Cirene è stata una delle città libiche costiere sconvolte violentemente dalla Tempesta Daniel che si è abbattuta sulla costa orientale della Libia provocando un disastro senza precedenti.
Il Golfo della Sirte come ai Caraibi nel periodo più brutto e temuto dell’anno quando i cicloni sono all’ordine del giorno e lasciano dietro di sé solo morte e distruzione.
La differenza è che sulle rive del Mediterraneo nessuno si aspettava un cataclisma di tale entità.
Però è accaduto e come per ogni tempesta, Daniel ha lasciato uno strascico di morte e distruzione.
Non sta a noi qui approfondire le tematiche geo-politiche che a ridosso di tali eventi, animano l’opinione pubblica sia interna che internazionale.
E’ vero però che la conta dei morti, a migliaia, rende complicato mettere in campo ogni altro tipo di sfaccettatura.
La storia però ci insegna e con essa in particolare l’archeologia che del passato vissuto fa riemergere aspetti tangibili sia pur a volte non completi nelle loro fattezze, che anche un evento così tremendo, può essere foriero di qualcosa di buono.
Ci occuperemo proprio di questo perché a Cirene, tra il fango e i sedimenti trascinati ovunque dalla furia delle acque impetuose sono riemersi reperti archeologici rari dei quali c’era solo qualche debole traccia tramandata oralmente.
Un mistero inespugnabile, come solo un deserto sa trattenere, ecco riemergere, quasi a rivendicare la propria esistenza e tornato alla luce in modo così prepotente suo malgrado, quasi a voler dettare finalmente un altro modo di guardare le cose.
Una terra martoriata dagli eventi politico-sociali, ancor più messa in ginocchio dalla tempesta che punta inconsapevolmente al suo glorioso passato per forse trovare le fondamenta solide per una nuova rinascita.
Cerene la grande città fondata dai Dori
Fu fondata dai Dori, provenienti dall’Isola di Santorini, i quali furono spinti alla colonizzazione delle rive dell’odierna Libia da un misterioso quanto oscuro responso dell’oracolo di Delfi interrogato in tal senso.
Un mistero dunque che getta le ombre fin dalle origini di questa terra africana, vissuta prima dai greci quindi dai romani e dai libici
Tale regione storica della Libia, ampia non più di 30.000 km2, corrispondente al territorio peninsulare che sporge nel Mediterraneo tra la Gran Sirte e il Golfo di Bomba.
Il nome dell’intera area è Cirenaica, derivato dall’antica città di Cirene , che ne rappresentò nel periodo della colonizzazione greca il centro principale, si applica a quella regione dell’Africa settentrionale, oggi compresa nella Libia Italiana, che si protende a guisa di penisola a forma di lettera O.
Cirene, unica, va detto, colonia greca d’Africa, fu una metropoli di grandi dimensioni e di spiccata densità di monumenti, soprattutto a partire all’età ellenistica.
Dalla sua riscoperta archeologica all’inizio del XX secolo, è stata oggetto di una serie di studi da parte di numerosi ricercatori, che hanno permesso di avere un’immagine ampia e articolata della città e della sua storia.
Un settore di ricerca ancora in essere che ancora non era stato approfondito del tutto o come si vorrebbe, riguarda il tema della gestione idrica, da intendere come analisi dei processi e dei mezzi che permettevano alla città di usufruire dell’acqua meteorica e di falda – dunque i sistemi di approvvigionamento e di smaltimento idrico -, ma anche come la valutazione del ruolo che l’acqua assumeva all’interno dei diversi contesti spaziali (per esempio nei santuari).
Fino a quando, tutte le strutture, finalmente dopo anni di studi, in qualche modo legate con l’acqua sono state mappate, descritte e documentate; quando possibile, in riferimento a condotti e ambienti ipogei, è stata effettuata anche un’indagine diretta all’interno delle strutture.
L’acqua fece di Cirene un vanto per i contemporanei, l’acqua ne ha definitivamente strappato speranza ma sempre l’acqua con impeto ha richiamato alla luce gli echi dell’antico splendore da cui ci auguriamo tutto riparta.