La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dal 19 gennaio, giorno della nascita di Cezanne, fino al 7 luglio 2020, ospiterà una mostra in onore del pittore.
Cezanne Paul, artista quasi dimenticato e poco menzionato sui libri di storia dell’arte, dopo i più conosciuti Van Gogh, Monet, Manet.
Un vero peccato, perché il pittore Cezanne é un maestro di effetti cromatici e luminosità, appassionato amante della Natura (volutamente la menziono con la N maiuscola, perché gli artisti che la amano, quasi senza accorgersene, la personificano).
Non ci sono tutte le opere di Cezanne in questa mostra, soltanto una parte, il resto si trova a Parigi. Tuttavia, il visitatore potrà ammirare alcune delle opere, in particolar modo “Le cabanon de Jourdan“, dipinta nel luglio del 1906, presso la casa dell’amico Jourdan. Pochi mesi dopo, Cezanne ci lascerà, ecco perché pare sia una delle ultime opere del pittore, se non addirittura l’ultima.
Il quadro, che unisce e supera tutti gli studi artistici di Cezanne, ricrea un’atmosfera di silenzio, in mezzo alla Natura che entra dalla porta di casa attraverso una pennellata di azzurro, confondendosi con il colore del cielo. Il giallo ocra c’immerge nel tepore di una casetta accogliente, c’invita a varcarne l’uscio, ma anche a restare ad ammirare gli alberi che si sfumano nel cielo e si perdono nel comignolo domestico.
C’è un gusto romantico, forse anche preromantico per gli spazi esterni che fanno intuire un’ora crepuscolare. Il romanticismo delle emozioni e della spontaneità dei sentimenti è percepibile agli occhi di un osservatore. C’è cuore e c’è anima, in questo dipinto, appunto. Ci sono le emozioni chiaro-oscure della quotidianità. Lo stile impressionistico diventa un punto di vista del pittore, un punto di osservazione del paesaggio che ha davanti, che viene rappresentato a pennellate di colore, quasi come fossero lingue cromatiche di straordinaria incisività. Cezanne supera le correnti artistiche della sua epoca, nella ricerca dell’essenza della Natura. Il disegno, in Cezanne, quasi scompare a vantaggio del colore. Il pittore elimina la prospettiva rinascimentale e ancorata ad una visione della realtà troppo predeterminata. In questo modo, lascia spazio alla libera interpretazione del paesaggio naturale, delle forme e dei colori.
“Il colore e il disegno non sono affatto distinti. In realtà, si disegna colorando”, disse Cezanne. Perciò, il colore disegna e sfuma la realtà in un’ottica personale e del tutto originale. Personalissima trasposizione della Natura.
Ciò che mi ha colpito della biografia di Cezanne è il fatto che ebbe un padre assolutamente ostile alla sua passione per la pittura, tanto che, essendo un banchiere, volle che il figlio studiasse Giurisprudenza, mentre la madre e la sorella Marie lo incoraggiarono. Egli, come spesso succede, dopo un primo momento in cui cercò di accontentare le velleità paterne, lasciò gli odiati studi giuridici e si dedicò all’arte, anche se dovette, per questa ragione, litigare con il padre. Come lui, molti scrittori e artisti dovettero far valere la propria vera e autentica personalità creativa, fantasiosa e geniale con il proprio padre. Mi viene in mente un Kafka che rappresentò, in molti racconti e romanzi, il padre come un’autorità severa, pesante, mai digerita e assolutamente incomprensibile. Di Cezanne mi ha stupito, piacevolmente, la sua vita solitaria, ritirata, con la moglie e il figlio, nelle campagne francesi, lontane dalla mondanità e dalla vita sociale, tanto che morì per una polmonite, causata dalla sua permanenza all’aperto, intento ad ammirare il mondo circostante.
E’ evidente che la sua personalità era schiva, poco propensa ad investire un ruolo sociale o una maschera di perbenismo, tipico dell’epoca, lontano quindi dalla borghesia e dalle sue ipocrisie.
E’ moderno il suo pensiero, con il quale concludo e rifletto: “L’approvazione degli altri è uno stimolante del quale talvolta è bene diffidare”.