Hai mai ascoltato la pioggia? No, davvero. Senza musica, senza distrazioni. Solo lei.
Quando piove le gocce cadono, rimbalzano, si infilano nei suoni del mondo come piccole frasi spezzate. È un linguaggio che conosciamo da sempre. Intimo, familiare. E anche gli artisti lo conoscono.
Perché la pioggia, nell’arte, non è solo sfondo. È voce, presenza, ritmo. A volte addio. A volte inizio.
Una pioggia da dipingere

Cominciamo da Monet, e da quella serie infinita di paesaggi bagnati. Acque grigie, cieli lattiginosi, riflessi incerti. In molti dei suoi quadri, la pioggia non si vede… ma la senti. È nell’atmosfera, nei colori che si sciolgono, nei contorni che tremano.
Oppure guarda Caillebotte: il suo celebre Rue de Paris, temps de pluie sembra quasi una fotografia. Ombrelli, silenzi, passi veloci su selciati lucidi. C’è tutto. Anche la solitudine.
E i giapponesi?
Lì la pioggia è un’ossessione visiva. Le stampe di Hiroshige raccontano piogge diagonali, fitte, quasi taglienti. La città sfuma. I contadini si piegano. Ma il mondo continua, in silenzio. Con dignità.
La pioggia nei versi
Anche la poesia, ovviamente, si è innamorata della pioggia.
Giuseppe Ungaretti scriveva:
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.”
Ma quelle foglie, spesso, cadevano nella pioggia.
Eugenio Montale, nella sua Liguria interiore, ne faceva una voce dell’anima:
“La pioggia nel pineto, con la sua voce muta le cose e le persone.”
Chi legge quei versi… la sente davvero, quella pioggia.
E poi ci sono i cantautori. Fabrizio De André e Lucio Dalla, per esempio, che alla pioggia hanno dato malinconia, ma anche speranza. Piove sui ricordi, ma anche sui germogli.
Pioggia come gesto artistico
C’è chi ha provato a usarla davvero. Come Olafur Eliasson, che ha creato installazioni in cui si può camminare sotto la pioggia al chiuso. Oppure Random International, con la Rain Room: piove ovunque, tranne dove cammini tu. Un gioco? Forse. Ma anche una riflessione: che rapporto abbiamo con la natura? Con il caso? Con la presenza?
Anche i fotografi amano la pioggia. Perché trasforma ogni scena in qualcos’altro. I vetri appannati, le pozzanghere, le gocce sui visi… ogni foto sotto la pioggia ha una nostalgia tutta sua.
E poi c’è il tuo sguardo
Quando piove, tendiamo a chiuderci. Ombrelli, giacche, corse veloci. Ma se ti fermi un attimo, se ascolti, se guardi… l’arte è lì.
Nel riflesso di una finestra. In un vecchio muro che si scurisce. In una foglia che si piega.
L’arte è ovunque piova uno sguardo attento.
E tu, che pioggia hai dentro?
È leggera? È fitta? È calda come un temporale estivo?
Hai mai visto un’opera che ti ha fatto venire voglia di restare sotto la pioggia, invece che scappare?
Raccontacelo. Oppure mandalo a qualcuno che ama i giorni grigi tanto quanto i cieli limpidi.
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