Monnalisa, celeberrimo dipinto del genio Leonardo Da Vinci, dietro il suo ormai famosissimo ed enigmatico sorriso, nasconde ben più di un segreto.
Da sempre studiata a tutto tondo, sulla Monnalisa sono fiorite centina di teorie che di volta in volta hanno indagato vari aspetti della sua essenza e possiamo senz’altro affermare che sia il dipinto più scandagliato della storia dell’arte.
A volte le conclusioni stilate hanno lasciato più di qualche dubbio e perplessità ma il fascino di Monnalisa ne è sempre uscito inalterato, semmai rinforzato.
Il mistero di cui ti voglio far partecipe oggi non riguarda alcuna fantasiosa teoria ma voglio portarti indietro nel tempo di 110 anni, esattamente al 20 agosto 1911, una domenica, quando, il caldo torrido doveva essere forse simile a quello di questi giorni ma di diverso accadde qualcosa che era destinato a rimanere per sempre scritto nella storia, così come il mistero che da allora lo avvolge.
La vicenda ebbe inizio al Museo del Louvre, e si svolse in varie fasi nei due anni che seguirono.
Nel lunedì di chiusura del museo parigino, dopo un’iniziale incertezza dovuta al fatto che erroneamente si pensò ad uno spostamento per consentire di fare degli scatti fotografici, fu scoperto che la Monnalisa era scomparsa.
Qualcuno, con inenarrabile maestria aveva osato sfidare le rigide misure di sicurezza del Louvre, riuscendo a sottrarre il famoso dipinto.
Si scoprì due anni dopo che l’autore del furto era stato un semplice decoratore, Vincenzo Peruggia di origini italiane, emigrato a Parigi in cerca di fortuna e assunto, proprio da una ditta a cui venivano commissionati lavori per il famoso museo.
I fatti per come andarono sono stati ampiamente ripresi nel corso degli anni. Sono stati scritti libri e realizzati film con tanto di approfondimenti ma ancora qualcosa sfugge, facendo piombare la vicenda, a tratti e a distanza di anni, nel mistero più fitto.
Si disse, anche per ammissione dello stesso autore che la Monalisa fu trafugata per un forte intento patriottico avvertito dal Peruggia durante il suo lavoro di decoratore nel museo de Louvre, motivazione di fatto accettata fin dall’immediatezza degli eventi.
Quello che rimane avvolto nel mistero è dove sia stata la tela della Monnalisa, privata all’atto del furto della sua cornice per consentire un trasporto più agevole sotto la giacca.
Come prevedibile, all’epoca la gendarmeria francese, sebbene con ritardo, mosse i primi passi alla ricerca della Monnalisa passando al setaccio tutti i lavoratori del museo, non lasciandone indietro nessuno tanto che la casa, umile e piccola, del Peruggia fu anche perquisita con esito negativo.
Dove fosse stata messa la tela raffigurante la Monnalisa durante quella perquisizione è certamente un mistero che più tardi il Peruggia non mancò di spiegare, indicando uno spazio sotto l’unico tavolo presente nell’alloggio.
Se questa versione rispondesse alla verità non lo sappiamo ancora tutt’oggi ma supponiamo che per motivi di opportunità si sia soprasseduto ad approfondire oltre il dovuto.
La Monnalisa sotto i piedi di tutti per due anni in Val Veddasca
Nel paese d’origine di Vincenzo Peruggia, Dumenza, fino a pochi decenni fa, si potevano incontrare persone che erano presenti all’epoca dei fatti e sentirli spergiurare che la tela della Monnalisa era stata custodita per circa due anni nella locanda del paese, gestita dai fratelli Lancellotti.
Tutto venne a galla quando, Vincenzo Peruggia, fino a quel momento impeccabile Lupin, tentò forse un po’ troppo maldestramente di vendere la tela ad un antiquario di Firenze per permetterne poi l’acquisizione da parte degli Uffizi.
Quando tutto venne alla luce del sole, a Parigi tutti tirarono un sospiro di sollievo anche perché come detto nessuno si sentì di calcare troppo la mano su come fosse stato possibile che un decoratore tutto solo, privo di indole criminale come ebbe modo più tardi di dire lo psichiatra che lo esaminò, avesse potuto farsi beffa di tutti.
Grazie ai rapporti di buon vicinato che all’epoca erano più che cordiali tra noi i e confinanti francesi, si decise che la Monnalisa dovesse tornare nel luogo d’origine e di contro la direzione del museo parigino accordò alle autorità italiane un lungo periodo per poter esporre la Monnalisa nel suo territorio natio.
Si narra però che a Parigi non tornò mai l’originale e c’è chi ancora oggi passeggiando nelle trattorie della Val Veddasca abbia la velata percezione di passeggiare sopra la preziosa tela.
Intrigante e a tratti improbabile mistero come però era parimenti improbabile che qualcuno potesse trafugare la preziosa Monnalisa dal Louvre.
Forse forse quel sorriso tanto enigmatico della Gioconda si riferisce proprio al suo inaspettato soggiorno sulle alpi lombarde durante la fuitina del 1911.
Ci sarebbe da chiederglielo ma come risposta non avremmo che un sorriso e dei più belli al mondo.