Mamma, parola unica al mondo che ha da sempre ispirato l’arte in ogni sua forma ed espressione.
Nell’Italia centrale, in provincia di Frosinone, nel piccolo borgo di Castro dei Volsci, dal 3 giugno 1964, data del ventennale anniversario della resistenza, sorge una scultura dall’intenso valore simbolico oltre che storico.
E’ posto esattamente sul punto più panoramico del borgo, una sorta di terrazza con una vista unica e mozzafiato che domina tutta la valle del sacco.
Inusuale bellezza naturalistica che abbraccia in quel preciso luogo la scultura della Mamma Ciociara di Fedele Andreani, fortemente voluta dalla popolazione tutta della Ciociaria, non solo di Castro dei Volsci che però di fatto ne ospita l’installazione.
All’epoca dell’inaugurazione ufficiale, fu Don Mario Avallone a scrivere le difficili parole che al contempo dovevano elogiare un’opera d’arte a ricordo ma anche riaprire inevitabilmente una ferita mai del tutto rimarginata:
Non è un episodio in cui brilli il coraggio militare, ma in cui risplende il sentimento più puro che esista in mezzo agli uomini: l’amore materno, che portò donne al sacrificio della vita per difendere l’onore delle figlie, di fronte a reparti militari, imbestialiti dalla guerra, resi feroci e disumani dagli odi e dai rancori, senza disciplina e privi di senso morale
Una statua in ricordo di tutte le donne soprattutto mamme che, proprio durante la seconda guerra mondiale, affrontarono l’inimmaginabile, talune finanche la morte per difendere la dignità propria e soprattutto quella delle loro figlie, dalle nefandezze perpetrate delle truppe francesi.
La statua che si erge fiera sull’altura che domina la valle le ricorda tutte quelle donne, vittime di ciò che la storia in seguito indicò da allora e per sempre con il termine di “Marocchinate“.
Il monumento alla Mamma Ciociara testimonianza del coraggio e di un’epoca
Questo monumento raffigurante la mamma ciociara, è posto soprattutto a ricordo degli eventi storici noti al grande pubblico perché narrati nel cinema dalla famosa pellicola “La ciociara”, film di Vittorio de Sica che valse alla nostra Sofia Loren l’ambitissimo premio Oscar come attrice protagonista.
Gli avvenimenti raccontati nel film sono a loro volta tratti dall’omonimo libro di Alberto Moravia, nel quale si legge della tragedia della guerra e delle violenze commesse sulle donne, mamme e figlie, nel territorio ciociaro.
L’opera, come detto realizzata volutamente nel più prezioso dei marmi, quello di Carrara appunto, prediletto dai maggiori artisti di tutti i tempi, raffigura una madre, che con l’interezza del suo corpo tenta disperatamente di proteggere sua figlia dalle violenze, mentre rivolge il suo sguardo al cielo in segno di supplica ma anche forse per sottolineare l’assenza della misericordia in quello che fu il momento più buio per quale terre.
Il dolore di un ben definito momento storico, quello degli ultimi atti della seconda guerra mondiale, racchiuso in finissimo marmo di Carrara su un’altura panoramica quasi a voler sorvolare con il marmoreo sguardo ogni luogo che in successione o contemporaneamente si è visto inconsapevole teatro di una barbarie senza indicibile i cui silenziosissimi strascichi temo abbiano coinvolto altrettanto silenziosamente più di qualche generazione che pur non volendo, si sono trovate anche a distanza di tempo a fare i conti con il terribile passato.
Oggi nel giorno che festeggia la mamma, è giusto, insieme agli altri, ricordare ciò che forse nell’immediatezza si è cercato fortemente di dimenticare, l’orrore che da più di cinquant’anni la statua della Mamma Ciociara invece ricorda senza bisogno di parlare o raccontare.