Matebox, arte come terapia. Apparentemente una comunissima scatola. Ma se vi dicessi che grazie a questa bambini con disabilità (e non solo loro) sono in grado di comunicare e apprendere meglio, più efficacemente? L’idea è del musicista, compositore e produttore discografico Matteo Scapin (meglio conosciuto al pubblico come Matthew S).
Matebox, arte come terapia di Matthew S
Lo scopo: aiutare i bambini a interagire. Matebox, infatti, può essere considerato un vero e proprio strumento polifunzionale, in grado di ampliare tre aspetti fondamentali della dimensione cognitiva del bambino: quello comunicativo, quello conoscitivo e quello ludico – musicale. Si ha la possibilità di usufruire di uno strumento che diventa facilitatore per le principali richieste: Come stai? Cosa vuoi mangiare? Etc.
Il progetto è nato dall’esigenza di realizzare uno strumento che nelle mie attività ludico-musicali potesse aiutare i bambini e ragazzi dei miei laboratori a creare un nuovo modo di esprimersi. Il mio percorso professionale come docente di produzione presso l’Istituto Musicale Veneto città di Thiene, il mio progetto Artistico Matthew S e la mia esperienza come assistenza scolastica nelle scuole elementari, mi hanno aiutato a sviluppare e perfezionare Matebox .
Matebox – tra arte e solidarietà
Si tratta di un progetto nato durante il primo lockdown e volto a coniugare arte e solidarietà, creatività e impegno sociale. Il fine è quello di aiutare i bambini con difficoltà comportamentali e di apprendimento a non essere lasciati indietro spingendoli, al contrario, ad ampliare e arricchire le proprie possibilità espressive e i propri orizzonti comunicativi. Come avviene? Grazie all’aiuto di immagini e suoni.
Con Matebox ho inserito la parte conoscitiva, importante per apprendere le materie scolastiche come la matematica, le scienze, l’italiano e persino la geografia. La parte ludico-musicale è fondamentale, perché tramite determinati giochi musicali si può incrementare molto l’espressività di chi usa questo prodotto.
È stata creata tenendo conto di aspetti che secondo il mio punto di vista sarebbero stati fondamentali per aiutare bambini con o senza disabilità. Ho iniziato a creare questo prototipo durante la prima quarantena. L’unico mio obiettivo era quello di unire tutte le mie competenze e creare qualcosa che mi potesse dare la possibilità di svoltare in positivo questo periodo.
Come funziona Matebox?
Matebox è una scatola sulla quale si trovano otto tasti di differenti colori (ma in base alle esigenze il numero può cambiare, precisa Matthew S) e una serie di tessere, ciascuna raffigurante un disegno (l’espressione di un’idea, di un concetto) e la parola che lo rappresenta, scritta anche in Braille.
Attraverso questo approccio e grazie al PECS, sistema comunicativo per scambio di simboli e immagini che combina al suo interno conoscenze approfondite di terapia del linguaggio e tecniche cognitive comportamentali di apprendimento, vengono stimolate le potenzialità comunicative dei bambini.
Ad ogni tasto di Matebox corrisponde un suono differente, fruibile grazie ad Ableton (programma scaricabile da internet) consentendo, così, ai bambini di scoprire ed esplorare a un mondo fatto di parole, suoni e immagini. Ma non è ancora tutto. Matebox, infatti, può essere anche personalizzato così da registrare e utilizzare, come voce guida, anche quella dei genitori del bambino, o della persona che lo affianca nelle terapie.
Sapevo già dell’esistenza di facilitatori comunicativi, però il mio intento era sviluppare un prodotto che potesse accrescere altri aspetti oltre a quello comunicativo. […]
Sono stati necessari tre anni di lavoro intenso con i suoi ragazzi per affinare sempre più gli strumenti da utilizzare in terapia. Su tutto, però, sempre una sola parola…che è un’ideale a cui tendere: le persone. Per rendere tangibile l’idea di Matebox di Matthew S, è stata lanciata una campagna di crowdfunding su gofundme. Vi invitiamo a sostenerla…clicca qui!