“Stato di Agitazione Permanente” . I lavoratori dello spettacolo, il 30 maggio 2020, sono scesi in 13 piazze italiane per questa manifestazione nazionale. Fra queste piazze, la città di Bari, che, nonostante la pioggia, di fronte al Teatro Niccolò Piccinni, teatro comunale della città, ha riunito i lavoratori pugliesi della cultura e dello spettacolo che hanno manifestato per i loro diritti. Noi di Arte Icrewplay abbiamo intervistato Licia Lanera, attrice e regista della compagnia Licia Lanera di Bari chiedendole il suo punto di vista.
“Stato di Agitazione Permanente”: Licia Lanera, regista e attrice barese
Licia Lanera, è un volto noto nel teatro italiano. Fondatrice nel 2006 della compagnia Fibre parallele, ora regista e attrice della compagnia Licia Lanera di Bari.
Vincitrice di molti premi, tra cui il premio UBU nel 2014, assegnatole nella categoria come nuova attrice e performer (under 35), per l’interpretazione in Celestina con la regia di Luca Ronconi e candidata nel 2019 come miglior attrice e performer con Cuore di cane di Michail Bulgakov, uno dei suoi ultimi lavori di regia e attrice: una trilogia sugli autori russi,“Guarda come nevica” che include la produzione del Gabbiano di Cechov, che ha debuttato al Teatro Petruzzelli di Bari lo scorso autunno e che terminerà con l’ultima parte dedicata a Vladimir Majakovskij, I sentimenti del maiale.
La incontriamo a pranzo, sprigiona l’energia di chi vive per il teatro.
Con che spirito hai partecipato alla manifestazione “Stato di Agitazione Permanente”?
Ho deciso di partecipare a questo evento, oltre la rappresentanza in quanto compagnia Licia Lanera, soprattutto come singolo lavoratore dello spettacolo, perchè questa manifestazione è nata da un gruppo di lavoratori dello spettacolo che in realtà non è affiliato a nessun tipo di associazione di categoria, partito politico, ma è un gruppo informale nato da un momento di grande crisi del settore della cultura.
La crisi dello spettacolo e del teatro esisteva anche prima dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid?
Sì. Ad esempio, la regione Puglia ha dei conti aperti con le imprese pugliesi dal 2017. Sostanzialmente i saldi 2017 non sono stati ancora erogati per moltissime compagnie teatrali e nel 2020 non si sa quale sia la modalità per accedere ai contributi ordinari.
Ora, in un momento di difficoltà come questo, ci siamo uniti in un Documento condiviso di Emergenza per gli operatori dello spettacolo, che esprimesse per tutti le istanze più essenziali ed urgenti. Manca la politica e la visione culturale globale che possa abbracciare quelli che sono rimasti senza lavoro.
Sono stati citati tre articoli, nello specifico 4,9 e 33 della Costituzione italiana, nella cultura etica del lavoro, nei suoi doveri e nei suoi diritti.
Il primo motivo in assoluto per il quale ero lì, è che vorrei che si crei una consapevolezza di categoria. Molto spesso i lavoratori sono avulsi e ricattati tra la crisi e l’esuberanza del proprio ego.
Dal mio punto di vista, tendono spesso non solo a non rendersi conto dei loro diritti, ma a non avere una coscienza economica rispetto al proprio lavoro, perchè alla fine pur di lavorare, lo fanno a prezzi stracciati, oppure, si subisce come nel nostro caso, il fatto di aspettare la Regione che non eroga i fondi necessari.
E’ una questione economica sempre precaria e i lavoratori dello spettacolo chiedono una serie di protezioni che riguardano, appunto, tutto quel tempo che non è il tempo pratico, ma anche il tempo artistico.
Ti riferisci al Reddito di continuità che chiedete per permettere di sostenervi?
Un’opera d’arte va pensata e creata, c’è un grande studio dietro ad uno spettacolo e non puoi ridurlo all’osso perchè non ci sono i soldi per mantenerti. C’è tutto un tempo della creazione che spesso non viene riconosciuto.
