Caro iCrewer, con molta fatica e tra disappunti, finalmente è stato dato il via per le Olimpiadi di Tokyo. Tanti gli sport che potremo vedere, ma vorrei soffermarmi sulle discipline olimpioniche nate in Giappone: judo e karatè. Oggi mi soffermerò sulla prima disciplina, in vista dei prossimi incontri, dal 24 al 31 luglio.
La flessibilità può neutralizzare la forza bruta
Judo, ovvero la Via della Cedevolezza
Oggi parliamo di un’arte marziale nipponica formalmente nata in Giappone con la fondazione del Kōdōkan da parte del Maestro Jigorō Kanō, nel 1882.
Judo significa Via della Cedevolezza, e nasce da un’altra arte marziale: il jujitsu, che a sua volta significa Arte della cedevolezza.
I praticanti di tale disciplina sono denominati judoisti o più comunemente judoka (柔道家). Il secondo termine, per i più pignoli rappresenterebbe un errore, quando tale termine viene attribuito a chi non ha raggiunto il 3°Dan. Infatti la parola 家 ka è un suffisso nobiliare.
Il fondatore è il Maestro Jigoro Kano, che così lo definì:
Il Judo è un metodo efficace per acquisire forza fisica e mentale. Infatti, fare judo significa maturare consapevolezza del corpo e dello spirito attraverso l’addestramento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico e spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l’obiettivo ultimo del judo.
Tale sport, non è solo una semplice arte marziale, ma un vero e proprio metodo educativo. Ma qual è il suo scopo? Lo scopo è di far cadere il partner e riuscire ad immobilizzarlo con la schiena a terra impedendogli di rigirarsi sulla pancia, controllandolo e assicurandosi però che non si faccia male. Tale arte nasce con l’intento di difendersi dagli attacchi, e nella pratica sportiva si cerca il contatto, ma non l’azione offensiva.
Possiamo anche andare a definire chi compie la tecnica e chi la esegue. Chi compie la tecnica è definito tori, mentre chi la subisce è definito uke. L’azione del tori cambia sempre, per applicare una tecnica diversa da quella prevista.
Non prevede calci, pugni o colpi inferti (tipici ad es. del karate, del taekwondo, del full contact), né l’utilizzo delle armi. Lo si pratica a piedi nudi, su un tatami, collocato in uno spazio solenne, dojo. Prima di salire sul tappeto, per allenamento o per un incontro, l’atleta deve salutare il Maestro, il tatami e Jigoro Kano.
Si compone per larga parte di tecniche di sollevamento e proiezione dell’avversario che si realizzano attraverso l’utilizzo delle braccia, delle anche, delle gambe o dei piedi e che il praticante esegue dalla posizione eretta ovvero grazie alla propria azione di caduta verso terra. Spesso il combattimento può proseguire a terra, in quel caso, essendo difficili le proiezioni, si può vincere l’incontro attraverso tre modi: immobilizzazione, strangolamenti e leve (al braccio per torsione o estensione).
È una disciplina molto praticata in Giappone ed è entrata anche all’interno del mondo degli anime e dei manga. Non è difficile leggere manga di judoka, ragazzi o ragazze. Un esempio Judo-boy e Yawara! – Jenny la ragazza del judo. Più recente, Mou ippon!
Principi della disciplina olimpionica
Alla base della via della cedevolezza troviamo un’importante lezione, che può essere applicata in qualunque ambito sociale. Il principio base, su cui Jigoro Kano ha basato i suoi studi, è proprio la non resistenza. Ma non dobbiamo pensare subito all’idea di una resa senza essere disposti a lottare per resistere.
Bisogna cedere alla forza avversa per squilibrarla, controllarla e vincerla con un minimo di sforzo. Jigoro Kano ha espresso due massime basilari che dirigono la vita del judo:
- Seryoku zenhyo, il miglior uso della energia, fisica e morale; ottenere il massimo del risultato con la minore energia possibile;
- Ji ta kyò ei, amicizia e mutua prosperità; ottenere progressi e risultati attraverso la collaborazione e la condivisione dello studio con i propri compagni.
Sono principi facilmente adattabili in campo lavorativo e nei rapporti con gli altri. Grazie a questi principi, il CIO, Comitato Olimpico Internazionale, e l’UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, hanno definito il Judo come uno degli sport più completi.
Grazie ai due principi base della disciplina, porta con sé valori importanti come il rispetto e l’amicizia, che anche attraverso il combattimento all’interno del tatami sono presenti sotto forma di fair play.
È uno sport consigliatissimo per la formazione disciplinare dei bambini. È altrettanto consigliato per i ragazzi dai 14 ai 21 anni, perché li rafforza, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Li aiuta a prendere maggiore consapevolezza di sé stessi, rendendoli più sicuri, sviluppando l’autostima, incrementando le capacità di autocontrollo.
Caro iCrewer, io ho deciso a 30 anni di praticare uno sport, ed ho scelto proprio il judo. Non ti nascondo che questa disciplina mi ha migliorato e mi ha aiutato ad aumentare la mia autostima. Ti consiglio di provare questa disciplina, avrai ottime ripercussione anche sull’umore e affronterai con maggiore grinta i problemi di tutti i giorni.