Lutto nel mondo dell’arte, in particolare nel mondo dell’arte nipponica. E’ morto il celeberrimo Horiki Katsutomi, artista giapponese che amava così tanto l’Italia che decise di lasciare la terra natia, per raggiungere il suolo italico.
L’artista Horiki Katsutomi si è distinto per uno stile pittorico carico di un profondo lirismo astratto e di una straordinaria qualità cromatica, e ha saputo unire tradizioni artistiche diverse, arrivando a una completa sintesi di filosofia orientale e cultura occidentale. L’artista nipponico è morto all’età di 92 anni. I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale di Cigliano (Vercelli) giovedì 25 febbraio. Era nato a Tokyo nel 1929 e viveva in Italia dal 1969, tra Torino e Cigliano.
Horiki Katsutomi e il viaggio astratto nell’invisibile
Horiki Katsutomi, nato a Tokyo il 18 febbraio 1929, si è stabilito in Italia nel 1969. Si laurea in Ingegneria, ma non sarà mai un ingegnere, perchè preferisce dedicare la sua vita completamente all’arte e alla definizione ontologica di cosa sia per lui la pittura. La sua produzione artistica, molto varia, spazia dalle vedute di Tokyo sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, alla metafisica, agli studi su Piero della Francesca, dai quali ha trasfuso la sapienza prospettica e plastica pierfrancescani in uno spazio incorporeo e ricco di segni, per poi concludere la sua parabola con la celebre serie di dipinti ispirati all’Odissea ispirati alle tecniche dell’espressionista astratto Mark Rothko.
L’artista astrattista ha basato trent’anni del suo lavoro e dei suoi studi sul poema omerico l’Odissea. L’oggetto delle diverse tele e opere sono i paesaggi che Ulisse ha percorso e attraversato, prima di ritornare alla sua amata Itaca. Il poema omerico, da quasi tremila anni, incarna la metafora per eccellenza del viaggio e della conoscenza. Horiki può essere paragonato ad un moderno Ulisse, che ha affrontato il suo viaggio fisico e artistico.
Il maestro nipponico ha dipinto molte varianti di Ulisse con colori e formati diversi, ma con una costante simbolica: l’eroe si trasforma nello strumento del suo viaggio. Nella parte alta della tela appare una larga striscia pulviscolare, quasi una cometa che viaggia nel cosmo, una striscia che simboleggia la chiglia di una nave. Una striscia “astratta”, nell’etimologia latina del termine (abstraho, “prelevo”, “estraggo”), che sintetizza l’oggetto fisico, la nave, con un gesto pittorico essenziale.
La metafora del viaggio omerico viene raccontata attraverso un linguaggio impalpabile ed etereo. Un linguaggio fatto di colori e non colori. L’artista Horiki può essere definito senza alcun dubbio come il maestro dell’invisibile. L’astrattista è riuscito ad unire la delicatezza e la precisione nipponica con la storia e la cultura occidentale, creando nuove prospettive e nuove visioni. Nelle sue opere ci si può rispecchiare e immedesimare nel viaggio odisseico, facendolo proprio.
Il lavoro astratto di Horiki Katsutomi intende riconquistare l’invisibile per ricondurre la pittura alla sua più intima sostanza di colore, luce e forma pura. Le tele dedicate ad Itaca offrono allo sguardo e al pensiero dell’osservatore l’allusione non tanto a uno spazio comunque tutto mentale, quanto piuttosto a una soglia, che è certo la soglia del visibile, ma che è anche un passaggio, una sorta di uscita dal mondo che illustra l’eterna vicissitudine che alterna pienezza e vacuità, presenza e assenza, fine e principio di tutte le cose. Rarefatto e vibrante, ciascun dipinto di Horiki rappresenta in sé un viaggio nel complesso mondo di relazioni tra il visibile e l’invisibile.
Numerose sono state le mostre personali di Horiki Katsutom in Italia e all’estero, in gallerie pubbliche e private. Ha partecipato alla Rassegna Internazionale Premio Renato Guttuso a Bagheria (Palermo) nel 1974, ad Arte Fiera di Bologna nel 1976 e nel 1977, alla X Quadriennale Nazionale di Roma nel 1977, alla Quadriennale Nazionale di Torino nel 1989, alla XXXIV Rassegna Internazionale Premio Sulmona nel 2007 e nel 2009. Mitologica è stata la sua mostra che è stata esposta numerose volte, tra cui alla Lakeside Art Gallery di Verbania nel 2009, all’Università Bocconi di Milano e a Palazzo Saluzzo Paesana di Torino nel 2011.
Un artista che ci ha lasciato non solo opere, ma una riflessione: partire dal viaggio omerico per arrivare ad un’analisi introspettiva del proprio essere.