Il sogno di una notte di mezza estate
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Il sogno di una notte di mezza estate: Oberon il deus ex machina dei sogni e degli incubi

Il 10 agosto ha debuttato al Globe theatre "Il sogno di una notte di mezza estate"e vi rimarrà fino al 15

Ottimo spettacolo, cast eccellente, ritmo scorrevole. Vale la pena passare “una notte di mezza estate” al Globe!

Il sogno di una notte di mezza estate ha debuttato sulle scene del Globe theatre nella calda notte romana di San Lorenzo. Le piccole luci sul palco hanno creato un’atmosfera tra la veglia e il sonno che caratterizza questo spettacolo dall’eccellente cast.

Per leggere qualcosa sulla trama e sulle note di regia de Il sogno di una notte di mezza estate, leggi il mio articolo.

In una magica atmosfera di metateatro, gli attori passano nella platea e vanno a prendere la loro posizione sul palco per accompagnare gli spettatori nel sogno.

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Con grande incisività l’attore che interpreta il duca Teseo sottolinea quegli appetiti violenti che costituiscono la parte più degradante dell’essere umano. Ottime Ippolita ed Ermia, unite dal fatto di subire la protervia degli uomini, nel sottolineare i silenzi e il non detto attraverso semplici gesti sospesi.

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E dopo i vari giochi degli amanti ecco che fanno irruzione i comici che preparano lo spettacolo per il matrimonio del duca Teseo. Semplici, efficaci ed essenziali, rendono piacevoli e umani quei momenti che vanno a spezzare l’enfasi degli amanti e la solennità dei magici.

Tuttavia anche gli amanti non si limitano a declamare versi, e sembrano fare concorrenza ai comici. E qui si nota la differenza tra la “comicità” degli amanti più caricata e quella dei comici più lineare, asciutta e dinamica. Probabilmente una scelta registica valida e coerente col fatto che l’amore è un  elemento capriccioso ed imprevedibile, noi umani ne siamo in balìa e siamo spesso vittime di questo sentimento che ci toglie il senno e ci rende caricature di noi stessi, in preda al nostro stato più istintuale ed animalesco.

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Il sogno di una notte di mezza estate: Oberon e il suo braccio destro Puk

Oberon è il vero Deus ex-machina, ancor prima di Puck. Superlativo Carlo Ragone, nel sottolineare questa dimensione, dalla camminata alle tonalità vocali, al costume che ricorda una contaminazione tra Re Sole e un saggio maestro orientale. L’attore incarna perfettamente questa dimensione soprannaturale dell’esistenza in cui si concentrano tutte le forze della natura, da quelle più dolci a quelle più forti, intense e violente.

Ottimo anche Puck, appoggiato dalla fata che è la sua spalla e al tempo stesso il suo opposto. Le forze della natura sono infatti maschili e femminili, forti e deboli, senili ed infantili.

Anche Titania inizialmente si trova sulla stessa lunghezza d’onda di Oberon, poi nei suoi appetiti causati dal fiore magico assume un aspetto e una recitazione più animalesca di quella di Chiappa tessitore, trasformato in somaro a causa degli scherzi di Puck.

Ottimo anche il quinto atto nel sottolineare il non saper recitare degli artigiani che diventa spettacolo tragicomico e memorabile. Qui sembra ripristinarsi un ordine di alto e basso, poichè i comici sono in basso e guardano il pubblico e le tre coppie di sposi assistono dalla balconata, ma poi arriva il monologo di Puck ad amalgamare il tutto e a trasformare di nuovo gli attori in ombre che magicamente si infiltrano nella platea per risvegliare il pubblico dal “sogno”.

Lungo applauso del pubblico e ringraziamento finale rivolto a Gigi Proietti.

 

 

 

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