Fratelli d’Italia. Basta pronunciare queste poche parole che immediatamente la mente vola a ripescare nei cassetti della memoria l‘ideale di unità nazionale avvolto dal tricolore.
Si pensa cioè subito all’inno nazionale italiano che in effetti nei documenti ufficiali però è indicato come Canto degli Italiani ma che nessuno mai, o in pochissime occasioni, escluse quelle ufficiali naturalmente, ha chiamato così.
Scritto dal giovanissimo genovese, poeta e patriota italiano, Goffredo Mameli, l’inno d’Italia fu musicato dal concittadino Michele Novaro, musicista ed anch’egli fervente patriota.
L’intero testo che siamo abituati ad ascoltare e talvolta cantare nelle ricorrenze ufficiali è composto da sei strofe, quartine doppie di senari e un solo ritornello che si alterna ad esse; mentre la musica è strutturata nella modalità di tempo dei 4/4, nella tonalità del si bemolle maggiore.
Nelle occasioni ufficiali e pubbliche è il rigido Cerimoniale di Stato a dettare le regole della riproduzione di Fratelli d’Italia che in quelle occasioni viene riprodotto nelle sole due prime strofe.
Contestualmente, sempre nelle ricorrenze ufficiali, i militari in divisa sono obbligati a presentare le armi nel momento dell’esecuzione, mentre gli Ufficiali sono tenuti all’obbligo della postura “sull’Attenti” e tutti i civili presenti possono ma non è un obbligo, assumere anch’essi la posizione sull’attenti durante tutta l’esecuzione di Fratelli d’Italia e comunque tenere in alternativa una postura decorosa, possibilmente in piedi.
Negli eventi dichiarati istituzionali, prima dell’inno Fratelli d’Italia è d’obbligo suonare l’inno straniero degli ospiti presenti nel loro ruolo ufficiale.
Dal 1970 inoltre viene imposto di suonare, ogni volta che viene intonato nelle circostanze ufficiali l’Inno di Mameli, anche l‘inno dell’unione Europea ma tale indicazione viene di fatto sempre disattesa.
Il nostro, non fu assunto come Inno Nazionale nell’immediatezza dell’unità d’Italia, proprio perché i suoi contenuti erano fortemente riconducibili ad una idea di patriottismo repubblicano che male si accostava ad un’Italia unita nata sotto la corona monarchica sabauda.
Va detto e quanto sto per riportare potrebbe farti sorridere, che l’inno Fratelli d’Italia, sebbene molto amato e riprodotto nelle circostanze ufficiali, era di fatto un inno provvisorio; tale status di precarietà sebbene consolidata da secoli ormai, fu sanata solo nel 2017, il 4 dicembre con l’approvazione della legge n°181.
Da quel giorno l’Italia aveva finalmente un inno ufficiale in Fratelli d’Italia.
In che contesto nacque Fratelli d’Italia
Per comprendere al meglio le motivazioni palesi e intrinseche che hanno portato alla realizzazione dell’inno Fratelli d’Italia nella sua interezza, bisognerebbe poter tornare con il corpo e con la mente nell’ Italia di quegli anni e viverne se possibile la quotidianità.
Era un periodo in cui si iniziava a respirare sempre più densa l’aria di quello che si affermerà in seguito come il Risorgimento italiano, spesso indicato come Rivoluzione italiana e questo per dare la misura di quello che doveva essere il clima socio-politico e culturale degli anni in cui nacque Fratelli d’Italia.
Ed è in questo clima che vide letteralmente la luce il nostro Inno Nazionale, anni in cui nascevano fortissimi, a tratti viscerali sentimenti legati al patriottismo.
Erano anni terribili dove i confini tra ideale e reale spesso si travalicavano a vicenda lasciando talvolta spazio ad incomprensioni o eccessi ed è sempre complicato a distanza di centinaia di anni soffermarsi a capire, nella loro pienezza, i fatti e le circostanze che abbiano portato a scegliere una parola anziché un’altra a componimento delle quartine del nostro inno.
In tal senso è stato ciclico nella loro pretestuosità, specialmente in tempi recenti che da più parti si siano levate voci più o meno di spessore che hanno posto in essere dubbi circa l’opportunità di cambiare un inno, il nostro inno, indicandolo ormai come superato per contenuti e termini usati.
Ma per fortuna è rimasto intatto, tale e quale a come fu sulla scrivania del giovane Mameli.