La Fontana delle 99 cannelle quella sera, la maledetta sera del 6 aprile 2009, fu colpita come il resto della città da quell’incontenibile forza che dal centro della tera risalì in superficie portando morte e distruzione, cambiando così per sempre la vita di tutti.
Le vittime furono 309 e hanno sempre e comunque tutto il diritto di essere ricordate, a mio avviso, ogni volta che si parla di quella notte, del terremoto o de L’Aquila, assieme ai 1500 feriti e agli oltre 80 mila sfollati.
Erano le ore 03:32, per la città de L’Aquila e l’Italia intera, da quel momento nulla fu più come prima e neanche ora a 13 anni di distanza poiché da quella notte tutto è cambiato, per rinascere si ma non sullo stesso percorso.
Sono stata a L’Aquila qualche anno fa quando l’eco dell’immediatezza era ormai sopito ma rimanevano ancora e ben evidenti le ferite fisiche di quella notte.
Si gira ancora in silenzio in alcuni vicoli della città, non se ne può proprio fare a meno, perché le parole restano davvero mute, a prescindere dall’allegria della compagine con cui si è intrapreso il viaggio.
Il silenzio come unico filo conduttore per attraversare il cuore della città ancora in larga parte ferita da quel sisma così violento, inimmaginabile ed imprevedibile.
Per uno di questi vicoli ancora visibilmente feriti ma lo resteranno per sempre anche dopo l’ultimo restauro, si arriva alla Fontana delle 99 cannelle e già in lontananza, il silenzio viene naturalmente interrotto dallo scroscio dell’acqua che è tornata ad abitare l’intera fontana.
La Fontana delle 99 cannelle simbolo de L’Aquila e della forza degli aquilani
Atavico simbolo della città, la Fontana delle 99 cannelle è di per sé un’installazione singolare per una fontana poichè non ne ricalca i canoni classici.
Essa infatti fu installata quasi interamente sul perimetro dell’omonima piazza, esattamente a ridosso delle mura urbiche, ad un passo dal fiume Aterno che scorre limpido poco distante.
Non una fontana centrale rispetto all’ampio spazio che fornisce una piazza dunque ma un perimetro d’acqua che nella parte più vecchia della città ne ha da sempre caratterizzato il profilo.
Nel tempo si è elevata a simbolo della città questa Fontana delle 99 cannelle poichè si narra rappresenti i 99 castelli del territorio circostante che nel XIII secolo, concorsero tutti insieme alla fondazione della città de L’Aquila.
Di forma non perfettamente quadrangolare, la Fontana delle 99 cannelle, è costituita da 93 maschere di pietra dotate di fuoriuscita per l’acqua, alle quali si aggiungono altre sei cannelle singole, prive del volto in pietra presente nella quasi totalità delle altre.
Nella tradizione popolare, i mascheroni in pietra, assunsero la dimensione allegorica di rappresentare o meglio impersonificare nel volto, i signori dei dei castelli limitrofi che come detto ebbero ruolo decisivo e fondamentale alla fondazione della città.
Il simbolo della città che all’alba del giorno più triste per la comunità aquilana, seppe resistere e in qualche modo essere punto di riferimento nel suo ruolo.
I danni infatti, rispetto alla potenza del sisma, per la Fontana delle 99 cannelle, non furono di gravissima entità, tanto che, in un momento in cui l’intera comunità ebbe bisogno di un punto di riferimento emotivo per trovare la forza di reagire, questo fu certamente offerto dalla Fontana delle 99 cannelle che era rimasta lì quasi indenne.
La ricognizione però fece optare per l’opportunità di un intervento di restauro importante, volto a sanare i danni provocati dal terremoto e rinforzare le fragilità che da tempo la fontana già aveva avuto modo di mettere in luce.
Funono 750 mila gli euro stanziati dopo un meticoloso sopralluogo e l’impresa di occuparsi del simbolo della città, fu affidato al FAI – fondo per l’ambiente italiano, che con i fondi elargiti da più parti, riuscì in bravissimo tempo a restituire alla città de L’Aquila il suo simbolo, quello degli albori.