Quando parliamo di donne giapponesi, la mente ci rievoca immagini di donne delicate e timorose in variopinti ed eleganti kimono. Altre immagini che colleghiamo alle donne nipponiche sono strettamente legate alla figura della geisha. Ma la donna giapponese non è solo un’amabile padrona di casa, legata al ruolo di angelo del focolare, oppure a intrattenitrice molto pittoresca.
Visto che ci stiamo avvicinando all’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, vi voglio far conoscere alcune donne nipponiche che hanno avuto un ruolo rilevante sia nella storia del Giappone, sia nella storia dell’arte giapponese.
Le donne giapponesi nella storia
La storia delle donne giapponesi è costellata di importanti nomi. Sono donne che si sono fatte conoscere nel Paese del Sol Levante per la loro audacia, in un paese notoriamente patriarcale. E, dopo i recenti fatti avvenuti in Giappone a discapito delle donne, è bene ricordare l’importanza e il valore che hanno avuto, alcune di loro.
Mi soffermerò solo su alcune, ma il mondo nipponico è ricco di donne importanti. Abbiamo già parlato della prima femminista, Raicho Hiratsuka e del suo movimento femminista. Ma per conoscerle, bisogna fare un salto nel tempo e andare nel periodo Heian ( 794-1185), dove incontriamo Murasaki Shikibu (973-1031 circa), pseudonimo di una misteriosa donna aristocratica.
La misteriosa donna è conosciuta per aver scritto il primo romanzo integrale, considerato un capolavoro della letteratura giapponese. L’oera in questione è La storia di Genji (o Genji Monogatari), e descrive nel dettaglio le sue esperienze personali e le particolarità della vita di corte.
Dello stesso periodo, un’altra donna, valorosa e impavida, è Tomoe Gozen (1157 circa). E’ conosciuta per essere la più accanita guerriera giapponese. Famosa per la sua lealtà e abilità in battaglia. Ha combattuto al fianco del suo maestro, il samurai Minamoto no Yoshinaka, per molti anni, fino alla sua caduta nella battaglia di Awazu (1184). Gozen fuggì dalla battaglia su richiesta del suo maestro.
Nessuno è sicuro di quello che è successo dopo, ma poiché non ci sono ulteriori resoconti su di lei è probabile che si sia suicidata secondo il rituale samurai (seppuku o harakiri) per stare di nuovo con il suo maestro.
Il nostro viaggio nella storia del Giappone, attraverso le sue donne, continua con Masako Kastura, detta Katsy, fu l’unica donna nel 1950 a giocare a biliardo in Giappone a livello professionale e la prima a partecipare ad un torneo mondiale. Sostenuta dal marito della sorella maggiore, che le ha insegnato a giocare, nel 1958 è riuscita a partecipare a trenta esibizioni e l’anno dopo apparve sugli schermi delle due principali emittenti statunitensi. Ha scritto due libri: Introduzione al biliardo del 1952 e Migliorare il vostro biliardo del 1956.
Nel 1990 tornò a vivere in Giappone con la sorella e qui morì cinque anni dopo. Conosciuta come “La First Lady del biliardo“, vinse su quasi tutti gli uomini contro cui giocò.
Anche la politica giapponese ha donne importanti. Sadako Ogata ( Tokyo, 16 settembre 1927 – Tokyo, 22 ottobre 2019), nata Nakamura, è stata una docente e diplomatica giapponese, ex Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Dopo aver terminato il suo mandato, è stata nominata presidente, il 1º ottobre 2003, dell’Agenzia di cooperazione internazionale del Giappone.
Ha vinto l’Indira Gandhi Prize e il Premio J. William Fulbright per la Comprensione Internazionale. Nel 2001 ha accompagnato in Africa l’allora Primo Ministro Mori per la prima visita ufficiale nel continente africano di un primo ministro giapponese. Amata dal suo popolo per la sua compassione per i più vulnerabili e i meno privilegiati, è lodata e portata ad esempio da tutti per la sua dedizione ai diritti umani.
Tra le donne giapponesi di grande importanza, possiamo annoverare anche una cantante e attrice, nonché icona culturale. Stiamo parlando di Hibari Misora (1937-1989) è stata un’icona della cultura pop giapponese. Era un’eccellente attrice, ma è stata la sua musica Enka (la musica tradizionale giapponese) a spianarle la strada verso il successo.
Misora ha registrato oltre 1.000 canzoni, tra cui Kawa no nagare no you ni che in un sondaggio condotto dalla NHK è stata votata come la più grande canzone giapponese di tutti i tempi. Misora è stata la prima donna giapponese a ricevere la Medaglia d’Onore dal governo per il suo contributo alla musica e al benessere della popolazione.
Misora è morta all’età di 52 anni a seguito di una grave malattia. Nonostante la sua prematura scomparsa, i suoi dischi continuano a vendere. Hibari Misora è stata anche la prima donna a ricevere il People’s Honor Award, un riconoscimento ufficiale da parte del governo giapponese.
Sono state tante le donne giapponesi vittime della Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Ma una bambina, è stata eletta come simbolo di tutte le vittime innocenti delle guerre. La bambina in questione è Sadako Sasaki.
