Ha battuto 59 uomini a scacchi, ha fatto la storia e ha citato in giudizio Netflix per cinque milioni di dollari, e ha vinto. Prima che La regina degli Scacchi trasformasse Beth Harmon in un’icona mondiale, c’era una vera regina degli scacchi, Nona Gaprindashvili, una donna collegata a una storia rivoluzionaria.
Ha battuto 59 uomini a scacchi, chi è Nona Gaprindashvili
Nata in Georgia sovietica, Nona ha infranto ogni barriera del mondo degli scacchi. Nel 1962 diventò la prima donna nella storia a ottenere il titolo di Grande Maestro Internazionale, in un’epoca dove le donne, a malapena, erano riconosciute nello sport e in altri ambienti sociali.
Non solo gareggiava a scacchi con gli uomini, ma li annientava (a livello sportivo). Nelle esibizioni simultanee sconfisse 59 uomini di cui solo 28 erano Gran Maestri. Vinse per cinque volte consecutive il Campionato Mondiale del Mondo Femminile di Scacchi, con un record ancora imbattuto.
Chi conosceva la sua storia? Messa nel dimenticatoio, Netflix ha fatto l’errore di narrare le vittorie di un’altra eroina cancellando l’eredità di Nona Gaprindashvili. Nona, come Beth nella serie Netflix La Regina degli Scacchi, non aveva mai affrontato uomini a scacchi; una bugia che Nona non ha accettato. Beth Harmon era brillante, questo è vero, ma Nona Gaprindashvili lo è stata e lo è realmente, facendo scacco matto al sistema.
Alla veneranda età di ottant’anni Nona Gaprindashvili ha citato in giudizio Netflix per cinque milioni di dollari, con le accuse di diffamazione e omissione (per non dire cancellazione) storica. Netflix ha chiuse la causa nel più totale silenzio, con le relative scuse.
Il danno e il silenzio, però, non hanno impedito alla notizia di essere divulgata. Per decenni i successi di Nona sono stati sminuiti, minimizzati e, ancora peggio, ignorati. Le venne vietato di competere per il titolo mondiale assoluto perché le autorità sovietiche non volevano che si portasse appresso il figlio piccolo; eppure le sue battaglie combattute dentro e fuori la scacchiera le ha sempre vinte.
A settantanove anni ha conquistato l’oro ai Campionati Mondiali a Squadre Senior, dimostrando che la grandezza in questo gioco non ha età. Nona Gaprindashvili è una donna che non ha avuto bisogno del permesso di nessuno per diventare una leggenda.

Curiosità sugli scacchi
Le origini degli scacchi sono antiche e, sebbene non sia possibile determinarle con precisione, si pensa che il gioco sia nato in India nel VI secolo d.C. con il nome di Chaturanga. Questo gioco, che simboleggiava una battaglia tra quattro divisioni dell’esercito (fanteria, cavalleria, elefanti e carri), è considerato il diretto antenato degli scacchi moderni.
In seguito il Chaturanga si diffuse in Persia, dove fu chiamato Shatranj, mantenendo la sua natura di simulazione di battaglia. Poi gli arabi, attraverso la conquista della Persia, adottarono e diffusero lo Shatranj, portandolo in Europa, probabilmente attraverso la Spagna e l’Italia, e si diffusero ulteriormente.
Anche se il Chaturanga indiano viene considerato il punto di partenza, il gioco degli scacchi ha subito un’evoluzione complessa e un processo di diffusione che ha coinvolto diverse culture e regioni geografiche nel corso dei secoli.
Al-fi (che in arabo prende il significato di elefante) simboleggiava gli elefanti da guerra utilizzati dagli eserciti antichi. L’apertura sulla punta dell’alfiere moderno, in certe raffigurazioni, è un chiaro richiamo alla sua rappresentazione storica.
Con il passare degli anni, la figura dell’alfiere, e con essa il suo design, si è evoluta, soprattutto in Europa durante il Medioevo. L’evoluzione degli scacchi non ha cambiato solo forma, ma le raffigurazioni di ogni pedina divennero più stilizzate. Oltre al significato storico, l’apertura dell’alfiere ha anche una funzione pratica: aiuta a distinguere i pezzi durante il gioco, soprattutto nei set originali o antichi, dove le forme variavano notevolmente.
Mentre il pezzo dell’elefante/alfiere nel gioco originale aveva un movimento limitato, con l’evoluzione degli scacchi verso la forma moderna, l‘alfiere ha acquisito maggiore libertà di movimento, diventando un pezzo potente. Ogni giocatore ha due alfieri, uno in campo scuro e uno in campo chiaro, e si muovono nelle rispettive diagonali.
L’alfiere, come molti altri pezzi degli scacchi, ha anche un valore simbolico che può variare a seconda del contesto culturale e della storia del gioco, rappresentando spesso figure religiose, militari o di corte.