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Pillole di Storia, la fiaba nel corso del tempo

Curiosità dalla Storia

Isotta Franci 3 mesi fa Commenta! 7
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La fiaba nel corso del tempo: prima di tutto chiariamo la differenza principale tra fiaba e favola e ciò che le distingue. La differenza da fiaba a favola risiede nel contenuto e nella struttura narrativa. La fiaba è un racconto fantastico, spesso di origine popolare, che include elementi magici e sovrannaturali come fate, elfi, orchi e incantesimi; e con un intreccio più complesso e personaggi umani.

La fiaba e la favola

Inizia con “c’era una volta” e finisce con “e vissero tutti felici e contenti”. Il protagonista ha sempre delle prove da superare e combatte un antagonista. La favola, invece, è un racconto breve, spesso con protagonisti animali antropomorfi (cioè, animali che si comportano e parlano come umani), e mira a impartire un insegnamento, una morale o una critica sui comportamenti umani.

In sintesi: la fiaba è un racconto fantastico che ha come scopo di intrattenere, fare sognare, emozionare, insegnando certi valori, mentre la favola è un racconto breve con una morale, spesso con protagonisti animali, che vuole a educare su certi comportamenti e fare riflettere.

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La fiaba

La fiaba ha origini antiche e popolari, nacque come racconto orale e si tramandava di generazione in generazione. Il termine fiaba deriva dal latino fabŭla (racconto), la stessa radice della parola la possiede anche la favola, ma con uno scopo diverso, indicando un racconto, una narrazione. A sua volta, fabŭla deriva dal verbo latino for-faris (o fari), che significa dire o parlare.

Le fiabe sono storie fantastiche a lieto fine, spesso con elementi magici e universali, che rispecchiano le credenze, le paure e le aspirazioni del popolo. Nascono come trasmissione orale, un patrimonio culturale collettivo che veniva narrato attorno al focolare da contadini, pescatori e montanari.

Fantasia e fiaba

Non hanno un’origine geografica specifica, ma affondano le radici nelle fasi primordiali dello sviluppo di ogni popolo, e si ritrovano in diverse culture antiche. Si ritiene che le fiabe abbiano origine negli archetipi culturali e nell’inconscio collettivo umano, spiegando le somiglianze tra le fiabe di diverse parti del mondo.

Molte fiabe includono elementi come l’allontanamento, le prove, la magia e il ritorno, che richiamano i riti di iniziazione che segnavano il passaggio dall’infanzia all’età adulta.

L’India vide la prima forma letterale tra il II e il III secolo d.C.. In Europa il genere letterario si affermò nel XVII secolo con racconti come quelli di Charles Perrault e Il conte di fée della francese Madame d’Aulnoy.  Il periodo del Romanticismo, nel XIX secolo, fu cruciale per la rilettura delle fiabe popolari, specialmente con la raccolta dei fratelli Grimm in Germania.

Le fiabe non erano solo intrattenimento per bambini ma avevano grande importanza nella vita della comunità, offrendo divertimento e occasioni di riflessione per gli adulti, con lo scopo di fare conoscere ai bambini alcuni pericoli che incontravano nel percorso della loro vita.

Con il tempo si è sentito il bisogno di raccogliere in forma scritta i vari racconti orali che si andavano narrando. La più antica raccolta di fiabe vere e proprie è quella araba de Le Mille e una notte: un primo nucleo di fiabe indiane, che risalgono probabilmente al XII secolo, se ne aggiunsero poi altre persiane ed egiziane. Soltanto nel Settecento furono tradotte in Occidente, prima in Francia e poi in altri paesi.

In Europa, tra i primi che hanno raccolto fiabe troviamo Charles Perrault, che alla fine del Seicento scrisse I racconti di mamma l’Oca. L’opera contiene fiabe indimenticabili, come Il gatto con gli stivali, Barbablù, La Bella addormentata, Cenerentola e Cappuccetto rosso.

La fiaba

È nell’Ottocento, quando si sviluppano gli studi sulle tradizioni popolari, che in tutta Europa si cominciano a raccogliere sistematicamente le fiabe. La raccolta più importante è certamente quella di due studiosi tedeschi, i fratelli Grimm: Fiabe per bambini e famiglie (1812-22), duecento fiabe raccolte e ristampate continuamente e poi diffuse nel mondo.

Anche in questa raccolta tedesca troviamo fiabe indimenticabili: Biancaneve, Pollicino, Hansel e Gretel, I quattro musicanti di Brema… tutte con lo scopo di insegnare. Oggi le leggiamo e pensiamo quanto siano tetre e un po’… come dire, violente, ma per le epoche passate i bambini dovevano imparare i pericoli che in quei secoli popolavano il mondo.

Seguirono altre raccolte di vari paesi: fiabe norvegesi, russe, inglesi, irlandesi. In Danimarca, nella prima metà dell’Ottocento, Hans Christian Andersen raccolse, trascrisse e arricchì molte fiabe popolari, modificandole in gran parte con la sua fantasia (pensiamo a La Sirenetta).

In Italia l’attenzione per le fiabe è ancora più antica, già attorno al 1550 Gianfrancesco Straparola, nella sua opera Le piacevoli notti, aggiunse a novelle realistiche fiabe di origine popolare raccolte nel Veneto. La più grande raccolta italiana però fu quella di Giambattista Basile che, tra il 1634 e il 1636, scrisse Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de’ peccerille, detta anche Il Pentamerone. L’opera raccoglieva ben cinquanta fiabe in dialetto napoletano.

Nell’Ottocento e nei primi del Novecento molti studiosi di tradizioni popolari iniziarono a raccogliere fiabe nelle varie regioni italiane. Ci siamo trovati così a possedere un ricchissimo patrimonio di storie fantastiche provenienti dalla Toscana come dal Piemonte, dalla Sicilia come dalla Puglia. Queste fiabe erano però per lo più in dialetto. Nel 1954 lo scrittore Italo Calvino pubblicò una scelta di Fiabe italiane, trascritte in italiano dai dialetti di tutte le regioni. Finalmente anche l’Italia possedeva la sua raccolta di fiabe.

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