Quando è stata sganciata la bomba su Hiroshima, Sasaki aveva solo 2 anni, e riuscì a sopravvivere a quell’orrore umano. A 9 anni le è stato diagnosticata la leucemia, come molto bambini che hanno subito le radiazioni dell’atomica. Morì nel 1955, a soli 12 anni, ed è diventata il simbolo di ogni vittima innocente della guerra. Utilizzando i fondi raccolti dai bambini, nel maggio 1958 è stato eretto un monumento in suo onore nel Parco della Pace di Hiroshima.
Le donne giapponesi hanno conquistato anche lo spazio. E a tal proposito ricordiamo Chiaki Mukai (6 maggio 1952, Tatebayashi, Prefettura di Gunma, Giappone). Chiaki Mukai è un’ex astronauta e medico giapponese. Ha partecipato alle missioni STS-65 e STS-95 dello Space Shuttle.
La Dottoressa Mukai ha anche volato con il senatore americano John Glenn, 77 anni, la persona più anziana ad andare nello spazio; il loro lancio fu seguito in diretta in TV negli Stati Uniti.
L’arte al femminile
Particolare attenzione poniamo verso le donne giapponesi che si sono distinte nell’arte. Sono poche le pittrici giapponesi a noi note, eppure nel corso delle diverse epoche della storia del Giappone ce ne sono state tante.
Per secoli, le donne giapponesi che si dedicavano all’arte della pittura erano nascoste dietro le figure maschili della famiglia. Ricordiamo che la società giapponese è da sempre stata una società patriarcale, e le donne subivano in silenzio, più o meno.
Solo il tempo ha permesso a queste donne e artiste di uscire allo scoperto e non essere più definite pennelli fantasma. Erano donne che potevano aiutare nella preparazione dei materiali e nella colorazione delle tele, ma raramente firmare le opere a cui avevano contribuito e ottenere riscontri economici.
Eppure i pennelli facevano parte del corredo delle donne giapponesi, il konrei chōdo, in quanto dipingere era considerato un talento affascinante in una donna di cultura.
Durante il periodo Edo, si sono sviluppati diversi stili, nati dall’ukiyo. Uno di questi stili è lo stile nihonga che ha permesso ad alcune donne di emergere e che ha fatto arrivare fino a noi le loro storie e i loro nomi. Tra queste, troviamo Kiyohara Yukinobu, il cui padre apparteneva alla scuola Kano, e Tokuyama Gyokuran, divenuta un modello di indipendenza per tutte le donne con spirito creativo.
La “figlia d’arte” più nota di tutte è però sicuramente Ōi Katsushika (1800 circa – 1866 circa), figlia del maestro Hokusai. Estremamente famoso anche in Europa, viene ricordato principalmente per le sue opere paesaggistiche, come le Trentasei vedute del monte Fuji, di cui
fa parte La grande onda di Kanagawa.
Descritta come una donna ambiziosa e anticonformista, Ōi rimase vicino al padre per tutta la sua vita, apprendendone la tecnica e lo stile, ma riuscendo a distinguersi come artista indipendente grazie a un forte tocco personale.
La donna infatti sviluppò una particolare sensibilità nell’uso dei colori, utilizzando potenti tecniche di luce e ombra e dipingendo le stelle come puntini rossi e blu, in rottura con la tradizione precedente che le voleva esclusivamente bianche.
Tra le artiste e donne giapponesi, non possiamo che ricordare Uemura Shōen (Kyoto, 23 aprile 1875 – 27 agosto 1949), artista attiva a partire dal Periodo Meiji, distintasi per i suoi bijinga, i ritratti di bellezze femminili.
Donna forte, è passata alla storia come prima pittrice ad essere nominata membro dell’Accademia Imperiale delle Arti e come prima donna ad essere insignita dell’Ordine della Cultura e a vedere un proprio dipinto inserito tra le Opere di importanza nazionale del Giappone.
Altra artista, famosissima per i suoi pois, è Yayoi Kusama (Matsumoto, 22 marzo 1929). Kusama non lascia quasi mai l’ospedale psichiatrico di Tokyo dove si è volontariamente rifugiata 44 anni fa se non per andare a lavorare nel suo studio, dall’altra parte della strada. Lì si sente coccolata, lei che ha fatto una vita solitaria, nata da una famiglia ricca ma infelice.
Kusama ha iniziato a dipingere da piccola. Violette, peonie e zinnie che, dopo un po’ che le osservava, finivano per parlarle, dando luogo alle prime allucinazioni che non la abbandoneranno mai più. Prima i fiori, poi le zucche. A 11 anni nel giardino del nonno una zucca iniziò a parlarle e lei ne fece il suo soggetto preferito.
Ci sono tante altre le donne giapponesi che si sono distinte in qualunque campo, e proverò a parlarne in maniera più approfondita in futuro. Ma non sono solo donne giapponesi, potremmo estendere questo elenco anche a donne cinesi, americane, canadesi, vietnamite, congolesi, francesi, italiane. Qualunque nazione voi studiate, troverete sempre donne che hanno lottato e sgomitato per ottenere qualcosa, non solo per loro, ma per le future donne.