Un recente studio ha portato alla luce una scoperta straordinaria: le popolazioni neolitiche italiane usavano il cinabro come pigmento già all’inizio del VI millennio a.C. Questa scoperta è stata fatta grazie alla collaborazione tra l’Università di Pisa, la sede pisana dell’ICCOM-CNR e il CSIC di Barcellona.
Una rivelazione Sul lago di Bracciano
Le tracce del cinabro sono state ritrovate nel sito archeologico de La Marmotta, situato sulle rive del Lago di Bracciano, nel Lazio. Utilizzando tecniche avanzate di analisi chimica e mineralogica, i ricercatori hanno individuato la presenza di questo minerale tossico in vari manufatti del sito.
Secondo Cristiana Petrinelli Pannocchia, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, “la scoperta dell’uso del minerale in questo contesto è particolarmente significativa perché il cinabro è un minerale tossico che richiede una gestione e un trattamento particolari”. Questo minerale, spesso associato a pratiche rituali e cerimoniali, riflette un importante aspetto culturale e simbolico delle società neolitiche.
Reti di scambio e commerci nel Neolitico
Un altro aspetto interessante della scoperta è che i depositi di cinabro si trovano a notevoli distanze da La Marmotta, suggerendo l’esistenza di una rete di scambi e commerci ben sviluppata già nel Neolitico. Materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra diverse aree della penisola, dimostrando una complessa organizzazione sociale.
Cos’è il Cinabro?
Il cinabro è un minerale di colore rosso brillante, noto per essere la principale fonte di mercurio. È composto da solfuro di mercurio (HgS) e si forma tipicamente in aree vulcaniche e idrotermali. A causa del suo aspetto vistoso e della sua rarità, il cinabro è stato utilizzato fin dall’antichità come pigmento per colorare ceramiche, affreschi e altre opere d’arte. Tuttavia, è anche un minerale tossico, il che significa che la sua estrazione e lavorazione richiedono particolari precauzioni per evitare l’avvelenamento. Nonostante la sua tossicità, il cinabro ha avuto un importante ruolo simbolico e culturale in molte società antiche, spesso associato a pratiche rituali e cerimoniali
Revisione delle conoscenze
Grazie a questa scoperta, si rende necessario rivedere le conoscenze attuali sulla diffusione e l’uso dei pigmenti minerali nel Neolitico europeo. “La datazione che siamo riusciti a stabilire attraverso i reperti del sito de La Marmotta ci permette di arretrare l’uso del cinabro in Italia all’inizio del VI millennio a.C., ridefinendo così la cronologia dell’uso di questo pigmento nel Mediterraneo occidentale”, aggiunge la ricercatrice pisana.
I dettagli completi della scoperta sono stati pubblicati sulla rivista Quaternary Science Reviews.
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