Restaurare l’antico Egitto | Dall’8 Settembre al Museo Archeologico di Bologna il cantiere aperto di restauro di un rilievo templare del dio Heh nell’ambito del progetto Restituzioni. Tesori d’arte restaurati giunto alla XIX edizione.
Restaurare l’antico Egitto – Museo Archeologico di Bologna
Cosa accade quando la tecnologia diagnostica e il restauro incontrano l’antico Egitto? Vieni a scoprirlo al Museo Civico Archeologico di Bologna. All’interno della XIX edizione di Restituzioni. Tesori d’arte restaurati – programma biennale di restauri di opere d’arte di proprietà del patrimonio nazionale promosso da Intesa Sanpaolo – è partito il giorno 8 settembre il restauro di un rilievo templare con l’immagine del dio Heh (risalente al regno del sovrano Tolemeo II Filadelfo, 285-246 a.C.).
Fu solo nel 1961, in occasione della mostra L’Egitto antico nelle collezioni minori dell’Italia settentrionale (curata da Silvio Curto, allora direttore del Museo Egizio di Torino) che il fregio fu esposto al pubblico del Museo Civico di Bologna. La famiglia Puppi – che lo possedeva – nel 2013 ha generosamente deciso di consegnarlo nelle mani del Museo, portando avanti una notevole tradizione di donazioni che ha arricchito ulteriormente la celebre collezione egiziana di Bologna.
Il rilievo con immagine del dio Heh – descrizione
Il frammento lapideo proviene dalla facciata di un tempio egiziano (al momento non identificato) e mostra la porzione di una scena più grande scolpita ad incavo. Perdura la parte superiore della figura di Heh, una divinità nota sin dall’Antico Regno, che rappresenta il concetto di moltitudine e di infinito. Il dio si presenta con una barba ritorta e una parrucca, sormontata da ciò che resta di un disco solare. Si rivolge a sinistra e alza le braccia all’altezza delle spalle, stringendo in ogni mano un ramo di palma renepet (tempo).
Un segno ankh (vita), inclinato verso la testa del dio, è posto nella giunzione tra il ramo di palma e il pugno del dio per sostenere un cartiglio, di cui sopravvive solo la parte inferiore. Malgrado sia molto danneggiato, il cartiglio alla sinistra, consente di identificare i restanti due geroglifici del nome di intronizzazione di Tolemeo II Filadelfo (285-246 a.C.), sovrano della dinastia di origine macedone che prese il potere in Egitto immediatamente dopo Alessandro Magno.
I fattori che chiariscono l’iconografia del dio rinviano ai concetti di tempo e di moltitudine, di vita, di dominio e di durata. Il collegamento ai cartigli di Tolemeo II smentisce l’intento del sovrano a un perenne rinnovamento del potere, della legittimità, della forza e della vita, più che il concetto di infinito o infinità di tempo e spazio, che comunque connotano il dio.
Rilievo templare del dio Heh – il restauro
Predisposto dall’egittologa Daniela Picchi, il progetto permette al Museo Archeologico di Bologna di fare grandi progressi nelle varie attività di ricerca, indagine e valorizzazione delle proprie collezioni. Il restauro del rilievo è stato anticipato da una campagna diagnostica di imaging, curata dal DI.AR. (Diagnostica per immagini per i Beni Culturali) e da una serie di analisi microinvasive, condotte dagli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Grazie agli esiti delle indagini è stato possibile verificare la probabile conservazione di colori, sicuramente presenti in origine, e le proprietà della patina che offusca in parte il calcare. Il restauro sarà eseguito da Cristina del Gallo, restauratrice esperta in materiali lapidei.
Tre giorni di restauro aperto
Vista e considerata l’importanza di tale restauro è stato deciso di condividere il tutto con il pubblico. Sono stati organizzati tre giorni di restauro aperto all’interno della Sezione Egiziana: l’8, il 15 e il 22 settembre 2021 – durante i quali si potrà osservare da vicino il rilievo e i trattamenti conservativi. Si accede con il biglietto del museo nei normali orari di apertura e nel rispetto delle misure di sicurezza.
Restituzioni. Tesori d’arte restaurati
Progetto biennale di Intesa Sanpaolo che mira alla difesa e alla custodia del patrimonio storico-artistico del Paese mediante la restituzione alla comunità di opere d’arte fragili. Con l’appoggio delle Soprintendenze, dei Poli museali e dei Musei autonomi, sceglie un considerevole numero di opere necessitanti di intervento, ne appoggia il restauro e predispone una serie di mostre temporanee che consentono al pubblico di apprenderne i risultati.
Sono più un migliaio le opere d’arte restaurate e riconsegnate alla società. Si tratta di testimonianze che spaziano dall’archeologia fino all’età contemporanea, dalla pittura, alla scultura, all’oreficeria, alle manifatture tessili. Uno su tutti la tela di Paolo Veronese Cena di San Gregorio Magno, nella Basilica di Monte Berico a Vicenza.