Pompei torna a fregiarsi di un piccolissimo reperto trafugato dal sito archeologico partenopeo, tra i più famosi ed importanti al mondo, ben cinquant’anni fa.
Il visitatore improvvisatosi ladro o viceversa il ladro calatosi nei panni del visitatore ha restituito il maltolto in modo anonimo, inviando il reperto alla direzione museale degli scavi di Pompei per posta.
Un piccolo pezzettino di Pompei che torna a casa, una goccia nel mare commenterebbero i più ma decisamente da accogliere come un buon auspicio ed in effetti nel comunicato stampa che la direzione del sito ha fatto, sembra che settimanalmente ricevano restituzioni del genere.
L’anonimo pacchetto, presentava, fanno sapere, al suo interno, il reperto, in che stato di conservazione e con che danni riportati lo stabiliranno gli esperti e un piccolo biglietto rigorosamente in stampatello nel quale, il ladro pentito, ha argomentato in breve la restituzione.
Il biglietto riportava queste parole:
Cinquant’anni fa ho asportato da un edificio questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate
Brutto gesto iniziale ma il ravvedimento ha comunque un che di perbene che accontenta un po’ tutti e fa tanto storia a lieto fine.
Meglio sarebbe stato metterci, come si suol dire, la faccia ma evidentemente il peso di tanti anni di silenzio non è stato poi così moralmente devastante ma ci accontentiamo.
Ben venga comunque il ravvedimento che giustamente si è guadagnato visibilità nei telegiornali e su qualche quotidiano.
Si spera che l’esposizione mediatica della restituzione del reperto trafugato a Pompei, scuota altre anime non proprio candide e porti alla restituzione delle migliaia di opere d’arte scomparse nel nulla.
Una piaga che nei secoli ha devastato intere aree archeologiche Pompei un triste esempio per tutte
La penisola italiana così ricca di testimonianze artistiche ed archeologiche da sempre è stata terreno fertile per i cosiddetti tombaroli, personale specializzato per fare un lavoretto pulito e il più delle volte su commissione.
Ecco che anni più tardi direzioni museali di indubbia caratura sono state costrette a comunicati stampa, tra l’imbarazzato ed il costernato, nei quali davano notizia della dubbia provenienza di pezzi di gran pregio esposti nelle loro teche e provenienti da compravendite di poca limpidezza, portate chissà perché sempre avanti dal direttore di turno ormai andato in pensione o peggio passato a miglior vita.
Non ultimo, il vero e proprio scempio perpetrato ai danni delle necropoli etrusche, letteralmente saccheggiate, la cui notizia dei trafugamenti è a volte giunta assai tardivamente, per poi poter tentare un approccio investigativo efficace.
Molto però in tal senso è stato fatto e tutt’ora viene portato avanti ma il mare degli oggetti d’arte rubati è purtroppo vasto.
A Pompei non si è trattato che di una bravata forse ma che avrà prodotto purtroppo qualche danno all’oggetto trafugato e ai luoghi da cui è stato sottratto.
Ed infine al ladro, si ladro perché le cose vanno chiamate con il loro nome, vorrei magari dire che al tardivo ripensamento, sul quale ha voluto meditare per ben cinquant’anni, ha aggiunto male a malanno.
La restituzione del reperto trafugato a Pompei, attraverso una spedizione postale, ha ulteriormente messo l’oggetto in serio pericolo di eventuale ulteriore danneggiamento o peggio ancora smarrimento.
Siamo sicuri che per Lui non ci sarà certo una prossima volta, pensando che la voce della sua coscienza gli sia bastata ma vorrei sollecitare quanti, sull’onda dell’emozione che questo fatto suscita, volessero emularlo, di farlo con le dovute cautele ed accorgimenti così da non arrecare ulteriori danni optando per una restituzione brevi manu.
Se qualche furbetto invece stesse pensando a procurarsi un souvenir non convenzionale, ricordo ma ritengo non ce ne sia bisogno che cinquant’anni fa il sito archeologico di Pompei, non era protetto come oggi dalla rete di telecamere ed altri accorgimenti atti a scongiurare simili nefandezze.