Medioevo: mentre Bizantini e Persiani combattevano all’ultimo sangue quella che sembrava una guerra decisiva per le sorti del vecchio mondo, nella vasta distesa deserta dell’Arabia andavano maturando eventi che nel giro di pochi anni avrebbero sconvolto la storia dell’umanità, creando avvenimenti che ancora oggi, nel mondo contemporaneo, hanno molta rilevanza.
Gli arabi irruppero “prepotentemente” sullo scenario in occidente, dando alla luce eventi riconducibili alla nascita di una nuova religione: l’Islam. Capace di imprimere una coesione ideologica all’aggressività dei nomadi del deserto e di lanciarli alla conquista di un impero, che nella sua massima espansione arrivò dalla Spagna all’Asia centrale.

Il più grande impero del Medioevo
Di questo quadro di storia e della sua importanza gli storici ne sono sempre stati consapevoli, ma la questione araba e la sua nascita spetta al belga Henri Pirenne (1862-1935). Nella sua tesi viene specificato di come i Germani, entrati nel mondo romano, non ne alterarono i caratteri principali, infatti le città mantennero il ruolo di centri di scambio e della vita politica e amministrativa; mentre nel Mediterraneo furono invece gli Arabi a creare una situazione completamente nuova, mettendo fine all’unità dei popoli nel Mediterraneo stesso e causando in Occidente la crisi del commercio.
Uno storico francese, Maurice Lombard, ha contestato la tesi di Pirenne, attribuendo agli Arabi il merito di aver rivitalizzato l’economia in Occidente, facendo ritornare l’oro che già scarseggiava in età romana. Quest’ultimo era importante per acquistare i prodotti di lusso in Oriente.
Dipendentemente dalle due contestazioni, non c’è dubbio sul quella di Pirenne che gli Arabi misero in ginocchio l’impero bizantino, riducendone fortemente il raggio d’azione, dando vantaggio alla Chiesa di Roma e al regno dei Franchi su alcuni vuoti creati nel Mediterraneo centro-occidentale.
Il popolo arabo
Situata tra l’Africa e l’Asia, la penisola arabica è nel suo complesso un grande deserto con rilievi lungo le coste che, arrestando i venti umidi del Mediterraneo e dell’oceano Indiano, rendono il clima caldo e secco. Solo in poche zone si è beneficiati dalle piogge, mentre nell’entroterra le uniche risorse idriche sono quelle delle acque sotterranee, dalle quali vengono alimentate osasi.
L’Arabia meridionale, invece, è favorita dalle piogge monsoniche ed è anche il punto di incontro del commercio tra l’oceano Indiano e il Mediterraneo; era abitata da stirpi di lingua (l’attuale Yemen) diversa rispetto a quelle delle popolazioni del centro-nord. Furono in rapporti commerciali prima con Roma e poi con Bisanzio, era uno stato prospero e nel d.C. si trovarono sotto la dominazione degli Etiopi.
Qualche decennio dopo fu provocata la rovina di questa florida regione dal crollo di una gigantesca diga, Marib, la quale causò la desertificazione di una vasta area. La grande maggioranza della popolazione dell’Arabia era formata dai Beduini, che attraverso la dura vita del deserto avevano imparato a coltivare valori come coraggio e fierezza.
Dai Beduini si ha la tradizione della sunna (modificata, poi, con l’avvento dell’Islam), alla guida di ogni tribù, i cui membri erano uguali tra loro, c’era un capo elettivo, assistito da un consiglio e da un giudice. La donna apparteneva al marito e gli era ceduta dopo un pagamento di una dote, rimanendo nella nuova famiglia per tutta la vita, anche se vedova.
Il quadro a livello religioso era frammentato, caratterizzato in prevalenza dal politeismo. Gli Arabi meridionali adoravano divinità collegate alla personificazione dei pianeti, quelli del Nord prestavano il loro culto sia a divinità varie che a una divinità suprema, Allah (Dio), sia a una grande quantità di spiriti rappresentati da alberi e piante. In misura minoritaria erano presenti anche Ebrei e i Cristiani.
Una pista carovaniera molto importante era quella che collegava lo Yemen a Gaza, passando per Makkah (La Mecca), un centro che divenne nel V secolo la maggiore città dell’Arabia; soprattutto grazie alla sua posizione geografica, all’abbondanza di sorgenti e alla capacità dei capi tribù dei Quraish. Questi ultimi fecero della città un centro commerciale religioso, riunendo tutte le tribù degli Arabi della Kaaba, santuario a forma di cubo (il quale si riteneva costruito da Abramo, figlio di Ismaele) per custodirvi la pietra nera (un meteorite) donata dall’arcangelo Gabriele. Qui nacque Maometto tra il 569 e il 571.
La nascita dell’Islam
La famiglia di Maometto, il nonno, aveva il compito di fornire acqua ai pellegrini dalla sorgente Zemzem (fatta sorgere da Allah per dissetare Agar e suo figlio Ismaele). Rimasto orfano in tenera età, venne cresciuto da uno zio e sposò una ricca vedova che gli permise di dedicarsi alla riflessione religiosa. All’età di quarant’anni gli apparve in una grotta l’arcangelo Gabriele, annunciandogli di essere l’appostolo di Allah. Puntava a riconoscere Allah come unico dio e di fare sottomissione: Islam, atto di sottomissione a Dio.
Maometto lasciò di nascosto La Mecca, dopo un viaggio avventuroso, raggiunse la città della famiglia materna che cambiò il nome in Medina. Questa fuga venne considerata dai suoi seguaci come l’inizio di una nuova era, la quale venne fatta iniziare il primo giorno del mese dell’anno che a loro corrisponde al 16 luglio 622; il calendario musulmano è basato sull’anno lunare, undici giorni più corto rispetto a quello solare, per cui i mesi non hanno una corrispondenza fissa rispetto al calendario gregoriano.
La parola di Maometto ebbe successo soltanto con gli Arabi politeisti, gli Ebrei, invece, che all’inizio lo avevano accolto bene, videro nel suo messaggio religioso il richiamo ad Abramo, andandosi ad allontanare. Quando Maometto sostituì La Mecca a Gerusalemme si ebbe il punto di non ritorno, proclamando che l’unica fede era quella che Dio aveva rivelato attraverso di lui, istituendo il ramadan in ricordo della rivelazione.