Ad esempio, per gli scritturati di una compagnia, le prove sono retribuite ma nel caso degli artisti singoli, viene riconosciuto solo il giorno lavorativo effettuato. Serve un Reddito di Continuità che va a prescindere dalla quantità di giornate lavorative che fai e che ti permette di avere un tempo per la creazione.
Per la categoria di lavoratori dello spettacolo è stato previsto un bonus per tutti coloro che nel 2019 hanno avuto almeno 7 giornate assicurate. C’è polemica?
Per quanto riguarda il dibattito sui 600 euro che lo Stato ha erogato, non sono d’accordo. Non puoi affermare di essere un lavoratore se hai sette giornate lavorative in un anno, è veramente assurdo. Purtroppo esiste la questione del nero, nessun giudizio, ma poi se decidi di lavorare fuori dalle regole statali non puoi chiedere i sovvenzionamenti allo Stato. E’ una contraddizione.
Quali sono stati i lati positivi della manifestazione?
Per me, la cosa fondamentale di questa manifestazione è stato il processo di unione che si è creato. Credo che il comparto dello spettacolo sia ancora molto frammentato. Facciamo la guerra tra poveri, a chi lavora più o meno perchè è un situazione precaria, ora invece c’è un momento di unione dal più grande al più piccolo. C’è la necessità di unirsi.
La chiusura dei teatri ha cancellato molti spettacoli. La tua compagnia aveva una tournée che hai dovuto rinviare?
Con l’attività di laboratorio teatrale, che oltre i termini economici della compagnia è il lavoro di un pensiero e un lavoro di tutto un anno, non abbiamo potuto esibirci con il saggio di fine anno dei miei allievi. Per quanto riguarda il mio ultimo progetto Guarda come nevica, le date primaverili sono saltate.
Il 20 giugno 2020 avrei dovuto debuttare a Torino all’interno del Festival delle colline torinesi, che ci ha ospitato spesso negli anni, con la trilogia per intero di Guarda come nevica, nell’ultima giornata del Festival. Finalmente dovevamo chiudere il cerchio con l’ultimo spettacolo dedicato a Vladimir Majakovskij, I sentimenti del maiale e avevo l’ambizione di farlo in un’ unica maratona, ricordando una maratona con la regia di Antonio Latella su Pasolini che mi colpì molto.
Si recupererà, ma non si sa in che forma. Anche perchè al Nord la situazione è diversa e quindi, giustamente, c’è più cautela. Oltretutto bisogna affrontare le misure di sicurezza e in uno spettacolo con più attori non è semplice. E’ un’incertezza.
La manifestazione si è svolta davanti al Teatro Piccinni di Bari, teatro che lo scorso dicembre hai inaugurato proprio tu, curando la regia degli spettacoli.
Sì, è stato un grande evento per la città. Però credo che il teatro funzioni se non resti solo un contenitore, ma diventi un luogo dove c’è un progetto culturale. Per quanto riguarda il Piccinni, teatro comunale di Bari, il Teatro Pubblico Pugliese ha curato la stagione in questi anni, ma non esiste un vero direttore artistico che ci metta un pensiero dandogli un’identità. Il teatro –non comunale ma della città- ma un teatro per gli artisti, dove si fa ricerca, una scuola di formazione per attori, convegni e incontro di attività culturali aperto tutti i giorni.
Questa manifestazione resterà solo un urlo o ci saranno dei cambiamenti?
Denunciare e mettere a punto delle questioni importanti del sistema è importante. Aldilà di questa manifestazione, parallelamente, si sono create altre associazioni di categoria come C.RE.S.CO a livello nazionale dove si è ragionato di politica culturale. Credo che qualcosa si muoverà, vedo una certa perseveranza. Altrimenti, ritorneremo alle abitudini di prima. Se a questa manifestazione si associa una battaglia quotidiana, cosa che io sto facendo, tutto questo sarà diventata veramente un ‘opportunità.
Noi di Arte Icrewplay ringraziamo Licia Lanera e le facciamo un grande “in bocca al lupo!”