne furono altresì totalmente affascinati anche personaggi di spicco quali Freud, Dalì, Gabriele D’Annunzio e Hitler che ne conservò una copia nel suo studio fino alla fine della guerra quando si narra che fu trafugato da un generale russo e portato a Mosca.
Si parlò anche di poteri misteriosi delle cinque opere gemelle le quali sembravano attrarre singolarmente ma tutte allo stesso modo in modo quasi riconducibile all’ipnosi.
Lo stesso Arnold Böcklin così si espresse:
Un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe fare paura
Poche semplici parole che fissano in modo duro e inamovibile l’essenza del pensiero del pittore svizzero.
Per comprendere l’opera di Arnold Böcklin è fondamentale letteralmente provare ad immergersi nel clima culturale dell’epoca e di ciò che significò in quel preciso momento in particolare momento, l’idea del simbolismo.
Una lineare e facilmente comprensibile definizione definizione si può tutt’ora reperire consultando il catalogo ufficiale della mostra il simbolismo in Italia, tenutasi nella città di Padova a cavallo tra il 2011 e il 2012 e nel quale si può leggere:
la forza del simbolismo è stata quella di rappresentare in pittura, penetrando anche nel territorio dell’inconscio, i grandi valori universali dell’umanità – il senso della vita e della morte, la fantasia, il sogno, il mito, l’enigma, il mistero – in un momento in cui l’avanzare del progresso scientifico e tecnologico appariva minacciarli
Se ne deduce quindi che il simbolismo in pittura racchiude in sé valori certamente universali che l’umanità ha come compagni nel percorso iniziato fin dalla notte dei tempi.
Valori questi che rappresentano la vita e la morte mediati ora dal mito, ora dal sogno, dal mistero e dalla fantasia.
Nel simbolismo dei pittori di fine ‘800 di cui Arnold Böcklin è uno dei massimi esponenti, si denota tutta la simbologia appena citata in netta preferenza nella realizzazione della loro arte e ciò avviene perché la maturità dei tempi ormai definibili moderni, con l’avanzare del progresso tecnologico, avevano in qualche modo appannato il ruolo dell’artista come fino a quel momento era stato vissuto.
Arnold Böcklin nella rappresentazione dell’Isola dei morti, attraverso l’uso di simbolismi narra i sentimenti di un’epoca
Nella prima versione del quadro di Arnold Böcklin, forse la più completa quanto ad elementi simbolici, l’acqua è perfettamente liscia tanto da sembrare un piano solido. Ma sulla sinistra di che guarda la scena è tenuta appena in movimento da un leggerissimo, appena accennato moto ondoso.
Tutto richiama alla quiete degli elementi, tanto che anche il riflesso dell’isola nell’acqua è quali annullato rispetto a quello che poteva essere.
Sembra quasi che l’acqua sia un elemento distaccato dalla stessa natura di cui fa parte, poiché avulso alle regole ancestrali che la governano.
Il cielo è più scuro che mai che schiarisce sempre sulla parte sinistra dove, come ricordato prima, anche l’acqua sussulta in modo più naturale rispetto alla scena.
Uno scenario all’apparenza notturno dunque quello dipinto in queste opere da Arnold Böcklin ma che nella figura bianca centrale, rappresentata sulla barca, concentra lo stravolgimento che inizialmente l’analisi degli elementi naturali vuole dare.
La figura sulla barca, vestita di bianco infatti proietta la propria ombra su quella che senza dubbio è una bara, significando che la sensazione di atmosfera notturna è solo un’illusione.
L’interpretazione di quest’ultimo elemento dunque ci dice con relativa certezza che un elemento luminoso proviene dalla direzione di chi sta dipingendo, più propriamente alla sua sinistra.
Alcune voce eminenti nel mondo dei critici d’arte, tendono a far risalire l’elemento luminoso citato, ad un probabile crepuscolo, mirabile elemento simbolico che indica nel momento di fine giornata, in quello che nella storia dell’uomo precede la morte.
In questa misteriosa e oscura trasposizione le rocce dell’isola sono rappresentate da Arnold Böcklin con un vivido color marrone e perfettamente illuminate rispetto ad altri elementi naturali, così come la piccola costruzione chiara ben visibile sulla sinistra del quadro, paragonabile, vista l’interezza della scena potrebbe essere individuata come una cappella funeraria
In questa prima rappresentazione dell’isola dei morti, l’approdo per arrivare alla terra ferma è senz’altro molto più stretto rispetto agli altri quattro quadri.
La forma invece dell’isola che ricorda quella di un anfiteatro è parimenti chiusa e poco illuminata tanto che l’occhio non riesce ad individuare dove in effetti possa andare ad attraccare la piccola imbarcazione ormai giunta è evidente, ormai alla fine del suo viaggio.
I cipressi, in numero sostanzioso, sono vestiti da un verde scurissimo e sono compattati al centro.
Un’isola da sempre misteriosa dai tratti onirici, ancora più misteriosamente rappresentata in cinque versioni che nello spazio di una tela riesce a definire il percorso di tutta l’umanità dalla nascita dell’uomo, attraverso il gioco dei chiaro scuri a rappresentare la vita e la morte sullo stesso piano, come stesso momento ma da angolazioni semplicemente diverse.