Dal prossimo 8 settembre, Piero Manzoni sarà protagonista di una grande mostra al Magazzino Italian Art, il museo fondato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu a Cold Spring, nella valle dell’Hudson. Un’occasione che riporta negli Stati Uniti una delle figure più radicali e provocatorie dell’arte italiana del Novecento.
Due ambienti visionari del 1961
Il cuore dell’esposizione sarà rappresentato da due stanze immersive a grandezza naturale, concepite da Manzoni nel 1961: la Stanza Pelosa e la Stanza Fosforescente. Si tratta di ambienti che incarnano alla perfezione la sua ricerca sulla percezione, sul corpo e sull’esperienza diretta dell’arte. Opere che anticipano per molti aspetti le installazioni contemporanee e che oggi ritornano a far parlare di sé grazie alla generosità della Fondazione Piero Manzoni e di Hauser & Wirth, che hanno deciso di donarle al museo.
Piero Manzoni: Total Space

La mostra, intitolata “Piero Manzoni: Total Space”, è curata da Nicola Lucchi, direttore della Didattica e del Centro di Ricerca del Magazzino. Accanto agli ambienti saranno esposte altre opere provenienti da collezioni americane, a testimonianza di quanto il nome di Manzoni abbia inciso anche fuori dall’Italia. L’esposizione resterà aperta fino al 23 marzo 2026, offrendo tempo sufficiente per diventare uno degli appuntamenti più rilevanti della stagione newyorkese.
Un ponte tra Italia e Stati Uniti
Con questo dono, Magazzino Italian Art consolida il suo ruolo di punto di riferimento per l’arte italiana del dopoguerra negli Stati Uniti. «Siamo grati alla Fondazione Manzoni e a Hauser & Wirth per aver affidato questo importante dono a Magazzino – hanno dichiarato Nancy Olnick e Giorgio Spanu –. Qui potrà dialogare con la vasta collezione di Arte Povera del museo, rafforzando la missione di conoscenza, conservazione e divulgazione che da sempre ci guida».
Un artista oltre i limiti
Piero Manzoni (1933-1963) rimane uno dei grandi innovatori del Novecento. Con opere come le Achromes, la celebre Merda d’artista o i Corpi d’aria, ha messo in discussione la stessa definizione di opera d’arte, aprendo nuove strade per le generazioni successive. La presenza delle sue stanze immersive a New York non è soltanto un evento espositivo, ma il riconoscimento internazionale di una ricerca che ancora oggi continua a dividere e a stimolare riflessioni.
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