Caro iCrewer, non è passato molto tempo da quando abbiamo parlato degli ultimi ritrovati archeologici legati alla città di Pompei. Ieri, è stata resa nota la notizia di una nuova scoperta. Nella Villa di Civita Giuliana è stata riportata alla luce la stanza degli schiavi completamente intatta. Vediamo insieme cosa è riemerso e quali informazioni emergono da questa nuova scoperta archeologica.
La stanza degli schiavi: una scoperta eccezionale!
Ancora ambienti emergono negli scavi del parco archeologico di Pompei nella villa a Civita Giuliana, area suburbana a Nord della città antica spazzata via dall’eruzione del 79 d.C. indagata dal 2017.
In questa villa, nel quartiere servile, è stato ritrovato già un carro cerimoniale intatto con fregi in argento e bronzo, un unicum dell’archeologia, e una stalla con i resti di 3 equini, di uno dei quali è stato possibile realizzare il calco.
Ora gli archeologi hanno riportato alla luce una stanza destinata agli schiavi che lavoravano nella villa, che offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi, grazie allo stato di conservazione eccezionale dell’ambiente e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite che ha coperto le strutture antiche.
Questa scoperta porta ad apprendere lo stato in cui viveva una classe molto spesso dimenticata o sottovalutata, gli schiavi. Proviamo ad entrare nella stanza degli schiavi e scopriamo insieme cosa hanno portato alla luce gli archeologi.
A pochi passi dal luogo in cui il prezioso veicolo fu parcheggiato e non lontano dalla vicina stalla scavata nel 2018, ora emerge uno degli alloggi modesti degli addetti che si occupavano del lavoro quotidiano in una villa romana, inclusa la manutenzione e la preparazione del carro.
Nella stanza degli schiavi, dove sono state trovate tre brandine in legno, infatti, è stata rinvenuta una cassa lignea contenente oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Inoltre, appoggiato su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco.
I letti sono composti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assembrate a seconda dell’altezza di chi li usava. Mentre due hanno una lunghezza pari a 1,70 m circa, un letto misura appena 1,40 m per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino.
La rete dei letti è formata da corde di cui le impronte sono parzialmente leggibili nella cinerite e al di sopra delle quali furono messi coperte in tessuto, anch’esse conservate come cavità nel terreno e restituite attraverso il metodo dei calchi.
Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare possedimenti privati, brocche in ceramica e il “vaso da notte.” L’ambiente era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni parietali.
Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una piccola famiglia come lascerebbe intuire la brandina a misura di bambino, l’ambiente serviva come ripostiglio, come dimostrano otto anfore stipate negli angoli lascati appositamente liberi per tal scopo.
Franceschini: Pompei è un modello di studio unico al mondo
Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici. È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica.
Queste sono state le parole del Direttore Generale, Gabriel Zuchtriegel. Il Ministro Dario Franceschini ha ribadito l’importanza del sito archeologico di Pompei e l’immenso valore dell’equipe che lavora costantemente, provando i nuovi strumenti tecnologici che supportano l’attività di ricerca.
Pompei è la prova che quando l’Italia crede in sé stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie. Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo.
Nunzio Fragliasso, Procuratore capo, in merito alla scoperta della stanza degli schiavi ha dichiarato:
L’ulteriore significativo ritrovamento negli scavi di Civita Giuliana è l’ennesima conferma della sinergia tra la Direzione del Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e della efficacia del protocollo d’intesa stipulato tra le suddette Istituzioni, che, con il prezioso apporto dell’Arma dei Carabinieri, ha portato, da un lato, alla condanna in primo grado degli autori degli scavi abusivi di Civita Giuliana e, dall’altro, al rinvenimento di beni archeologici di eccezionale rilevanza. In attuazione del suddetto protocollo continueranno le attività investigative e di ricerca sia presso gli scavi di Civita Giuliana che presso altri siti di scavi archeologici abusivi ricadenti nel territorio di Pompei.
Chissà cos’altro si nasconde alle pendici del Vesuvio? Ma potremmo porci questa domanda guardando all’Italia intera. Un vero e proprio museo a cielo aperto, perché ovunque guardiamo, nel nostro Bel Paese leggiamo pagine di storia.
Sono stata sia a Pompei che ad Ercolano, ma voglio assolutamente tornare. Grazie di aver parlato di una città antica che amo molto.