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Lettura: La civiltà di Çatalhöyük: urbanistica, riti e misteri di 9.000 anni fa
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ArcheologiaNotizie

La civiltà di Çatalhöyük: urbanistica, riti e misteri di 9.000 anni fa

Scoperta in Turchia, la città di Çatalhöyük è una delle più antiche del mondo. Nessuna strada, case senza porte e riti misteriosi: cosa ci racconta davvero questa civiltà?

Massimo 7 giorni fa Commenta! 3
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Immagina una città senza strade. Nessuna porta d’ingresso, nessun cancello, nessuna piazza. Solo tetti. Tetti ovunque.
Benvenuto a Çatalhöyük, nel cuore dell’odierna Turchia, uno dei primi insediamenti urbani della storia umana, datato intorno al 7500 a.C.

Contenuti
Una città sul tetto del mondoMorte e vita nello stesso spazioSimboli ovunqueDove nasce la città?

Non parliamo di quattro capanne e un falò. Parliamo di una città con migliaia di abitanti, un’organizzazione precisa, un senso del sacro fortissimo… e tante domande ancora senza risposta.

Una città sul tetto del mondo

La prima cosa che colpisce è l’assenza di strade. Le case di Çatalhöyük erano costruite una attaccata all’altra, come un alveare. Si entrava dal tetto, tramite scale o aperture.
Un sistema che suggerisce difesa, privacy, ma anche un concetto urbano totalmente diverso dal nostro.

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E poi c’è la pianta interna delle case: quasi tutte identiche, con spazi per il fuoco, per dormire, per i riti. Ogni abitazione era un piccolo mondo autosufficiente.

Morte e vita nello stesso spazio

Turchia

Un altro elemento sorprendente? I defunti venivano sepolti sotto il pavimento delle case. Sì, esatto: sotto il letto, o la zona giorno.
Un modo per tenere i propri cari vicini? Un culto degli antenati? Un’abitudine rituale? Non lo sappiamo con certezza.

Ma è chiaro che la morte non era separata dalla vita. Faceva parte della casa, della memoria, del quotidiano.

Simboli ovunque

Le pareti di molte abitazioni erano decorate con dipinti murali, impronte di mani, simboli geometrici, ma anche tori scolpiti, leopardi, figure femminili abbondanti, che alcuni associano alla dea madre.

Non siamo davanti a un semplice villaggio. C’è un sistema simbolico coerente, condiviso, profondamente radicato.
Un’estetica che unisce arte, religione, socialità.

Dove nasce la città?

Çatalhöyük ci obbliga a rivedere cosa intendiamo per “città”.
Non ci sono palazzi, né templi visibili, né gerarchie evidenti. Eppure c’è organizzazione, c’è continuità, c’è una comunità che ha resistito per oltre 1.000 anni.

Chi governava? Come si decideva? Era una società paritaria, matriarcale, teocratica? Le ipotesi sono molte. Le certezze, poche. Ma ogni scavo ci avvicina un po’ di più a capire da dove veniamo.

Conoscevi già Çatalhöyük? Ti affascina l’idea che le prime città fossero così diverse dalle nostre?

Parliamone nei commenti o su Instagram: a volte, per scoprire il futuro, bisogna guardare sotto terra. Letteralmente.

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