Genovesino, al secolo Luigi Miradori, fu un pittore italiano nato appena agli inizi del 1600 nella città di Genova che dopo vicissitudini lasciò alla volta di Piacenza prima e Cremona poi, dove in quest’ultima sede potè al meglio esprimere la sua arte pittorica.
Non ebbe però un grande successo fra i suoi contemporanei benché artista di indubbio talento, le cui opere maggiori sono tutt’ora conservate nelle chiese del territorio della città di Cremona, dove l’artista morì.
Gli spazi pittorici entro i quali il Genovesino si muoveva, come detto, non suscitarono particolare interesse presso i contemporanei..
E’ in questi ultimi anni che l’opera del pittore ligure sta suscitando l’attenzione che merita.
Risale al 2017 la prima monografica dedicata dalla città di Cremona al Genovesino, evento che ha rappresentato in primis un tributo alla sua arte e alle sue capacità tecniche e che h avuto un riscontro di pubblico decisamente confortante e forse inaspettato.
Al Museo Civico di Cremona, dopo necessari restauri, rivivono di luce nuova i capolavori del Genovesino tra i quali spicca, per stile pittorico certamente ma di più per contenuti raffigurati, l’ormai celebre dipinto del cupido dormiente.
Genovesino stabilitosi a Cremona lascia dietro di sé qualche ombra di mistero
Una visione alquanto contrastante quella che appare agli occhi del visitatore che si sofferma ad ammirare il cupido dormiente del Genovesino.
Una tela che sembra imprimere un alone di mistero a tutta l’area circostante benché trasmetta paradossalmente nello stesso momento l’idea di apparente serenità.
Quasi un perfetto gioco di equilibri, ben dosati dai pennelli e dai colori ignari strumenti nelle mani di una maestro, il Genovesino, che nel breve spazio di una tela riesce a rappresentare e a lasciare ai posteri nello stesso frangente, un quadro, una pagina di storia e l’idea di un tormento sociale.
Un quadro misterioso al quale viene affidata così semplicemente, l’incombenza di tramandare ai posteri l’essenza di un’epoca
Grazie all’approfondito studio di Mina Gregori, vivace negli approfondimenti non certo a portata di mano che si deve l’intera rimodulazione critica rispetto all’intera opera dell’artistacritico.
Da grande storica dell’arte già in giovane età, ebbe l’intuizione di lavorare sul Genovesino fin dai tempi degli studi universitari, incentrando proprio la sua tesi di laurea, nell’ormai lontano 1949, proprio sulla sua opera, contribuendo così a riaccendere sull’artista la luce dell’interesse.
Processi però che sappiamo fin troppo bene andare per le lunghe a volte e così il frutto di tale riscoperta in senso artistico si avrà solo nel 2017 quando appunto, come indicato, il Genovesino ha potuto fregiarsi della prima monografica a lui interamente dedicata.
Una splendida mostra ricca di spunti e novità, tenutasi proprio al Museo Civico di Cremona, nella quale la tela di punta era proprio il cupido dormiente che con la sua espressione serena, dorme candidamente appoggiato, quasi essendone rassicurato, ad un grande teschio che è rappresentato in tutta la sua crudezza.
Dal museo civico di Cremona non celarono all’epoca come il cupido dormiente del Genovesino fosse stata di gran lunga l’opera più fotografata, dichiarando così, ripeto forse inaspettatamente da parte di tutti, il successo dell’intera mostra.
Un riscatto forse troppo in là nel tempo ma che porta il Genovesino tra i grandi della scuola lombarda certamente e gli conferisce il tributo che secoli di storia non hanno fatto ma si sa che i riconoscimenti, specialmente nel campo dell’arte non sono mai tardivi.
Attendiamo dunque un’ulteriore tributo al Genovesino da quella che in vita divenne la sua terra d’adozione e forse sarebbe bello che anche la sua città d’origine gli dedicate un tributo per come merita.