Le Macchine Anatomiche sono un mistero decisamente raccapricciante, benché di carattere scientifico, giunte ai nostri giorni grazie all’ingegno umano e all’amore per la cultura, le arti e le scienze del Principe di Sansevero, personalità di spiccato ingegno che seppe, nella Napoli Borbonica, coadiuvato dal medico palermitano Giuseppe Salerno.
Custodite nel Museo Cappella di Sansevero, sono due scheletri umani, appartenuti in vita ad un uomo ed a una donna, sui quali però è ben visibile tutta la struttura dell’apparato circolatorio, compresi gli organi con esso coinvolti. Conservati perfettamente.
E per tutto, si intende proprio la completezza dell’intero corpo. Vene, arterie e capillari, come un intreccio di liane, fanno bella mostra di sé in due teche, nelle quali dal 1700 vengono custodite, esposte e conservate.
Particolare certamente non trascurabile è che fonti certe, riferiscono che una delle due Macchine Anatomiche, quella femminile, fino a pochi anni fa, circa una decina, recava a corredo, passatemi il termine, un feto attaccato al cordone ombelicale con tanto di placenta adagiata a latere.
Scena più che raccapricciante ma in nome del progresso scientifico, siamo tutti disposti ad accettare come momento di apprendimento.
Ma lo è ancora di più, apprendere dalla direzione museale che quel feto fu trafugato in tempi recenti, senza che se ne sia più saputo nulla.
Siamo abituati ormai ad indagare su misteri da cui inevitabilmente ne scaturiscono degli altri ed altri ancora ma in questo caso direi che l’intreccio di casualità miste a dubbi sempre più densi, non lascia immaginare niente di buono.
Gli anni sono quelli del ‘700 in una Napoli in cui il fervore culturale toccava i più alti momenti di realizzazione anche grazie alle mani e all’ingegno di grandi artisti, ormai pienamente formati ma anche al mecenatismo radicato che nel Principe di Sangro toccò momenti apicali.
Parte di questo fervore culturale rimane ancorato alle teche in cui sono conservate le Macchine Anatomiche , simbolo di un’epoca certamente ma che lasciano una serie di dubbi su come è stata condotta la loro realizzazione.
A guardarle ora, al di là del limite emotivo, differente per ognuno di noi, forse non se ne comprende a pieno l’unicità.
Guardare qualcosa che sappiamo già, toglie inevitabilmente il sensazionalismo e con esso lo stupore della scoperta.
Immagina con me le Macchine Anatomiche, realizzate e esposte alla curiosità dei più, in un momento storico in cui si sapeva poco o niente di come il corpo umano fosse realmente fatto.
A detta di numerosi studiosi, intervenuti sulla questione delle Macchine Anatomiche, al di là del mistero sulla loro realizzazione, subentra forte lo stupore dell’intuizione, prima che della messa in opera, poichè ricche di elementi conoscitivi in materia, divenuti alla portata degli studiosi solo un secolo dopo.
Solo questo basterebbe per calare le Macchine Anatomiche dietro un fitto alone di mistero difficilmente valicabile
A questo si aggiunga, nella consuetudine che mistero attrae mistero, un ulteriore dilemma circa la loro fattiva realizzazione.
Sembra che in momenti molto recenti si sia scoperto che alcune parti delle Macchine Anatomiche, in effetti presenterebbero più passaggi difformi rispetto a come è fatto davvero un corpo umano, momenti questi definiti incompatibili proprio con la vita.
Il mistero dunque si infittisce e sebbene una sorta di spiegazione è stata fornita, si sà certe evidenze leggendarie son dure a morire e tutto sommato forse è anche meglio lasciare in taluni ambiti quell’alone di mistero che tanto affascina; in questo caso più che in altri, dove l’impatto visivo a mio avviso ha fortemente bisogno di qualcosa di effimero a cui appellarsi.
Eppure un’intera generazione di bambine ha giocato senza battere ciglio, con il modellino interamente sbudellabile di Jane Anatomica, ma credo che questa, come si dice spesso, è un’altra storia.