A Firenze, la Florence Biennale ha assegnato a Patricia Urquiola il premio alla carriera Leonardo da Vinci. Il riconoscimento celebra una figura che ha saputo unire ricerca, arte e tecnologia, proprio come il genio rinascimentale a cui è dedicato. La designer spagnola, formatasi tra Madrid e Milano, ha accolto il premio come un invito a continuare a sperimentare e a osservare il mondo con curiosità.
Il riconoscimento della Florence Biennale
La cerimonia si è svolta alla Fortezza da Basso, cuore dell’evento internazionale dedicato all’arte e al design contemporaneo. Il premio Leonardo da Vinci viene assegnato a personalità che si distinguono per innovazione e capacità di coniugare estetica e funzionalità.
Patricia Urquiola ha spiegato che ricevere un premio intitolato a Leonardo rappresenta un momento simbolico nella sua carriera. Per lei significa riconoscere l’importanza del dialogo tra discipline, dalla scienza alla progettazione, dalla tecnica all’emozione. Le sue parole sono state chiare: “Leonardo da Vinci rappresenta l’unione tra arte, scienza e invenzione, ciò che considero il cuore del design.”
Un’affermazione che sintetizza l’essenza del suo percorso professionale, fatto di continua contaminazione tra saperi e materiali.

L’eredità di Leonardo nel pensiero di Urquiola
Urquiola vede nel design un linguaggio capace di unire creatività e metodo scientifico. Come Leonardo, studia la materia e la trasforma in qualcosa di vivo. La sua ricerca non si limita all’estetica ma include la sostenibilità e la responsabilità ambientale.
Il premio alla carriera è quindi anche un riconoscimento a un approccio etico e innovativo, che si esprime in ogni progetto. La designer promuove l’idea di un design che generi connessioni tra persone, luoghi e risorse.
Transitions, la mostra che racconta il suo metodo creativo
Alla Florence Biennale Patricia Urquiola ha presentato Transitions, una mostra che esplora la sua filosofia progettuale. Allestita alla Fortezza da Basso e visitabile fino al 26 ottobre, l’esposizione raccoglie oggetti e arredi che rappresentano le tappe di un percorso di ricerca costante.
Ogni pezzo racconta un’idea e una sperimentazione. Non si tratta solo di design industriale, ma di un modo di pensare il progetto come processo evolutivo. I materiali diventano protagonisti: metallo, vetro, fibra, resine vegetali. Tutto dialoga con la luce e lo spazio.
La mostra dimostra come il design possa superare il concetto di prodotto e farsi linguaggio. Urquiola porta in scena l’intero ciclo creativo, dalla concezione alla realizzazione, passando per la scelta dei materiali e l’attenzione all’impatto ambientale.
I progetti per Cassina e l’attenzione alla sostenibilità
Tra i pezzi esposti spicca la poltrona Mon-Cloud, progettata per Cassina. È composta da uno scheletro metallico rivestito da un’imbottitura in fibra di poliestere riciclato. Un oggetto che sintetizza il suo modo di coniugare comfort, estetica e rispetto per l’ambiente.
Urquiola collabora con Cassina dal 2015 come art director e ha confermato di essere al lavoro su una nuova serie di progetti dedicati al centenario dell’azienda, che cadrà nel 2027. I dettagli non sono stati svelati, ma l’obiettivo è raccontare l’evoluzione del marchio e la sua capacità di innovare mantenendo viva la tradizione artigianale.
Accanto a Mon-Cloud, nella mostra si trovano altri esempi di design sostenibile. Gruuvelot, realizzato per Moroso, è un sistema modulare con rivestimento a stampa a base d’acqua che riduce il consumo idrico del 90% e le emissioni di gas serra dell’80%. Un risultato che dimostra come il design possa avere un ruolo concreto nella riduzione dell’impatto ambientale.
Un altro pezzo significativo è Vieques, una vasca che richiama le antiche tinozze in metallo smaltato. E poi Babar, tavolo per Glas Italia in vetro 100% riciclato ottenuto da graniglia di vetro e resine vegetali. Tutti esempi di come l’attenzione alla materia si traduca in innovazione reale.
Materiali, ricerca e futuro del design secondo Urquiola
Il lavoro di Patricia Urquiola riflette un modo di intendere il design come forma di conoscenza. Non progetta solo oggetti, ma processi. Ogni progetto nasce da una domanda: come rendere sostenibile ciò che è bello e utile?
Il suo metodo è basato sulla sperimentazione e sulla collaborazione. Lavora con aziende, ingegneri e artigiani per creare oggetti che abbiano un senso nella vita quotidiana. È un approccio che valorizza la relazione tra industria e creatività, fra ricerca tecnologica e cultura umanistica.
Nelle sue parole, il design è “un modo di osservare il mondo con occhi curiosi”. Una visione che l’ha portata a costruire un linguaggio riconoscibile, capace di superare le mode.
Dalla formazione ai progetti futuri
Nata a Oviedo, Urquiola si è formata al Politecnico di Madrid e poi a Milano, dove si è laureata con Achille Castiglioni. Da allora ha collaborato con i più importanti marchi internazionali e ha ricevuto numerosi premi. Ma il suo punto di forza resta la coerenza con cui unisce estetica e responsabilità.
Il premio Leonardo da Vinci sottolinea proprio questa capacità di sintesi. La Florence Biennale l’ha scelta per la sua visione interdisciplinare, capace di interpretare la complessità del mondo contemporaneo.
Guardando al futuro, Urquiola continuerà a lavorare su progetti che integrano materiali rigenerati e nuove tecniche produttive. Con Cassina sta sviluppando collezioni che celebreranno i 100 anni del brand attraverso un racconto visivo e sensoriale.
Il suo percorso dimostra che il design non è solo forma ma cultura, un modo di costruire connessioni tra idee, tecnologia e persone.
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