“Raggio” era un nome scelto. Ma anche una dichiarazione di poetica. A raccontare l’universo sfaccettato e visionario di Man Ray è la mostra “Le Forme di luce”, aperta al Palazzo Reale di Milano fino all’11 gennaio 2026. Un evento di portata internazionale, che si svolge in parallelo con la retrospettiva allestita al Metropolitan Museum di New York.
Milano e New York si stringono così attorno a un artista che ha fatto della sperimentazione il proprio marchio. Trecento opere tra fotografie vintage, disegni, oggetti, litografie e documenti ricostruiscono l’intero arco della sua carriera: dagli esordi dadaisti al surrealismo parigino, fino alla fotografia di moda e al cinema sperimentale.
L’artista che fotografava il pensiero
Man Ray, nato Emmanuel Radnitzky nel 1890 a Philadelphia, ha attraversato il Novecento con lo sguardo spiazzante di chi non accetta etichette. Pittore, fotografo, cineasta, scultore, designer: ogni medium per lui era un pretesto per indagare la luce e l’ironia. E per confondere volutamente arte e vita.
Trasferitosi a Parigi nel 1921, entrò subito in contatto con Marcel Duchamp, André Breton, Louis Aragon e Tristan Tzara, diventando figura centrale tra dadaisti e surrealisti. A Tzara si deve anche il nome “Rayografie”, con cui si identificano le fotografie senza fotocamera create da Man Ray poggiando oggetti direttamente sulla carta fotosensibile.
Un gioco, sì. Ma anche una dichiarazione di poetica. Il caso e la luce al posto del controllo. L’ombra al posto della tecnica.
Fotografia, moda, sperimentazione: un artista fuori dai margini
All’inizio, fotografava solo per documentare le sue opere. Ma presto la fotografia divenne un linguaggio autonomo. Iconiche le immagini dei suoi amici artisti, trasformati in sagome eleganti e rarefatte, dove il bianco e nero diventa linguaggio astratto. Volti, mani, corpi, oggetti comuni: tutto può diventare simbolo, geometria, provocazione.
Negli anni ’30 si avvicina al mondo della moda, e lo stravolge dall’interno. Collabora con riviste e maison, da Elsa Schiaparelli a Coco Chanel, portando la luce artificiale e il surrealismo nei servizi fotografici. Lontano dall’estetica patinata, i suoi scatti sembrano sogni in posa, piccoli racconti visivi che annullano i confini tra arte e pubblicità.
Ma Man Ray non si ferma lì. Si dedica anche al cinema sperimentale, con cortometraggi come Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L’Étoile de mer (1928), e Les Mystères du Château de Dé (1929), opere visionarie che anticipano il videoclip e i linguaggi audiovisivi contemporanei.
La mostra di Milano: un atlante della libertà visiva
Curata da Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca, la mostra milanese è promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, che firma anche il catalogo ufficiale.
Il percorso espositivo si muove tra le tante “forme di luce” che Man Ray ha abitato:
- Le rayografie, testimonianza del suo approccio diretto e giocoso alla materia fotografica
- I ritratti degli anni ’20 e ’30, tra i più raffinati della storia dell’immagine
- Oggetti e disegni, che rivelano la vena progettuale dietro ogni intuizione
- Le immagini di moda, dove il surrealismo incontra il glamour
- Le pagine di riviste, documenti, lettere, che ricostruiscono la rete intellettuale e affettiva dell’artista
- Estratti video dei film sperimentali, ancora oggi di sorprendente modernità
Ogni sezione è un invito a pensare la luce come linguaggio, non come effetto. Come qualcosa che svela ma anche deforma, che costruisce e allo stesso tempo inganna. Un gioco, sì. Ma mai gratuito.
Man Ray, oggi

Che senso ha oggi tornare su Man Ray? In un’epoca in cui la fotografia è ovunque, riscoprire l’origine del gesto fotografico come atto concettuale e poetico è quasi necessario. Le sue immagini non sono estetiche, sono idee. Sono domande. Sono scherzi serissimi.
Man Ray ha cercato la bellezza nei luoghi meno ovvi. Ha usato il corpo femminile come strumento espressivo senza mai cadere nella pornografia o nell’oggettivazione. Ha fatto della banalità un luogo di rivelazione.
È stato un artista “senza confini” in un secolo di confini rigidi. E oggi, forse più di allora, ci insegna quanto la leggerezza possa essere una forma di profondità.
Informazioni utili
Titolo mostra: Le Forme di luce – Man Ray
Luogo: Palazzo Reale, Milano
Date: fino all’11 gennaio 2026
Ingresso: a pagamento (con riduzioni disponibili)
Orari: da martedì a domenica 10:00–19:30, giovedì fino alle 22:30. Lunedì chiuso
Catalogo: pubblicato da Silvana Editoriale
Per chi ama la fotografia, ma anche per chi cerca uno sguardo nuovo sul Novecento, questa mostra è un appuntamento da non perdere.
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