Palazzo Zurla de Paoli a Crema ospiterà dal 7 maggio al 5 giugno 2021 la mostra intitolata Arata. Nature morte, dedicata al pittore Francesco Arata.
Palazzo Zurla De Poli è il luogo ideale per accogliere la mostra, perché permette un dialogo tra le opere di Francesco Arata e una serie di affreschi situati nelle sale adiacenti che confermano il legame tra la famiglia De Poli e l’autore.
Francesco Arata, la vita e la carriera artistica
Francesco Arata nasce a Castellone nel 1890, frequenta gli studi superiori a Soresina per poi iscriversi alla Scuola Superiore d’Arte Applicata all’Industria di Milano presso il Castello Sforzesco. Allievo meritevole sarà abilitato come professore all’insegnamento del disegno nelle Scuole Tecniche e Normali.
Nel 1913 si iscrive all’Accademia di Brera, dove rimarrà ad insegnare presso la Scuola degli Artefici fino al 1916. Fu proprio a Brera che ebbe modo di conoscere e avere come maestro Cesare Tallone – artista geniale per essenzialità e modernità dei suoi paesaggi.
Questi sono anni di formazione per Francesco Arata, in cui rinforza il suo bagaglio tecnico consolidando tecniche quali il disegno, l’incisione, l’acquarello e le scenografie. Lavorò come aiuto scenografo al Teatro alla Scala, segnando profondamente la sua vita.
Le avanguardie e il Futurismo – che dominano in Italia e in Europa – convincono sempre di più Arata a dedicarsi completamente alla pittura. Assimila e riflette sulle sue opere l’esperienza di Casorati, Morandi, Oppo che conosce frequenta nell’ambiente milanese.
Arata si distacca da quanto appreso durante gli anni in Accademia e inizia a produrre opere che gli consentono di partecipare a mostre espositive di grande rilievo, pur mantenendo una forte indipendenza stilistica.
Le nature morte di Arata raccontano dei cambiamenti di cui si è reso protagonista. Dai richiami alla concezione geometrica della realtà di Cézanne e, successivamente, dei cubisti, ai contatti con il gruppo Novecento, al realismo magico e chiarismo degli ultimi anni. C’è molto della lezione di Cézanne nella serie di composizioni pittoriche.
Gli anni ’30 costituiscono un periodo molto fortunato per Arata, perché si intensifica la sua partecipazione alle mostre nazionali come alla XVII Esposizione Biennale Internazionale di Venezia del 1930, o alla prima Quadriennale di Arte Nazionale di Roma del 1931.
Il ritorno nella sua città natale Castellone vede il moltiplicarsi di pittura di vedute della campagna, numerosi ritratti alle dame di Crema e Cremona, ma soprattutto il più fecondo per le nature morte.
Il genere della natura morta approda in Lombardia nel Cinquecento grazie alla presenza di Lorenzo Lotto, Arcimboldo e Caravaggio. Questo tema si traduce in una manifestazione dello stato d’animo, dove viene raccontato il piacere della vita al riparo del passare delle stagioni ed anche il senso della sua caducità.
Rappresentare le nature morte significa per Arata rappresentare i soggetti in tutte le sue variazioni, prestare attenzione ad ogni mutazione e pulsazione, arricchendo la tela con la cacciagione, i frutti, le tovaglie, le ciotole, le brocche. Una pittura ricca di messaggi allegorici in cui ogni elemento ha un preciso e profondo significato.
Francesco Arata – Arata. Nature morte
Le nature morte esposte raccontano di una crescita, narrano i molteplici cambiamenti avvenuti nella pittura e nella tavolozza di Arata nel corso della sua lunga carriera – spiega Stefania Agosti.
Le tele si susseguono una dopo l’altra lanciando chiari segnali e stimoli a chi li osserva. Troviamo una natura morta con della cacciagione delicatamente posata su una tovaglia a quadri, caratterizzata da una tavolozza di colori alquanto scura.
Ho fortemente desiderato ospitare una mostra di Arata, in omaggio al legame che intercorse tra la mia famiglia e il Maestro e rendendo concreta la profonda stima che nutriamo per le sue opere, che ho ammirato fin da bambina e tra le quali sono cresciuta – queste le parole di Matilde De Poli, responsabile degli eventi culturali di Palazzo Zurla De Poli.