I Musei di Vienna non stanno più al gioco del web e lanciando l’account su OnlyFans protestando contro “chi” dà visibilità mondiale alle opere divulgandone alcune ma bocciandone altre considerate “pornografie”. L’arte nudista non può essere considerata “pornografia” e opere di artisti famosi quali Modigliani o Schiele, vengono sempre diffuse meno perché non “accettate dai canoni delle piattaforme social”.
Per questo motivo per poter continuare a divulgare liberamente le opere d’arte con soggetti corpi umani in stato di nudità, i Musei di Vienna in segno di protesta hanno aperto un account sulla piattaforma OnlyFans, un social network che permette le rappresentazioni di nudità al sicuro dalla minaccia di censura come, invece, non avviene su altri social.
I nudi artistici esposti su OnlyFans
Social network come Facebook ed Instagram e Twitter nonostante siano molto utilizzati e di grande aiuto per la visibilità degli artisti, musei e gallerie d’arte, hanno delle regole di pubblicazione molto rigide tanto da non far riconoscere al sistema la vera “pornografia” dal nudo artistico.
Questo “atteggiamento”, purtroppo, penalizza artisti noti dei quali non possono essere ricordate e divulgate le loro opere, parliamo ad esempio di Egon Schiele, Richard Gerstl, Koloman Moser e Amedeo Modigliani, ecc.
Molte immagini di componimenti artistici sono state respinte da codesti social network e sono ora esposte su OnlyFans con la mostra “Vienna strips on OnlyFans”. La portavoce dei Musei di Vienna Helena Hartlauer ha dichiarato che è stato impossibile realizzare una promozione della mostra ideata sul web, perché tutte queste opere, nonostante appartengano ad artisti del calibro di Modigliani o Schiele, per citarne due, sono state giudicate “potenzialmente pornografiche” e quindi censurate.
Dato che ai musei contenenti opere di soggetti denudati è stato vietato più volte la promozione web di una mostra museale limitandone la fruizione artistica e la conoscenza, per non lasciare nel dimenticatoio tali artisti, i musei di Vienna hanno sentito la necessità di trovare un’altra via di divulgazione.
“Naturalmente si può lavorare senza, ma queste opere sono cruciali e importanti per Vienna – quando si pensa all’autoritratto di Schiele del 1910, è una delle opere più iconiche. Se non possono essere utilizzati su uno strumento di comunicazione forte come i social media, è ingiusto e frustrante. Ecco perché abbiamo pensato [a OnlyFans]: finalmente, un modo per mostrare queste cose”. -Helena Hartlauer
Opere che sono state censurate sui social network
Per far capire realmente il problema della censura artistica, così come si apprende dal The Guardian, come prima opera possiamo citare La Venere di Willendorf, la statuetta di 25.000 anni fa che simboleggia la fertilità, la procreazione, raffigurante un fisico femminile steatopigo, pubblicata su Facebook dal Naturhistorisches Museum di Vienna, dove è esposta, che è stata censurata e perciò ritenuta un’immagine non consona, un’immagine che può incorrere nella pornografia.
Altra opera censurata su Instagram è un dipinto di Peter Paul Rubens del Kunsthistorisches Museum: è stato cancellato perchè violava gli standard della piattaforma sulla pubblicazione di foto di nudo anche per quelle che sono “di natura artistica o creativa”. Ora c’è da considerare che su Instagram gira davvero di tutto per quanto riguarda la pubblicazione di foto allettanti e ci sono anche account creati appositamente…perché questi non vengono bloccati?
Ma continuiamo, su Twitter l’account del Museo Albertina è stato chiuso perché promuoveva l’operato del fotografo giapponese Nobuyoshi Araki il quale in una foto, ad esempio, mostrava un seno femminile oscurato con filtri fotografici.
Ed è da riportare un’altra vicenda accaduta che ha come protagonista Egon Schiele. Si conosce benissimo l’operato di Schiele soprattutto i suoi nudi, simbolo del rapporto difficile con il sesso femminile, espressionista viennese noto per la sua rappresentazione del disagio. Il Leopold Museum fu un altro museo che lottò per poter mostrare le opere dell’espressionista che sono dei beni artistici importanti, ma che nonostante ciò sono stati rifiutati dalle regole pubblicitarie di vari stati come Stati Uniti, Regno Unito e Germania.
Perciò il Leopold Museum riuscì ugualmente a creare la mostra di Egon Schiele pubblicando striscioni con le opere dell’artista che coprivano le parti di nudità ma in segno di protesta con la scritta “SORRY, 100 years old but still daring today” “Mi dispiace – 100 anni ma ancora troppo audace oggi.”, seguito dall’hashtag #ToArtItsFreedom.
E sempre il Leopold Museum si è visto respingere da Facebook un breve video pubblicato, per celebrare il 20° anniversario del museo, con le opere di Liebespaar di Koloman Moser perché “potenzialmente pornografico”. E allora che si fa? Non si divulgano più opere d’arte famose, beni artistici essenziali per la conoscenza e fruizione, per non cercare di imbattersi nelle rigide regole dei social network che invece “accettano” la pubblicazione di foto realmente pornografiche che non si sa perché non vengono scovate.
Assolutamente no! E OnlyFans così casca proprio a pennello.
OnlyFans promuove “Vienna strips on OnlyFans”
OnlyFans è un sito web fondato nel 2016 che durante la situazione pandemica del 2020 ha spopolato raggiungendo numeri alti di iscritti soprattutto grazie ai contenuti per adulti che il sito permette di far pubblicare, ma OnlyFans non è solo questo, ci sono anche contenuti di altri generi come fitness, chef, musicisti.
Nato inizialmente come sito web più permissivo per la pubblicazione dei contenuti adulti sotto pagamento di quota associativa, OnlyFans nel tempo si è evoluto ed è proprio per questo motivo che i nudi artistici dei Musei di Vienna sono finiti sulla piattaforma con la mostra Vienna strips on OnlyFans, perché non censurabili, perché non contiene una politica restrittiva sulla pubblicazione dei contenuti anche se non dovrebbero essere censurati da nessuna piattaforma in quanto dipinti, forma d’arte, espressione artistica di artisti noti.
La nuova campagna, che tra l’altro ha riscontrato problemi nella promozione di tale mostra proprio da parte dei social network citati prima, è nata non solo per permettere la divulgazione dell’arte senza censure e restrizioni e quindi per la fruizione di tali opere, ma per far essere consapevoli tutti gli utenti sulla politica dei social tanto amati e soprattutto tutti gli artisti contemporanei che hanno protestato contro gli algoritmi dei social con l’hashtag #FixTheAlgorithm.
“Questa nostra iniziativa di marketing non è la soluzione definitiva per questo rapporto problematico tra il mondo dell’arte e i social media, ma vogliamo difendere i nostri valori e le nostre convinzioni. Vienna è sempre stata famosa per essere di mentalità aperta.”- Helena Hartlauer