Il fascino della ribellione e dell’anticonformismo, questo è quello che vede chi conosce la figura di Paolina Borghese, che ha avuto l’ardire di posare nuda per lo scultore Antonio Canova. A Possagno, in provincia di Treviso, il 19 marzo è stata inaugurata una mostra interamente dedicata alla storia dell’opera, valorizzando il percorso compiuto da Antonio Canova. Si riparte da Paolina Borghese come Venere vincitrice, perché rappresenta il bisogno di salvaguardare l’intero patrimonio artistico.
La mostra dedicata a Paolina Borghese di Canova, simbolo di ripartenza e di tutela del patrimonio artistico
Presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, dal 19 marzo al 30 maggio 2021, è allestita la mostra Paolina. Storia di un Capolavoro. Questa iniziativa inaugura le celebrazioni propedeutiche agli anniversari canoviani del 2022, anno in cui infatti ricorrerà il bicentenario della morte di Antonio Canova (Possano, 1757 – Roma, 1822), uno dei più grandi artisti di tutte le epoche e che proprio nel piccolo paese del trevigiano è nato nel 1757.
Questa mostra è l’occasione ideale per ripercorrere la storia dell’opera, valorizzando il percorso compiuto da Canova per giungere alla realizzazione del capolavoro definitivo, nelle scelte stilistiche e compositive, focalizzando l’interesse sui lavori grafici, pittorici e plastici che hanno preceduto l’opera stessa, ripercorrere le vicende storiche del modello in gesso che appartiene al nostro patrimonio susseguitesi nel corso del tempo, dalla sua genesi ai giorni nostri e infine aprire un confronto sul tema del restauro del gesso.
La mostra – ha dichiarato Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova e curatrice della mostra – è stata pensata poco tempo dopo il danneggiamento subìto dal capolavoro canoviano, occorso lo scorso luglio. Oltre a voler celebrare l’opera e la conclusione dei lavori di restauro, l’intento è di far riflettere sulla necessità di salvaguardare l’intero patrimonio artistico, memoria storica di ogni civiltà. Questa è la prima mostra organizzata dal museo dopo un periodo di difficoltà legato alla pandemia ed intende inaugurare il ricco programma legato alle celebrazioni dei duecento anni della morte di Canova.
La curatrice, partendo da alcune opere che già fanno parte del patrimonio di Possagno, valorizza il percorso compiuto da Canova per la realizzazione delle sue più celebri ed importanti opere. Queste opere sono esposte in maniera permanente nelle sale espositive di Casa Canova, ed evidenziano gli studi dell’artista che confluirono nelle scelte finali adottate per la realizzazione di Paolina Borghese come Venere vincitrice.
Significative le testimonianze delle tempere come Danzatrici e Ninfe con amorini e Muse, o di lavori plastici come la Ebe e le tre Danzatrici, le famose Teste Ideali e alcuni busti femminili della famiglia Bonaparte, cui si aggiungono alcuni dipinti a olio realizzati dal Canova in età giovanile, la Venere con Fauno e Venere con specchio, di tradizione veneziana cinquecentesca, nei quali il corpo femminile giaceva comodamente sdraiato su un fianco, anche questi conservati ed esposti permanentemente presso il Museo di Possagno.
Nella seconda parte del progetto, che tratta le vicende storiche del gesso canoviano, si vuole raccontare attraverso preziosi documenti d’archivio appartenenti al patrimonio possagnese, il trasporto via mare del gesso dal porto di Civitavecchia prima a Venezia, attraverso l’uso di casse di legno, e poi fino a Possagno tramite dei carri trainati da buoi, per essere successivamente esposto, a partire dal 1836, nella Gypsotheca edificata per volontà di Giovanni Battista Sartori su progetto dell’architetto veneziano Francesco Lazzari.
Saranno inoltre esposti i primi cataloghi della Gypsotheca, che testimoniano l’allestimento originario, e alcuni volumi storici contenenti interessanti passi attinenti all’opera. Verranno testimoniati anche gli accadimenti della Grande Guerra, durante i quali l’opera in questione venne duramente oltraggiata, e documentati dalla campagna fotografica condotta in quegli anni da Stefano e Siro Serafin.
In questa sezione verranno esposti altri gessi pesantemente danneggiati durante l’evento bellico, come la Najade, la Ebe, la Venere che esce dal bagno, Danzatrice col dito al mento e una Testa ideale: queste opere, oltre a essere una significativa testimonianza dei danni subìti dalla realtà museale durante la Prima Guerra Mondiale, fungeranno da leva per la riflessione sul rapporto danneggiamento/restauro, tema particolarmente sentito e attuale. La mostra si domanda anche quale sia il modo migliore: se il restauro conservativo o quello integrativo. Mentre queste opere non sono state restaurate, il gesso di Paolina nel 2003 venne integrato grazie all’ausilio delle moderne tecnologie applicate ai beni culturali.
L’analisi si chiuderà con i recenti fatti di cronaca, durante i quali il gesso è stato nuovamente danneggiato da un visitatore durante una visita al museo mentre si stava facendo fotografare sdraiato sull’opera. Una nostra redattrice, Alessandra Ornaghi, ha messo per iscritto i propri pensieri in merito ai diversi oltraggi che i visitatori hanno compiuto recentemente. Alessandra si è soffermata sia sull’atto del turista austriaco che voleva scattare una foto goliardica, che su una turista che è salita sul tetto delle Terme Centrali di Pompei.
