Klimt. La Secessione e l’Italia in mostra dal 27/10/2021 – 27/03/2022 presso Palazzo Braschi. Si tratta di un evento tanto atteso e di notevole pregio, in quanto Klimt torna in Italia a distanza di 110 anni dalla sua partecipazione all’Esposizione Internazionale dʼArte nel 1911. Tra i capolavori esposti, alcune delle opere provenienti dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.
Klimt. La Secessione e l’Italia |Palazzo Braschi
La rassegna aiuta a ripercorre la vita e la produzione artistica di Klimt, mettendo in risalto la sua partecipazione alla Secessione viennese e analizza il suo legame con l’Italia, frequente meta dei suoi viaggi. Saranno esposte in mostra circa 200 opere, tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture non solo dell’artista, ma anche dei colleghi della sua cerchia.
La Secessione fu fondata a Vienna nel 1907 e lo scopo che il movimento si riprometteva era quello di rielaborare un opera d’arte totale (Gesammtkunstwerk) in modo tale da unire architettura, scultura, pittura e design. In poche parole: una nuova espressione artistica in grado di affrancarsi dalla tradizione.
Non si discute – scrive infatti un critico coevo sostenitore della Secessione – tra la vecchia arte, che di fatto non esiste da noi, e una nuova. Non si combatte per qualche sviluppo o cambiamento nell’arte, ma per l’arte stessa, per il diritto di creare artisticamente.
Klimt. La Secessione e l’Italia – le opere in mostra
Oltre a Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) e Amalie Zuckerkandl è possibile ammirare anche prestiti come La sposa appartenente alla Klimt Foundation e il Ritratto di Signora. L’opera, dipinta tra il 1916 e il 1917, fu rubata nel 1997 e ritrovata dopo oltre 20 anni nella sua sede originaria, la Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Nel ritratto di Amalie Zuckerkandl la protagonista posa fissando direttamente negli occhi lo spettatore. L’accenno di erotismo – tipico delle opere di Klimt – è ravvisabile dalla spalla nuda. L’abito si spiega delicatamente nella parte superiore, confermando il suo essere il punto focale dell’opera.
I tratti della donna appartengono pienamente alla natura austriaca caratterizzata da prominenti sopracciglia nere e lunghi capelli. Le sue guance rosate si accompagnano perfettamente al rosso vivo delle sue labbra.
Come suggeriscono i titoli di questi dipinti, sono le donne ad essere al centro delle opere di Klimt. Nelle sue numerose rappresentazioni di figure femminili non manca sensualità e lussuria. Sono donne seducenti, emblema della femminilità. Donne protagoniste. Ricche. Donne che intimoriscono e che abbagliano.
La modella e musa da cui da cui trasse ispirazione per dipingere entrambe le versioni della Giuditta fu la giovane Adele Bloch-Bauer. La donna divenne, da quel momento, la protagonista di molte delle opere più celebri del pittore. Tra queste ricordiamo Il Bacio – nota in tutta la storia dell’arte.
In Giuditta I, ad esempio, il linguaggio utilizzato dal maestro è prettamente simbolista e decorativo. I dettagli in oro conferiscono ancora più magnificenza ancora più sfarzo e carnalità. La figura rappresentata è una donna crudele e potente che tiene tra le braccia la testa di Oloferne, suo amato. La testa di quest’ultimo è rappresentata solo di scorcio mentre la figura della femme fatale predomina la scena sottolineando la sua maestosità e imposizione.
Klimt. La Secessione e l’Italia è una mostra promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation.
A cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna. La mostra vede come special partner Julius Meinl e Ricola, come partner Catellani & Smith, come radio partner Dimensione Suono Soft ed è consigliata da Sky Arte.