Un tempo presidio di confine, oggi museo all’aperto sospeso tra lago e cielo. Dal 28 giugno 2025, i suggestivi Castelli di Cannero tornano finalmente accessibili dopo un lungo restauro, trasformandosi in un polo museale immersivo e interattivo nel cuore dell’Alto Verbano. Una riapertura attesa da anni, che regala al Lago Maggiore un nuovo capitolo culturale da vivere — e da attraversare in barca.
Affacciati su isolotti rocciosi al largo di Cannobio, a due passi dal confine con la Svizzera, i Castelli di Cannero erano rimasti chiusi e inaccessibili per secoli, avvolti da quell’aura romantica e misteriosa che solo le rovine sanno custodire. Oggi, grazie a un imponente intervento di recupero firmato Studio Simonetti Architettura e promosso dalla famiglia Borromeo, tornano a parlare. E lo fanno con una voce nuova.
Fortezze sull’acqua: un racconto lungo 500 anni

“Tutto iniziò nel 1519 con Ludovico Borromeo. Siamo stati presidio, passaggio, confine.” Così si legge nel post con cui, pochi giorni fa, è stata annunciata la riapertura. Una frase che contiene in sé secoli di storia, guerra e oblio. I Castelli di Cannero — in realtà un complesso di due strutture fortificate su altrettanti scogli affioranti — furono costruiti per difendere il territorio, ma vennero abbandonati nel corso dell’Ottocento.
Ora, dopo anni di indagini archeologiche, studi d’archivio e lavori conservativi iniziati nel 2019, rinascono come museo diffuso, integrato nel circuito culturale Terre Borromeo, accanto a luoghi iconici come l’Isola Bella, l’Isola Madre e la Rocca di Angera. Il nuovo progetto restituisce al pubblico non solo l’architettura, ma anche le storie dimenticate di prigionieri, soldati, nobili e artigiani.
Una visita tra pietra, vento e realtà aumentata
La visita ai Castelli è un’esperienza tutta particolare. Si parte in barca da Cannobio o dalle vicine località del Lago Maggiore. Una volta approdati sugli isolotti, si cammina all’aperto lungo percorsi che ricalcano le antiche ronde militari, affacciandosi su cortine, torri e passaggi recuperati. Ma non aspettarti pannelli didattici e vetrine statiche.
Grazie al lavoro dello studio Dotdotdot, il sito si anima di tecnologie narrative coinvolgenti: audioguide geolocalizzate, installazioni sonore e visive, realtà aumentata e persino giochi interattivi pensati per coinvolgere bambini e famiglie. La storia qui si scopre con i sensi, si costruisce passo dopo passo, come se le mura stesse volessero sussurrarla all’orecchio di chi le attraversa.
Non mancano focus museali dedicati alle vicende locali, alla vita sul lago, ai protagonisti che hanno segnato le sorti della fortezza. Il tutto con una narrazione agile, emozionale e accessibile. Perché il vero cuore del progetto non è solo la conservazione, ma la restituzione di un patrimonio vivo, pulsante, condivisibile.
Un nuovo modo di abitare il paesaggio
Questa non è una semplice apertura. È un nuovo modo di abitare il paesaggio culturale. I Castelli di Cannero, incastonati tra acqua e cielo, diventano un ponte tra passato e presente, tra architettura militare e creatività digitale, tra la storia scritta nei libri e quella che cammina insieme a noi.
È anche un invito a rallentare. A salire su una barca, ad ascoltare una voce narrante, a lasciarsi stupire da un dettaglio tra le pietre. E a riscoprire quanto l’Italia, nei suoi luoghi più nascosti, abbia ancora molto da raccontare.
Tu conoscevi i Castelli di Cannero? Ti piacerebbe visitarli in questa nuova veste immersiva? Raccontacelo su Instagram, oppure condividi l’articolo con chi ama viaggiare lontano dalle solite rotte.