Halloween, la festività che in questi giorni vive i suoi momenti più coinvolgenti, tipici del clima d’attesa e che avranno il loro culmine la notte del 31 ottobre, quest’anno dovrà rinunciare al tradizionale dolcetto o scherzetto perché non in linea con la normativa vigente che deve obbligatoriamente garantire un efficace distanziamento sociale.
Lo spirito della festività di Halloween da sempre trova grande espressività in quella che è la tradizione dolciaria a tema e mai come quest’anno si è visto tanto impegno nella realizzazione delle tradizionali torte sculture con anche le indicazioni per realizzarle in ambito casalingo per un divertimento senza fine all’insegna della tradizione.
Un trionfo di colori, profumi e sapori in questo momento dove tradizione e senso civico devono trovar il modo di coesistere e farlo nel migliore dei modi, affatto a discapito né dell’una né dell’altra aspettativa.
La tradizione però è dunque salva e le meravigliose strutture dolciarie spuntano in ogni dove. Nelle vetrine, in tv , sui social e non c’è luogo dove non faccia capolino una torre di fantasmi di cioccolato bianco o un vero cimitero con tanto di bara scoperchiata al fondente 70% di cacao del Venezuela, decisamente per palati di un certo gusto e pretesa.
Halloween e la tradizione della questua con dolcetto o scherzetto
La notte di Halloween è tradizione indossare orribili maschere che incutano un certo terrore e andare d’uscio in uscio a chiedere con l’ormai famosissima frase dolcetto o scherzetto, al proprietario di casa o a chi la abita, se preferisca ingraziarsi il gruppetto di spiritelli e streghe donando un po’ di dolcetti o rischiare le pene dell’inferno rinunciando a versare il dolce obolo e affrontare il temibile scherzetto che a guardare gli astanti mascherati dovrebbe già farne intuire la natura.
Da quel che ho visto da quando abbiamo importato da oltre oceano questa tradizione, sono ben pochi i temerari che sprezzanti del pericolo impavidamente rispondono scherzetto. Empiricamente l’ho notato dalle sacche a forma di zucca che i gruppi di piccoli demoni si trascinano dietro più gonfie che mai.
Quando si parla di Halloween, il termine tradizione è quello che più si associa in riferimento all’evento e a ciò che gli ruota intorno ma analizzando appunto tale termine possiamo certamente affermare che è usato esattamente nella sua migliore accezione.
Halloween è infatti una tradizione e di quelle con radici più coriacee che forse nel tempo ha visto trasformare il suo incipit in espressioni all’apparenza profondamente diverse dalle premesse iniziali.
Ed invece, uno sguardo rivolto solo agli ultimi decenni può indurre in questo grossolano errore.
Si parla di Halloween come di festa importata esclusivamente per la sua accezione consumistica che in parte è vero ma solo se ci limitiamo a rispolverarla superficialmente.
Halloween e la nostra festività di Ognissanti
Radici antiche ha questa tradizione e non dovrebbe importare i termini con cui la si indica.
Nasceva nella notte dei tempi della tradizione celtica come passaggio, termine magnificamente a tutto tondo, nella stagione invernale, dove tutto muore per ritrovare equilibrio e forza.
Era legata al sole che nei lunghi mesi invernali sembra fare un passo indietro comparendo meno e con una luce se volgiamo più tenue e meno aggressiva.
Per esorcizzare tale passaggio dal maggior periodo di fecondità della terra a quello invece in cui madre natura si addormenta, si raccontavano storie di fantasmi e streghe che solo in quel giorno riuscivano a trovare la possibilità di tornare sulla terra e tentare di prendere il sopravvento sugli uomini nell’estremo tentativo di tornare a nuova vita; momento che nella tradizione cristiana ha smussato gli angoli diventando la festività di Ognissanti.
Tale tradizione ha sempre avuto seguito e continuità dal suo fiorire tanto che è proprio nel medioevo che sembra essere nato il mito di dolcetto o scherzetto, certo non nei modi e termini a noi più vicini, fin troppo mediati da una trasposizione cinematografica che tutto romanza e che ingentilisce in modo artefatto ma si narra che allora i contadini, nel tentativo di trovare un sostegno maggiore per affrontare i rigori dell’inverno, andassero di casa in casa a chiedere quello che la gente aveva loro da offrire.
Per far si che queste offerte fossero quanto più generose non mancò di fiorire tuta una letteratura di leggende narranti cosa sarebbe accaduto se la donazione non fosse stata generosa.
E se la tradizione ha avuto nei secoli così tanto seguito vuol forse dire che qualcosa di vero magari c’è.
Dolcetto o scherzetto?