Peste nera, mai nome ha attraversato secoli di storia con la stessa intensità, poichè flagello e terrore di ogni popolo.
Plutarco fissa a diecimila il numero delle vittime fino a quel momento mietute dalla Peste nera, un numero destinato a moltiplicarsi poi nel corso dei secoli successivi quando il terribile morbo ebbe modo di arrivare quasi ad estinguere interi paesi.
E altrettanto da sempre, attraverso testimonianze storiche e letterarie, si ha contezza che l’uomo ha cercato di risalire, ad ogni ritorno della peste nera, ad una plausibile spiegazione sulle sue origini e su chi poi ne era veicolo, più o meno consapevole, della propagazione del contagio.
E’ di questi giorni però la sensazionale notizia di una scoperta inattesa che svelerebbe proprio l’origine della peste nera che in particolare sconvolse il medioevo, arrivando a ridurne drasticamente la popolazione tutta.
Tutto parte dall’attività archeologica degli ultimi anni del XIX secolo, quando una spedizione di studiosi russi riportò alla luce ben due cimiteri medievali, nei pressi del lago Issyk-Kul nell’odierno Kirghizistan.
Dalle tombe emersero piccoli tesori quali monete e ornamenti di ogni genere che sembravano provenire dalle latitudini più remote, dall’Eurasia e lungo tutta la via della Seta che attraversava proprio quella regione.
Fin da subito gli archeologi notarono un numero insolitamente elevato di lapidi risalenti al 1338 e al 1339, a cui però non seppero dare una risposta precisa o quantomeno non si sentirono di formulare nessuna ipotesi.
Successivamente grazie ad una fattiva collaborazione tra studiosi, condotto cioè simultaneamente da storici, archeologi e genetisti, e pubblicato di recente su Nature, ha riferito che dall’analisi dei denti dei cadaveri sepolti nel cimitero ritrovato, hanno scoperto il DNA di Yersinia pestis, la peste nera.
Hai capito bene, si tratta proprio del famigerato batterio che causò la pandemia mortale di peste bubbonica nota come Morte Nera, che devastò l’Europa e successivamente l’Asia un decennio dopo.
Una delle iscrizioni rinvenute sulla tomba recita così:
Nell’anno 1649, l’anno della tigre. Questa è la tomba del credente Sanmaq. Morì di pestilenza
Facendo due conti possiamo certamente affermare che si trattava dell’anno 1338 ma, all’epoca, era il calendario gregoriano ad essere il più usato nella maggior parte del mondo.
L’esegesi del testo, nell’ultima parola sulla lapide inoltre causato una grande confusione tra gli storici.
La peste nera. Un ritorno sia pur virtuale che mette in disaccordo gli studiosi
Pestilenza potrebbe infatti riferirsi alla peste, ma la pandemia che uccise tra i 50 e i 200 milioni di persone non scoppiò ufficialmente fino al 1347. In quell’anno fu segnalata per la prima volta nelle città portuali del Mar Nero, a Costantinopoli, Marsiglia e Barcellona. Si sa molto della peste nera: quali batteri l’hanno causata, come le pulci dei ratti infetti l’hanno trasmessa agli esseri umani.
Lo stesso ceppo ha causato diverse epidemie negli ultimi 500 anni e, come succede oggi, anche all’ora arrivò dall’Asia. Ma il punto di origine preciso è stato finora oggetto di un intenso dibattito tra gli storici.
Anche l’università di Pisa ha contribuito al nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature sulla localizzazione dell’origine della seconda pandemia di peste, la cosiddetta peste nera, che durante il Medioevo è dilagata in Europa per sei anni, tra il 1347 e il 1353, facendo milioni di vittime e decimando del 50% la popolazione europea.
La peste nera, argomento antico ma così vicino a noi che negli ultimi due anni abbiamo provato sulla nostra pelle cosa vuol dire pandemia e certamente in un contesto evolutivo decisamente più favorevole rispetto ad una dimensione medievale.