Benvenuto Cellini, forse non pensò ad un tale destino quando alla corte francese di Francesco I, realizzò per quest’ultimo una saliera d’oro che una volta ultimata prese posto, oltre che sulla tavola del sovrano anche nella storia dell’arte come magistrale realizzazione di arte orafa.
Definita nel tempo come la Gioconda nel campo dell’arte orafa, il prezioso manufatto, realizzato in ebano, oro e smalto, fu realizzato dal Cellini al tempo del suo soggiorno francese alla corte di re Francesco I tanto che la saliera viene compiutamente indicata con il nome completo di Saliera di Francesco I di Francia.
Sebbene quello francese sia da annoverare come il periodo più sereno e quindi artisticamente prolifico del tumultuoso scultore fiorentino, erroneamente lo studio preparatorio della saliera va collocato in questa realtà.
Il progetto era stato già realizzato dal Cellini su commissione del Cardinale Ippolito d’Este il quale palesò all’artista la volontà far realizzare una saliera che uscisse nettamente dagli schemi di allora previsti per una tale realizzazione.
Per la ricerca di un’iconografia appropriata, il Cardinale affianco all’artista due letterati di spicco: Luigi Alamanni e Gabriele Cesano.
Il temperamento di Benvenuto Cellini mal si adattò a questa imposta richiesta di collaborazione, tanto che in modo risoluto mise in pratica il progetto creando il modello in cera secondo i suoi dettami relegando il ruolo dei letterati ad un effimero dire e ponendo se stesso sul piano del fare come si addice di più agli artisti.
Superate queste piccole asperità, la Saliera trovò la sua forma definitiva, diventando sotto la maestria di Benvenuto, un pezzo di rara bellezza.
Passato come dono nelle mani degli Asburgo,come dono da parte di Carlo IX di Francia all‘arciduca Ferdinando II del Tirolo, come ringraziamento del suo intervento per le nozze con Elisabetta d’Austria, trovando in ultimo collocazione nel Kunsthistorischen Museum di Vienna.
Luogo che si è rivelato poco sicuro per un manufatto di così rara bellezza ed inestimabile valore sia artistico che economico.
Un misterioso furto ha volatilizzato la saliera di Benvenuto Cellini per tre anni
Robert Mang, un improvvisato ma non troppo Arsenio Lupin, mise infatti gli occhi sul capolavoro di oreficeria di Benvenuto e decise, non sappiamo se autonomamente o su commissione come invece spesso avviene quando si parla di opere o manufatti di valore artistico, di rubarlo.
Anche qui tra parafrasando la frase di Benvenuto Cellini per svincolarsi dalle indicazioni dei letterati impostigli dal Cardinale Ippolito d’Este ai tempi della realizzazione della Saliera, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
In effetti credo che l’ultimo pezzo della frase proprio non sia attribuibile allo scultore rinascimentale ma sta di fatto che fa capire quale sia la reale differenza tra pensare una cosa e farla.
Il ladro di opere d’arte non dovette certamente attraversare nessun mare per arrivare a compiere l’insano gesto ma certamente ebbe del suo nel pianificare il colpo.
In effetti voci dell’epoca riferirono in seguito che forse i sistemi di sicurezza non fossero proprio all’avanguardia.
Sta di fatto che un certo Robert Mang riuscì a violarli trafugando dalla sua teca la saliera di Benvenuto Cellini.
Era il 2003 e di Lei non si seppe più nulla, sebbene le forze messe in campo per la sua ricerca furono imponenti.
Dove fosse finita la saliera e perché fosse stata rubata rimase per molto tempo un mistero fino a quando non arrivò una richiesta di riscatto dell’ammontare di 10 milioni di euro.
Trattativa che non andò a buon fine ma che vide qualche tempo dopo l’arresto di un faccendiere il cui nome non fu rivelato subito per paura che ci fossero complici pronti ad agire impedendo il ritrovamento della preziosa saliera.
Un pizzico di fortuna fece si che le cose andassero per il verso giusto e grazie alla confessione del Mang la Saliera di Benvenuto Cellini fu ritrovata in una scatola, sepolta ai piedi di un albero in un fitto bosco a 90 km da Vienna fruttando al ladro reo confesso 4 anni di patrie galere.
Ancora oggi il perché di questo furto è avvolto nel mistero così come se sia realmente stato frutto della mente di una sola persona.
Cosa penserebbe di tutto ciò Benvenuto Cellini è complicato immaginarlo, di certo è che il suo focoso temperamento avrebbe certamente mal tollerato l’affronto.