C’è un posto in Italia dove puoi camminare dentro i Tarocchi. Non per leggerli, ma per viverli. Si chiama Giardino dei Tarocchi, si trova a Capalbio, in Toscana, e non assomiglia a nulla che tu abbia mai visto.
È una distesa di sculture colorate, specchi, ceramiche, forme gigantesche che sembrano uscite da un sogno surrealista, ma che poggiano ben salde su terra italiana, sole italiano, arte tutta italiana.
Un luogo che è viaggio simbolico, percorso spirituale, parco artistico. E soprattutto, un invito a lasciarsi andare. A perdere il controllo e affidarsi al caos creativo.
L’artista: Niki de Saint Phalle

A creare questo luogo fuori dal tempo è stata Niki de Saint Phalle, artista franco-americana ispirata da Gaudí, dal visionario Parc Güell, da Dubuffet, ma anche dai Tarocchi stessi.
Ci ha lavorato per più di vent’anni, in totale libertà espressiva, finanziando lei stessa il progetto, coinvolgendo artigiani, operai, amici. Ha persino vissuto dentro una delle sculture per anni, per seguirne ogni dettaglio.
Ogni arcano maggiore dei Tarocchi ha preso forma: La Papessa, Il Matto, Il Sole, La Giustizia, Il Mondo…
Ma non come figure rigide e simboliche. Qui i Tarocchi sono vivi, giocosi, femminili, potenti.
Un’opera d’arte abitabile
Il giardino non è un museo. È un’installazione a cielo aperto. Puoi toccare, sederti, fotografare. Puoi ascoltare il rumore degli specchi al vento, vedere i riflessi che cambiano con il sole.
È arte che si cammina, non si contempla soltanto. E in ogni angolo, si sente la presenza dell’artista. Non come autorità, ma come compagna di gioco.
Ogni arcano è una riflessione sul senso della vita, della morte, della trasformazione. Niente è casuale. Ma niente è spiegato troppo.
Arte, spiritualità e follia creativa
Il Giardino dei Tarocchi è anche un luogo spirituale, senza dogmi. Non c’è religione, ma un’energia viscerale. Qualcosa che ti muove dentro, anche se non sai dire perché.
È anche una dichiarazione d’amore verso l’arte come gesto totale: scultura, mosaico, architettura, design, performance. Tutto convive.
E poi c’è il verde della Maremma attorno, che non fa da sfondo, ma da alleato.
Perché andarci (almeno una volta)
Perché non ci si va solo per vedere, ma per sentire. Per perdersi. Per tornare bambini.
Perché è uno di quei luoghi che ti fanno dire: “Non lo dimenticherò mai”.
E in un mondo dove tutto è pianificato, razionale, lineare… una passeggiata tra simboli giganti e colori sfacciati è un atto di libertà.
Ci sei mai stato? Hai vissuto un luogo dove arte, natura e simboli ti hanno fatto sentire “altrove”?
Raccontacelo nei commenti o mostraci il tuo scatto su Instagram: l’arte non ha sempre bisogno di spiegazioni. A volte basta perdersi in un giardino.