Il 13 dicembre 1466 muore Donatello, e con lui si chiude una delle stagioni più feconde dell’arte fiorentina. La città perde un maestro che ha trasformato la scultura da mestiere tecnico a linguaggio capace di pensiero. Firenze gli deve un’idea nuova dell’artista: non più solo artigiano, ma autore che interpreta la realtà con mente e mano insieme.
Le cronache del tempo lo descrivono come figura già leggendaria, cercata da principi e prelati. Le sue opere – dai rilievi per il Battistero ai bronzi per il Santo di Padova – tracciano una mappa della modernità prima che il termine esista. La sua influenza non si limita al Quattrocento: è la base su cui Michelangelo, Verrocchio e persino Bernini fonderanno le loro visioni plastiche.
Il laboratorio di un innovatore

Donatello non si accontentava mai di ripetere forme. Sperimentava su materiali e tecniche, alternando marmo, bronzo, legno e terracotta con una libertà che nessuno prima di lui aveva osato. Il suo “stiacciato”, il rilievo sottilissimo che crea profondità quasi pittorica, è una rivoluzione concettuale più che tecnica: la scultura smette di essere blocco e diventa respiro.
Con il David in bronzo, primo nudo integrale del Rinascimento, restituisce all’uomo il centro della narrazione visiva. È un corpo che non rappresenta solo forza o fede, ma consapevolezza di sé. Nei pulpiti di San Lorenzo, l’artista inserisce movimento, dramma e una visione teatrale che anticipa la sensibilità barocca.
Firenze come crocevia di linguaggi
Nel suo laboratorio passano Desiderio da Settignano, Bertoldo di Giovanni, futuri maestri di scultori e pittori. Le sue idee si diffondono in tutta la penisola, grazie a committenze da Siena a Padova, dove realizza l’imponente altare del Santo: una sintesi di realismo e spiritualità che ancora oggi stupisce per energia visiva.
Donatello riesce a coniugare osservazione naturalistica e tensione simbolica, unendo il corpo umano e la dimensione del divino. In questo equilibrio nasce il linguaggio del Rinascimento: l’uomo come misura del mondo.
Un’eredità che non si è mai spenta

A distanza di oltre cinque secoli, la sua lezione continua a vivere nei musei e nelle accademie. Ogni artista che interroga la materia per trovare un’emozione o una verità gli deve qualcosa. Persino l’arte contemporanea, nelle sue forme più concettuali, eredita da Donatello l’idea che la scultura sia spazio mentale prima che fisico.
Il 13 dicembre 1466 non è soltanto una data da calendario, ma un punto di svolta nella storia dell’arte europea. Da quella morte nasce la consapevolezza che la scultura può pensare.
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