A integrazione ed accompagnamento del percorso di visita, sarà realizzato un catalogo cartaceo in cui verranno inseriti diversi saggi pertinenti alla mostra. In particolare, si tratterà del percorso creativo dell’opera, si narrerà la storia del modello in gesso e si svilupperà una nuova lettura storica della famosa, quanto contrastata, figura di Paolina Bonaparte.
Durante il periodo di apertura della mostra si terranno degli incontri in streaming in cui saranno sviluppate le tematiche analizzate nel catalogo, dando la possibilità ai vari relatori di focalizzarsi sui loro temi di ricerca. E successivamente si organizzeranno delle giornate di lavoro che avranno come tema il restauro.
La chiusura delle luminose stanze della Gypsotheca – ha dichiarato Vittorio Sgarbi, presidente del cda della Fondazione Canova – hanno generato una malinconia tale da far rimpiangere i caldi giorni d’estate in cui un goffo turista austriaco ruppe le dita di Paolina, scambiando la scultura per un divanetto: noi e tutto il mondo vedemmo quello spettacolo ridicolo nella registrazione delle telecamere.
Quel terribile errore, che l’uomo senza eleganza e senza fascino (al contrario dell’opera) credeva non fosse stato visto, fece parlare per giorni di Canova, persino aumentando il flusso di visitatori al Museo. Un atto riprovevole ma non fatale, perché nella storia del gesso di Paolina vi sono numerosi interventi di restauro, alcuni dei quali poi rimossi per riportare l’opera a nudo. Anche in questo l’idea che deve prevalere è quella in Canova domina e che è perfezione, ordine e armonia: l’opposto del frammento, secondo la visione dell’Artista che con la statua aveva inteso sottrarre al tempo e trasferire nel mito il corpo minuto di Paolina, con una sensibilità agli archetipi classici.
Per tutte le informazioni potete visitare il sito ufficiale del Museo Gypsotheca Antonio Canova.
Paolina Borghese. Profilo di una donna e dettaglio dell’opera
Chiunque abbia visto la scultura in marmo o la copia in gesso, sicuramente sarà rimasto affascinato dalla maestria di Antonio Canova che ha scolpito con delicata minuziosità ogni piccolo dettaglio di Paolina Borghese. Ma chi è Paolina Borghese?
Maria Paola Bonaparte, conosciuta come Paolina Bonaparte o Paolina Borghese (Ajaccio, 20 ottobre 1780 – Firenze, 9 giugno 1825), è stata una principessa italiana, sorella minore dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte. Il suo fascino conquistò il cuore del generale Victor Emanuel Leclerc, amico di Napoleone, che sposò nel 1797 di cui rimase vedova nel 1802.
Donna anticonformista ed amante del lusso e dello sfarzo, Paolina decise di farsi ritrarre da Antonio Canova, nel 1805, per una sua scultura, la celeberrima Paolina Borghese come Venere vincitrice.
Il nome Borghese lo acquisì dopo le seconde nozze con il principe romano, Camillo Borghese, fervente napoleonico e amante della Francia. I due si sposarono a meno di un anno dalla morte del primo marito di Paolina, cosa che diede molto fastidio a Napoleone.
Paolina e il principe, assieme al figlio avuto dal primo matrimonio, Dermide, si trasferirono nelle residenze romane dei Borghese e la sposa, in quanto signora assoluta di Palazzo Borghese, si dedicò alle feste e allo sfarzo che tanto amava e all’infedeltà. Si pensa siano all’incirca una trentina gli amanti che ebbe nei venti anni di matrimonio con Camillo Borghese il quale, all’inizio, assistette senza reagire ai tradimenti della moglie.
Il fratello la richiamò più volte all’ordine, invitandola ad adattarsi alla vita capitolina, e minacciando di lasciarla sola qualora avesse abbandonato il marito e fosse tornata a Parigi senza di lui. L’indole di Paolina Borghese non era tuttavia certo di quelle abituate a obbedire, e la principessa si recò spesso a Parigi, assistendo tra l’altro all’incoronazione di Napoleone il 2 dicembre 1804.
L’opera. Antonio Canova raffigura Paolina nelle sembianze di una Venere vincitrice. La donna, infatti, nella mano sinistra regge una mela che evoca la vittoria di Afrodite nel giudizio di Paride: quest’ultimo, nella mitologia greca, doveva scegliere a chi tra le dee Era, Atena ed Afrodite assegnare un pomo d’oro con sopra inciso «Alla più bella», e Paride lo concesse proprio alla dea dell’amore.
Paolina Bonaparte Borghese è distesa seminuda con il busto sollevato. La mano destra della giovane donna è poggiata sul bracciolo dell’agrippina mentre nella mano sinistra stringe una mela. Paolina presenta il busto nudo e la parte inferiore del corpo coperta da un telo che ricade in morbide pieghe.
A commissionare il ritratto di Paolina subito dopo le nozze fu il secondo marito Camillo Borghese, che voleva celebrare la bellezza divina della giovane moglie. Camillo Borghese chiese ad Antonio Canova di rappresentarla come Venere, perchè si riteneva che la famiglia Borghese discendesse direttamente da Enea, che come sappiamo, secondo il mito, discende da Venere.
L’opera va ammirata non solo frontalmente, ma vi consiglio di girare intorno alla scultura e non perdere nessun dettaglio.