Ci sono alfabeti che servono a scrivere. E poi ce ne sono altri che sembrano servire a evocare. A comunicare con ciò che non vediamo. A tentare un contatto tra mondo visibile e invisibile.
Uno di questi è l’alfabeto enochiano: una lingua “rivelata”, apparsa nel XVI secolo, che secondo i suoi creatori non era umana, ma angelica.
Lettere sinuose, incise come sigilli. Suoni impronunciabili. Un intero sistema grammaticale, ma nessuna certezza.
Eppure, ancora oggi, l’enochiano ispira artisti, musicisti, scrittori e creativi che ne sentono il fascino. Perché?
Le origini: magia, visioni e alchimia

L’alfabeto enochiano nasce dall’incontro tra due figure fuori dal comune: John Dee, matematico e astrologo alla corte della regina Elisabetta I, e Edward Kelley, medium e alchimista.
Insieme, dichiararono di ricevere messaggi da entità angeliche durante lunghe sessioni spiritiche. Non solo parole: un intero alfabeto, con lessico, grammatica e perfino inni liturgici.
Il nome “enochiano” deriva da Enoch, personaggio biblico che avrebbe avuto accesso ai segreti celesti.
Ma al di là della fede o del dubbio, ciò che affascina è il sistema simbolico complesso e visivamente potentissimo.
Non solo occultismo: l’impatto sull’arte
Nel Novecento, l’enochiano è stato riscoperto da artisti e performer. I suoi simboli appaiono in installazioni, dipinti, copertine, tatuaggi, design grafico.
Alcuni lo usano come linguaggio visivo per evocare atmosfere arcane. Altri come forma di scrittura segreta, personale.
L’artista concettuale Brion Gysin lo ha integrato nei suoi calligrammi. Alcuni musicisti industrial lo hanno trasformato in fonemi da suonare. E il cinema lo ha usato come codice visivo per testi “proibiti” o “maledetti”.
Ma cosa ci dice, davvero, un alfabeto che nessuno sa tradurre?
La potenza del segno

Forse è proprio questo il punto: non capire tutto, ma sentire che c’è un ordine nascosto, una struttura, un’armonia.
Le lettere enochiane sembrano sigilli. Inviti. Forme cariche di qualcosa.
E anche chi non crede a nulla, spesso resta affascinato. Perché questo alfabeto non promette risposte. Ma fa venire voglia di cercare.
Simboli come esperienza
Nel mondo dell’arte contemporanea, dove tutto è spesso decostruito, ironico, fluido, l’enochiano rappresenta l’opposto: un ordine arcano, profondo, misterioso.
E in tempi di incertezza, il mistero diventa ancora più attraente.
Forse non perché vogliamo comunicare con gli angeli. Ma perché cerchiamo ancora un senso nelle forme, nei segni, nei silenzi.
Hai mai visto simboli o alfabeti misteriosi che ti hanno incuriosito senza sapere bene perché? Ti affascina l’idea di una lingua “non umana”?
Raccontacelo nei commenti o condividilo su Instagram: ci sono scritture che non servono per leggere, ma per immaginare. E a volte, basta questo.