Una scelta che unisce l’arte mediorientale contemporanea e la visione globale: Nabil Nahas sarà il protagonista del Padiglione Libanese alla 61ª Biennale.
La notizia è ufficiale: Nabil Nahas è stato selezionato per rappresentare il Libano alla 61ª Biennale d’Arte di Venezia, in programma nel 2026. L’annuncio è arrivato dalla galleria Lawrie Shabibi di Dubai, che da anni promuove il lavoro dell’artista a livello internazionale.
A curare il padiglione sarà Nada Ghandour, mentre la commissione organizzatrice è affidata alla Lebanese Visual Art Association (LVAA). Una combinazione che promette una presenza forte, meditata e profondamente radicata nella complessità del contesto libanese.
Chi è Nabil Nahas?
Classe 1949, nato a Beirut e formatosi tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente, Nabil Nahas è uno degli artisti libanesi più riconosciuti a livello internazionale. La sua opera è un’esplorazione visiva che fonde forme naturali, geometrie complesse e texture vibranti, in bilico tra astrazione e riferimenti alla cultura islamica.
Celebre per i suoi lavori materici che richiamano coralli, stelle marine e architetture vegetali, Nahas trasforma il colore in esperienza fisica, creando superfici che non si limitano a essere guardate: chiedono di essere sentite.
Esposto al Beirut Art Center, al Mathaf di Doha e al Metropolitan Museum di New York, l’artista si muove da anni tra mondi e geografie diverse, mantenendo un legame forte con il Libano, pur lavorando in buona parte da New York.
Un ritorno simbolico per il Libano alla Biennale

La partecipazione alla Biennale di Venezia 2026 rappresenta un momento di rilancio per la scena artistica libanese, segnata negli ultimi anni da crisi politiche, economiche e sociali profonde.
Il Padiglione, affidato a una figura come Nahas, sarà un’occasione per raccontare il Libano al di fuori delle retoriche emergenziali, attraverso un linguaggio artistico che abbraccia complessità, bellezza e resistenza. Non è una scelta nostalgica, ma un atto di fiducia verso un artista capace di parlare al mondo senza perdere radici e memoria.
La curatrice Nada Ghandour, figura di rilievo nel panorama curatoriale arabo, ha dichiarato l’intenzione di costruire un progetto che non sia solo espositivo, ma anche riflessione collettiva su identità e trasformazione.
Altre notizie dall’arte: la Hepworth da salvare e il Whitney che si ferma
La selezione di Nahas arriva in una settimana particolarmente intensa per il mondo dell’arte.
Da Londra, il British Museum e la charity Art Fund hanno lanciato un appello pubblico per salvare la scultura di Barbara Hepworth Sculpture with Colour (Oval Form). L’opera, venduta all’asta a un acquirente estero, è sotto divieto temporaneo di esportazione. Serve raccogliere 3,8 milioni di sterline entro il 27 agosto per tenerla nel Regno Unito e garantirne l’accessibilità al pubblico. Una sfida non solo economica, ma culturale.
Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, fa discutere la decisione del Whitney Museum di sospendere il suo programma di studio indipendente. Si tratta di uno dei percorsi formativi più prestigiosi per curatori e artisti emergenti negli Stati Uniti, attivo fin dal 1968. La sospensione, motivata da ristrutturazioni istituzionali, ha sollevato numerose critiche, soprattutto per l’impatto su una nuova generazione di pratiche artistiche interdisciplinari.
Una scena globale in movimento
Che si tratti di una scultura da salvare, di un programma formativo da difendere o di un artista che torna a rappresentare il proprio Paese, la scena dell’arte contemporanea si conferma un ecosistema dinamico e contraddittorio, fatto di scelte simboliche, pressioni economiche e desideri di futuro.
La scelta di Nabil Nahas per il Libano alla Biennale di Venezia 2026 è una di quelle notizie che non parlano solo di arte, ma di posizionamento, visione e coraggio. In un tempo in cui i padiglioni nazionali possono diventare vetrine o luoghi di resistenza, questa selezione si muove chiaramente verso la seconda opzione.
E tu? Conoscevi già il lavoro di Nabil Nahas? Ti incuriosisce la sua visione artistica per raccontare il Libano contemporaneo? Parliamone insieme nei commenti o su Instagram.