Ci sono artisti che sembrano usciti direttamente da una leggenda. Dante Gabriel Rossetti era uno di loro. Pittore, poeta, sognatore irrequieto, spirito romantico fino all’ossessione. Morì il 12 maggio 1882, lasciando dietro di sé un mondo fatto di donne eteree, simboli nascosti e versi che sembrano dipinti.
Eppure, per capirlo davvero, non basta guardare i suoi quadri. Bisogna anche leggerlo. E sentirlo.
Un nome, un destino?

Sì, Rossetti si chiamava proprio Dante Gabriel, e non per caso. Era figlio di Gabriele Rossetti, poeta e critico italiano emigrato in Inghilterra, grande studioso di Dante Alighieri. Quel nome era un’eredità culturale, ma anche un peso.
Cresciuto tra libri antichi, rivoluzionari politici e riferimenti danteschi, Rossetti non fu mai un artista “leggero”. Ogni sua opera sembra scavare tra simboli, sogni, religione e sensualità. Con uno sguardo sempre sospeso tra il Medioevo e il desiderio.
I Preraffaelliti e la ricerca della bellezza perduta
Nel 1848, Rossetti fondò con alcuni amici – tra cui William Holman Hunt e John Everett Millais – la Confraternita Preraffaellita. Il loro obiettivo? Ribellarsi all’arte accademica, considerata rigida, superficiale, sterile.
Volevano tornare a una pittura “pura”, sincera, ispirata ai maestri italiani prima di Raffaello. Da qui il nome. Colori brillanti, dettagli minuziosi, simbolismo spirituale ed erotico insieme.
E Rossetti divenne il più visionario di tutti. I suoi ritratti femminili – languidi, misteriosi, intensi – sembrano icone moderne, capaci di parlarci anche oggi.
Tra poesia e tragedia
Ma Rossetti era anche poeta. E i suoi versi raccontano gli stessi mondi sospesi che vediamo nei suoi quadri. Figure mitologiche, amori idealizzati, malinconie senza tempo.
La sua vita privata fu segnata da tragedie e tormenti. La moglie, Elizabeth Siddal, musa e artista, morì prematuramente. Lui, disperato, seppellì con lei il manoscritto delle sue poesie. Salvo poi dissotterrarlo anni dopo, quando decise di pubblicarle.
Un gesto estremo, discutibile, ma perfettamente in linea con il suo spirito romantico e inquieto.
Rossetti oggi
Guardare oggi un quadro di Rossetti – come Beata Beatrix, Proserpine o La Ghirlandata – è come sfogliare un sogno ad alta definizione. Le sue donne non sorridono: sembrano attendere qualcosa. O qualcuno.
E il fatto che l’arte contemporanea, la moda, il cinema continuino a citarlo (spesso senza nemmeno accorgersene) dimostra che quel mondo sospeso tra simbolo e desiderio non è mai sparito.
Rossetti sognava in versi e dipingeva come si scrive una poesia. Forse è per questo che, ancora oggi, i suoi quadri ci ipnotizzano. Perché non li guardi: li ascolti.
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